Filippo Tortu ha chiuso al settimo posto con il suo miglior tempo stagionale la finale dei 100 metri dei Mondiali di Doha, ragalando all'Italia una giornata storica, a 32 anni dall'ultima volta. Medaglia d'oro per lo statunitense Coleman, secondo Gatlin, terzo De Grasse
Come da pronostico. La gara regina dell’atletica se l’aggiudica il favorito Christian Coleman, il più veloce ma ultimamente il più discusso. Il riferimento al presunto caso dei tre controlli antidoping saltati per aver sbagliato ad aggiornare la reperibilità. Gli è andata di lusso, complice un cavillo burocratico, il caso è stato archiviato ma resta l’ombra delle illazioni. In corsia quattro il 23enne di Atlanta si alza dai blocchi mettendo in moto la sua proverbiale potenza e forse pure la rabbia di dover subire, appunto, certe battutine. E’ la sua prima medaglia d’oro mondiale, fa il paio con quella iridata indoor conquistata nei 60 metri del 2018. Coleman ai Mondiali del 2017 fu argento dietro a Gatlin ma davanti al fenomeno Usain Bolt, bronzo alla sua ultima recita. L’americano vorrebbe essere eletto l’erede del Fulmine ma la verità è che Bolt sarà insostituibile per sempre. Forse qui a Doha abbiamo assistito al canto del cigno di Justin Gatlin. Forse. Perché è difficile scalzare un 37 enne che corre in 9”89. La patente di “ex dopato” non se la scrollerà mai di dosso ma questo è un altro discorso. Sul gradino più basso del podio si accomoda Andre De Grasse (9”90) per un ritorno che rincuora chi ama l’atletica. Il talentuoso 25enne canadese era già avviato verso una strepitosa carriera, argento nei 200 e bronzo nei 100 a Rio 2016 prima di strapparsi il bicipite femorale. Ci ha messo molto a tornare, più del previsto, ha dovuto scacciare qualche fantasma nella testa ma adesso ce l’ha fatta. Niente da dire, è un bel podio mondiale.
Tortu riscrive la storia
E soprattutto è una gran bella finale per Filippo Tortu che all'interno del Khalifa Stadium vedere trasformare il suo sogno in realtà. Il 21 enne brianzolo chiude in 10"07, gran bella prestazione, la sua migliore in questo 2019 tormentato da infortuni e stop imprevisti. "Sono molto orgoglioso di aver fatto il mio primato stagionale qui. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto scendere ancora sotto i 10 secondi e un po' mi scoccia chiudere la stagione senza averlo fatto. Ma il crono di oggi è la conferma dell’ottimo lavoro realizzato insieme al mio staff, dal mio allenatore (ndr il padre Salvino) ai fisioterapisti e a tutti coloro che mi seguono anche al di fuori della pista. E’ il mio gruppo, a volte io faccio fatica a esternare i miei sentimenti, oggi voglio che sappiano quanto sono importanti per me, io ho una fiducia enorme in tutti loro".
Il flash-back di Filippo
Torniamo indietro agli Europei di un anno fa. C’è un ventenne italiano che disputa la finale continentale con il ruolo di favorito, sulle ali dell’entusiasmo del record italiano sotto il muro dei 10 secondi (9"99). Tortu sotto il cielo di Berlino chiude quinto, con le orecchie basse: "E’ la mia prima batosta importante, ma non facciamo drammi. Gli altri sono una spanna sopra di me, io cerco di fare il mio perché in gara sono da solo. Proverò a prenderli". Et voilà, guardati adesso dove ti trovi Pippo, tra gli otto più forti. Il più giovane dei finalisti qui a Doha 2019. "Nell'ultimo anno ho lavorato come un matto per essere qui a vivere questa serata stupenda, me la sono proprio goduta. Dopo le batterie ero deluso ma sapevo di poter fare molto meglio. In semifinale con quel 10”11 ho fatto la gara migliore della mia vita dal punto di vista mentale, ho battuto tutti quelli che erano stati davanti negli ultimi mesi", confessa con la gioia negli occhi. "Mi fa effetto aver rappresentato l’Italia e sentirmi tra i migliori sette del mondo. Non voglio passare per presuntuoso ma concedetemelo, è un dato oggettivo".
Madre natura ha dotato Tortu di fibre da velocista, lui ci ha messo di suo una testa non comune, capace di farsi scivolare qualsiasi pressione o interferenza esterna. Un binomio lui e Salvino, il papà allenatore che non si stanca mai di studiare nuove metodologie di allenamento, preciso e maniacale quanto leggero quando si tratta di sorridere. Un trio Filippo, Salvino e Giacomo, il fratello maggiore che lo segue come un’ombra, protettivo, confidente e pure manager. Una famiglia, con mamma Paola e le immancabili due nonne che a Filippo hanno trasmesso contemporaneamente l’amore per la Brianza e per la Sardegna. Un settimo posto mondiale da cui ripartire, con lo sguardo rivolo a Tokyo 2020. "Non mi monto la testa, tranquilli. Devo fare quello che ho sempre fatto, un passo alla volta. E poi i miei Mondiali non sono finiti". Appunto- A Doha il 21enne tesserato per le Fiamme Gialle ha ancora nel mirino la 4x100 da qualificare per le Olimpiadi. E' una staffetta che vale, può far molto bene. Tortu ci tiene tantissimo perché è un campione solista che ama essere un uomo squadra tra risate, calciomercato o partite a scopone scientifico. Bisogna risollevare l’umore di Marcell Jacobs, escluso dalla finale (10”20 in semifinale), insieme a Fausto Desalu e Davide Manenti c'è un Mondiale, già storico, da rendere indimenticabile.