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Atletica, Coleman salta un altro controllo antidoping: rischia squalifica di due anni

il caso
©Getty

Il campione mondiale in carica dei 100 metri, temporaneamente sospeso dalle competizioni per aver saltato gli ultimi controlli antidoping, ha pubblicato la foto di una lettera sul proprio account di Twitter, nella quale si difende. Lo sprinter statunitense ribadisce di non "essere stato avvisato" in vista del test e che dunque "si era allontanato da casa per fare shopping in un vicino centro commerciale, trovandosi a pochi minuti da casa"

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Ha raccolto l'eredità della leggenda Usain Bolt e ora rischia di sperperarla a soli 24 anni. Christian Coleman, l'uomo più veloce del mondo, è a rischio squalifica per una vicenda di mancati controlli antidoping che fa e farà discutere.

Il velocista statunitense, campione mondiale in carica dei 100 metri a Doha l'anno scorso e detentore del record iridato dei 60 metri indoor, è stato intanto sospeso in via precauzionale, ma potrebbe essere sanzionato con uno stop di due anni. Coleman non era a casa il 9 dicembre 2019, quando gli ispettori dell'AIU, l'Agenzia antidoping di World Athletics, bussarono alla sua porta. Secondo il rapporto compilato dagli emissari dell'organismo mondiale, quel giorno Coleman "non risultava nella propria dimora" di Lexington, nel Kentucky, per essere sottoposto a un test antidoping.

 

Lo sprinter a stelle a strisce sostiene tuttavia che quel giorno si trovava in un centro commerciale poco distante da casa, per comprare dei regali di Natale, e di non essere stato avvertito al telefono della presenza degli ispettori, che avrebbe potuto - a suo dire - raggiungere in pochi minuti. L'organismo, intanto, ha "sospeso temporaneamente dalla partecipazione a qualsiasi competizione o attività", Coleman che, sull'account di Twitter - come memoria difensiva - ha pubblicato una lettera nella quale ribadisce di non "essere stato avvisato" in vista del test e che "si era allontanato da casa per fare shopping in un vicino centro commerciale".

 

Altre accuse, tuttavia, gravano su di lui: Coleman, infatti, non si sarebbe sottoposto ad altri due test prima di quel 9 dicembre 2019, risultando assente il 16 gennaio e il 26 aprile 2019. A settembre, poi, lo statunitense aveva vinto la finale dei 100 metri, a Doha. Se non giustificate, le tre 'assenze' vengono ritenute 'reato di doping', fino ad arrivare alla sospensione come se risultasse positivo. "Mi hanno controllato diverse volte dopo e anche durante la quarantena - scrive Coleman -. Ma, ovviamente, a nessuno importa. E non importa anche il fatto che non ho mai fatto uso di sostanze vietate".