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Tamberi al Festival di Trento: "Ho realizzato sogno, ora mi sento più leggero"

Atletica

Le parole della medaglia d'oro olimpica nel salto in alto al Festival dello Sport di Trento: "Noi e gli azzurri del calcio abbiamo fatto ritrovare il sorriso all'Italia. Un onore aver condiviso il primo posto con Barshim"

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"A Tokyo avevo un solo obiettivo, saltare, non fare errori, però ma non mi ero reso conto di aver vinto l'Olimpiade. Il giudice si è avvicinato, Barshim gli ha chiesto se potevamo avere due ori e io da quel momento non sono più stato nella pelle".

 

Dal palcoscenico del Festival dello Sport di Trento, Gianmarco Tamberi ripercorre il 'film' della sua vittoria condivisa ai Giochi di Tokyo. "Se guardo dal di fuori l'asticella a 2.37 - dice l'olimpionico del salto in alto -  mi sembra quasi impossibile superarla. Se è vero che dopo aver vinto non volevo addormentarmi? Giuro sulle persone che amo che nemmeno ho provato a chiudere occhio, sono rimasto sveglio tutta la notte, nemmeno mi sono appoggiato sul letto perché avevo un'emozione e un'adrenalina incontenibile. Mi ripetevo 'non è possibile, non è possibile', è un sogno', e ancora oggi faccio fatica a realizzare".

 

Infatti Tamberi ancora oggi fa "fatica a raccontarlo, è stata un'emozione talmente grande che non pensavo si potesse provare nella vita, ero l'uomo più felice del mondo. Benedetto quell'infortunio che mi ha consentito di toccare il fondo, le lacrime, il dolore, però mi ha consentito di provare quella gioia che mi ha pervaso, mi ha fatto esplodere il cuore, ero un'altra persona...".

 

"Credo che le vittorie precedenti abbiano aiutato gli altri atleti a riuscire anche loro - dice ancora Tamberi -. C'è stato spirito di emulazione. Tutti siamo rimasti incollati davanti alla tv qualche settimana prima dell'Olimpiade e tutti ci siamo meravigliati, a ogni turno, di vedere l'Italia andare avanti, ti senti anche tu parte di ciò che stanno facendo, sei italiano e fai parte di quella vittoria. Quando qualcuno indossa la maglia dell'Italia ci si sente parte, è stato pazzesco vederli vincere così e un paese rinascere dopo le tante difficoltà della pandemia, è stato il sorriso ritrovato, la speranza di riportare. Sì, quell'Europeo di calcio mi ha dato tanto, ci ho sempre creduto ma vedere che gli altri ci riescono aiuta anche te. E spero che le nostre vittorie, la mia, quella di Marcell, quelle nella marcia e nella staffetta abbiano aiutato qualcuno anche nel lavoro, a credere in qualcosa, è stata un'onda positiva che può aver giovato al paese".

 

E quel gesso messo dopo l'infortunio che ha rischiato di stroncargli la carriera, poi tolto e portato in Giappone che significato ha avuto? "Andare in Giappone senza quel gesso - spiega Tamberi - avrebbe voluto privarmi dello stimolo maggiore. L'ho portato per guardarlo e dire a me stesso 'guarda che hai passato, ora puoi farcela'. Più di ciò che ho fatto negli ultimi cinque anni non potevo fare, la mia vita è stata dedicata, a 360 gradi, a questo obiettivo, era tutto in funzione delle Olimpiadi e quel gesso non poteva non essere con me".

 

La medaglia condivisa con Mutaz Barshim  per Tamberi è stato "un momento pazzesco della storia dello sport, sono fiero di esserne stato protagonista. Sentiamo parlare di razzismo, non integrazione, e questa immagine quella in cui ci diamo la medaglia a vicenda hanno una grande potenza. Mutaz e io siamo amici da undici anni, non potrei nemmeno immaginare un saltatore migliore di lui, una persona vera per la quale l'etica viene prima di tutto, è stato un onore immenso aver condiviso l'oro con lui. Dopo 130 anni il motto olimpico è diventato 'più alto, più veloce più forte'  e 'insieme' per la prima volta: noi abbiamo semplicemente seguito le istruzioni, è stato facile".