Spagna, il senzatetto star di Twitter grazie all'amore per l'atletica

la storia
Lia Capizzi

Lia Capizzi

L’incredibile storia di Joaquín Carmona che vive per strada a Madrid ma ha un amore smisurato per lo sport. Nessuno lo conosce ma su Twitter è seguitissimo, un punto di riferimento per gli appassionati di atletica. Per tre mesi, durante il lockdown, il suo account è stranamente rimasto muto, facendo preoccupare i tanti follower. Il mistero e la sua identità sono ora svelati: non ha trovato una connessione wi-fi…

CORONAVIRUS, GLI AGGIORNAMENTI LIVE

Una storia drammatica, aspra, con però un retrogusto di enorme dolcezza. Joaquín Carmona ha un amore sconfinato per l’atletica leggera. In Spagna è diventato un “nome” anche se nessuno ne conosce il volto. Negli ultimi 10 anni, da quando ha aperto un profilo su Twitter, molti appassionati spagnoli (ma non solo) si sono spesso chiesti: ma chi è questo Carmona che twitta in questo modo meraviglioso?

 

Perché i migliori tweet di atletica sono i suoi, li posta quasi con cadenza giornaliera: informazioni, risultati, aneddoti, storie del passato. Il suo account (@jokin4318) è un pozzo di conoscenza e passione per l’atletica. Ha un suo seguito di 20mila follower destinato ad aumentare. Proprio loro, che adorano tutto ciò che lui twitta, hanno iniziato a preoccuparsi. Dall’inizio del lockdown a Madrid l’account di Carmona è muto, niente più aggiornamenti. Strano. Non è che gli è successo qualcosa? Qualcuno sa per caso se abbia contratto il Covid-19? È morto? Le domande rimbalzano tra un tweet e l’altro, diventano un passaparola che coinvolge lettori ma anche campioni iberici.

 

Adesso si scopre la verità. E pure l’identità. Carmona è un senzatetto. Ha scritto l’ultimo tweet il 15 marzo dalla stazione di Atocha mentre la polizia gli ordinava di chiudere il computer e andarsene alla svelta a poche ore dall’inizio del lockdown. Da allora non ha più trovato un posto dove poter mettere in carica il suo laptop o collegarsi alla rete internet. La sua base di riferimento è una biblioteca dove ogni giorno si reca, per leggere e soprattutto per sfruttare il wi-fi. A causa della quarantena nella capitale spagnola la biblioteca è rimasta però chiusa. Ecco perché Joaquín non ha più potuto twittare.

 

C’entra la caparbia di un ottimo giornalista e scrittore di Madrid, Alfredo Varona, dietro la risoluzione di questo mistero. È lui che riesce a scoprire dove vive Carmona. Lo trova in un parco di Madrid: piedi scalzi, un cartone come materasso, un computer portatile e tre libri che ha preso in prestito dalla biblioteca prima della chiusura forzata. Ah, il suo computer è senza connessione ma non è un computer rubato. È la domanda che spesso gli fanno i poliziotti quando si avvicinano per un controllo di sicurezza, stupiti nel vedere un barbone che scrive al computer. “Un momento, fatemi finire, sto twittando di atletica”, la replica di Joaquín.

 

L’uomo che vive per strada ha 46 anni e proviene da Zamudio, un comune spagnolo di 3.012 abitanti nella comunità autonoma dei Paesi Baschi. Una infanzia difficile, un padre alcolizzato e una madre invalida di cui occuparsi, accudendola e facendo la spesa. A 19 anni, rimasto orfano, Carmona approda a Madrid in cerca di fortuna o quantomeno di una vita più tranquilla di quella sino ad allora sperimentata. Trova alloggio in stanze d’affitto, distribuisce volantini pubblicitari, riesce ad aprire pure un chiosco di gelati. Poi la situazione precipita e si ritrova senza un tetto, si rifiuta di andare in un ostello, teme di incontrare personaggi poco raccomandabili, preferisce vivere all’aperto rovistando tra i rifiuti alla ricerca di qualcosa di commestibile con cui sfamarsi. Alla narrazione manca un particolare dall’enorme valore. A 19 anni, già a Madrid, Cardona resta affascinato davanti alla tv che trasmette i Mondiali di atletica di Helsinki (1983). Segue con stupore la vittoria negli 800 metri della cecoslovacca Jarmila Kratotchilova che appena due settimane prima nella stessa distanza aveva stabilito -  a Monaco di Baviera - l’incredibile record del mondo (1’53”28) che resiste tutt’ora, il primato più longevo dell’atletica.

 

Scatta la scintilla, nasce un amore folle che resiste anche nella nuova vita da senzatetto. Ecco l’idea di aprire un account Twitter corredato da una semplice didascalia: informazioni di atletica. Il computer portatile è l’ultimo acquisto fatto prima di diventare un clochard, lo custodisce come un gioiellino. Quando riesce a connetterlo alla rete Joaquín diventa lo storyteller più avvincente di corse, salti, prove multiple e maratone.

 

Ora che la sua identità è stata scoperta, si sente imbarazzato. E’ un uomo profondamente dignitoso, riservato, rifugge il pietismo, non chiede aiuto. Certo, c’è una cosa che gli piacerebbe tanto fare: “Vorrei tornare a twittare. Ma non posso…”.

 

Quella di Joaquín Carmona è una vita cruda, un uomo messo KO dal destino, ma è anche una storia che trasuda amore per lo sport. I tre volumi che ha preso in prestito dalla biblioteca, fedeli compagni durante il lockdown sotto il cielo di Madrid, sono libri sportivi: “Correre” di Jean Echenoz, “La storia della San Silvestre Vallecana” (la gara di 10 Km con più partecipanti della Spagna, si corre il 31 dicembre) e “L’altro modo di correre” di Antonio Serrano e Alfredo Varona. Si, quest’ultimo è proprio il giornalista che è riuscito a scoprire e raccontare la vita segreta di Carmona. Volutamente non ha svelato però il nome del Parco pubblico dove vive Joaquín, una delicatezza protettiva.

 

La grande comunità dell’atletica iberica nelle ultime ore si è interrogata sulla rete: come possiamo aiutare Joaquin senza offendere la sua dignità, senza tradire la sua volontà di riservatezza? E’ stato deciso di organizzare una unica raccolta fondi tramite il sito “La bolsa del corredor.com” (account Twitter: @Bolsacorredor”). Carmona è apparso in un video di 28 secondi, impacciato, quasi stordito da tanto affetto, ha ringraziato tutti, timidamente. Non ha ancora compreso che la sua storia farà presto il giro del mondo, potenza del web e del suo tanto amato Twitter.

 

Egregio Lord Sebastian Coe, ci rivolgiamo a lei che è a capo della Federazione Mondiale di Atletica Leggera (World Athletics), non sarebbe grandioso se Joaquín Carmona potesse avere anche il suo sostegno?