Europei indoor, l'Atletica che ha fatto esaltare (anche) gli altri

Impegnata a rispondere alle bizzarre iniziative di Donald Trump, la 'vecchia' Europa si compatta sulle piste di atletica e dimostra ancora la sua competitività. A parte gli 'Azzurri', i campionati continentali indoor hanno esaltato i padroni di casa dell’Olanda, capace di approfittare del fattore campo come spesso accade a chi organizza gli eventi. Ed è stato un peccato vedere qualche sedia vuota nel meraviglioso palazzo di Appeldorn mentre gli Orange raccoglievano sette medaglie d’oro, sei nella sola ultima giornata, davanti a un entusiasta Re Guglielmo Alessandro. A livello individuale due gli atleti che più di ogni altro hanno lasciato il segno: il solito Jakob Ingebrigtsen, mai stanco né di correre né di vincere, e Ditaij Kambundji, ormai non più soltanto la sorella minore di Mujinga. 'Giacobbe il vichingo' ha portato il suo elmo a dominare i 1500 e i 3000, aumentando a sette il numero dei titoli europei indoor e a 25 gli ori totali in un major tra Olimpiadi, Mondiali e campionati continentali, cross compresi. Venticinque, come gli anni che compirà il prossimo 19 settembre, e il dato basta a far capire come il ragazzo di Sandnes ormai lotti più con la storia che con la cronaca. Ha pure imparato le buone maniere, lasciando da parte gli slittamenti di frizione che in passato lo hanno portato ad atteggiamenti che gli avevano alienato le simpatie degli avversari. Ora Jakob è il rispettato numero 1 delle distanze tra i 1500 e i 5000 e la stagione indoor, con il record del miglio e di passaggio quello sulla distanza metrica, lasciano pensare che, in attesa del mondiale di Tokyo, potrebbe progettare l’attacco ai primati assoluti delle due distanze outdoor. Il record europeo l’ha ottenuto invece la svizzera Ditaji Kambundji sui 60 ostacoli, un 7.67 che cancella dopo sedici anni il 7.68 di Susanna Kallur, un tempo che lascia pensare come sulla distanza all’aperto la bernese possa far meglio del 12.40 che gli valse l’argento ai campionati continentali a Roma della scorsa estate. Da Mujinga Kambundji, battuta da Zaynab Dosso sui 60 e incapace di doppiare gli ori di famiglia, ha appreso la straordinaria capacità di dare il meglio quando conta. Adesso Ditaji, dieci anni esatti in meno della sorella, potrà dire la sua anche a livello mondiale: lei e la francese Samba Mayela, assente ad Apeldoorn, sembrano in grado di far tornare in Europa lo scettro degli ostacoli alti. Quello che invece pare aver smarrito la Germania, salvata negli ultimi anni solo dal talento di Malaika Mihambo nel lungo e da qualche acuto individuale, come Yemisi Ogunleye oro nel peso a Parigi. Proprio loro hanno portato due delle tre medaglie tedesche, ma la saltatrice, a 31 anni, ha subìto per la prima volta una sconfitta da Larissa Iapichino nel lungo, e certamente i suoi orizzonti non possono essere eterni. Mentre la lanciatrice, che ai Giochi approfittò della pedana allagata che aveva mandato in tilt le migliori, appare comunque un gradino sotto il vertice della specialità. La terza medaglia, il bronzo nell’eptathlon, è di Till Steinforth, ragazzo però prodotto dal sistema universitario americano . Una povertà di risultati quasi inspiegabile, conoscendo le strutture di cui abbonda il Paese e il magistero tecnico degli allenatori tedeschi. La realtà è che emergere in atletica, sport universale nel senso più pieno del termine, resta difficilissimo, se persino il Lussemburgo vince un bronzo e la Germania si ritrova al 16° posto nel medagliere.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Europei indoor, l'Atletica che ha fatto esaltare (anche) gli altri