Doualla e i "figli di Tokyo"

In copertina finisce lei, Kelly Ann Doualla da Sant’Angelo Lodigiano, due ori agli Europei junior di Tampere a 16 anni ancora da compiere, ma si farebbe un torto a tutti i simpatici monelli azzurri che con le loro imprese si sono issati in cima al medagliere della rassegna finlandese. Gli azzurrini corrono, saltano in pedana e sugli ostacoli, lanciano e cambiano testimoni in modo esemplare nelle staffette, come se i cinque ori dell’Olimpiade di Tokyo avessero cambiato per sempre non solo i risultati, ma l’atteggiamento degli atleti: questi ragazzi vanno in gara senza angoscia, si divertono, vincono o magari perdono, ma sempre con il sorriso, disegnando sempre le giuste dimensioni dello sport e della sfida. Le imprese della Doualla catturano l’occhio perché arrivano nella disciplina più elettrizzante, i 100, e adesso l’augurio è non vederla imprigionata dentro la ridicola prudenza protettiva che questo Paese, non solo nello sport, ha verso i giovani: portarla ai Mondiali di Tokyo dovrebbe essere un imperativo, seguendo una logica tecnica e soprattutto di esperienza personale, perché niente arricchisce un ragazzo come la possibilità di girare il mondo e conoscere persona, in questo caso misurarsi con grandi campioni cui ispirarsi. In Giappone, di certo, ci sarà Erika Saraceni, medaglia d’oro nel triplo con una misura che, lo scorso anno, le avrebbe consentito di entrare nella finale a dodici delle Olimpiadi a Parigi. Intelligenza motoria straordinaria per la milanese, margini che già adesso sono certo superiori al 14.24 con cui ha vinto il titolo a Tampere. Nel triplo è arrivato è arrivato il gradino più alto del podio anche tra i ragazzi, merito di Francesco Crotti, ma nei salti in estensione il nome da segnare è quello di Daniele Inzoli, secondo nel lungo a neanche 17 anni, talento infinito ma anche fragile, condizionato da un infortunio anche in Finlandia: la speranza è che i suoi muscoli di seta vengano lasciati liberi di seguire l’estro senza troppo intervenire con carichi di lavoro che a quelle età sono sempre deleteri. Corre veloce Diego Nappi, che ha festeggiato la maggiore età proprio a Tampere, rinverdendo due tradizioni: quella azzurra vincente sui 200 e quella della Sardegna nello sprint, perché da quella meravigliosa isola da sempre emergono tesori velocissimi, ultimi esempi Patta e Kaddari. Tradizioni importanti ne ha avute l’Italia anche sugli ostacoli e Tampere lo ha confermato con il titolo del bergamasco Matteo Togni, una gamba d’attacco alla barriera da far pensare che non avrà problemi quando si passerà ai 106 centimetri di altezza della categoria assoluta, e con il bronzo di Alessia Succo, 16 anni come la Doualla, capace di non tremare di fronte in finale a fianco di ragazze in qualche caso già vicine ai 20. Quattordici podi in tutto, come mai era accaduto negli oltre 50 anni di esistenza della rassegna continentale junior, sei ori conquistati, più di tutti gli altri paesi, persino dei cinque della Gran Bretagna, la terra che – storicamente - per la nostra atletica è stata un territorio inarrivabile. Lo ha fatto con ragazzi che al tempo dei cinque ori delle Olimpiadi di Tokyo erano, più o meno, alle scuole medie: nella grande staffetta che rappresenta i cicli dello sport hanno dimostrato di non aver paura nel raccogliere e gestire al meglio un testimone davvero pesante.

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Doualla e i "figli di Tokyo"

Nicola Roggero