Le ferite molto gravi sono alla tibia e al perone della gamba destra, lo aspetta una lunga e dolorosa rieducazione. La carriera è l’ultimo dei pensieri, dicono in coro tifosi e colleghi che stanno inondando Tiger di affetto e messaggi. Lo sceriffo di Los Angeles: Woods non sarà accusato del reato di guida pericolosa e imprudente
L'infortuno è serio, molto. A preoccupare maggiormente sono le ossa della tibia e del perone (della gamba destra) perché si sono frantumate in più pezzi. Inoltre le fratture dopo l'incidente risultavano "aperte", il termine tecnico che descrive quando le ossa fuoriescono dalla pelle. Poi ci sono i danni alla caviglia e i traumi ai muscoli della gamba. Tanto basta per dire che la carriera di Tiger sia finita, sentenziano in molti. "Chissenefrega", rispondo in coro i suoi colleghi tra social e interviste televisive. "Non è mica un Superman. L'importante è che Tiger sia vivo", sbotta Rory Mcilroy. La maggior parte non sono coetanei di Tiger, sono molto più giovani. Erano bimbi quando Woods dominava, sono cresciuti nel suo mito, l'uomo che ha cambiato il volto mondiale di uno sport considerato all'epoca d'élite, élite bianca. Tiger l’icona ma pure il Tiger arrogante, snob, presuntuoso, saccente. Rispettato ma molto odiato. Poi sono arrivati gli scandali sessuali, gli abusi di farmaci e sonniferi, l'abisso profondo. E i primi a prendere per mano Tiger sono stati loro, i bambini nel frattempo cresciuti e diventati colleghi come Rory Mcillroy, Justin Thomas, Dustin Johnson. Insieme a loro Tiger è diventato umano, persino umile e sorridente. Si spiegano così i tanti messaggi colmi di affetto vero e non di mera circostanza. Come pure Michael Phelps, il nuotatore più forte di sempre, il più vincente (23 ori olimpici), che fuori dall'acqua ha lottato con l'alcol e la depressione, demoni che qualche volta ritornano e che lui non nasconde, impegnato ad aiutare chi ne ha bisogno. Phelps ha passato ore e ore con Tiger a parlare, lo ha convinto a disintossicarsi dagli antidolorifici e sonniferi di cui abusa perché i dolori alla schiena non gli danno quasi mai tregua. Per diventare il Dio del golf, per dominare e scioccare il mondo con il suo atletismo sui green, Woods ha abusato del suo corpo, lo ha sfinito con sessioni disumane di pesi in palestra. E il corpo gli ha poi presentato il conto, con il doppio gli interessi. Dal 2014 a oggi è stato sottoposto a cinque operazioni alla schiena, l'ultima lo scorso 20 gennaio, la più delicata è stata la fusione spinale nell'aprile del 2017. Ecco perché la vittoria al Masters di Augusta due anni dopo, nel 2019, il suo 15° Major vinto, a distanza di 11 anni dall'ultimo, è stato il ritorno più eclatante della storia dello sport. Negli ultimi 7 anni abbiamo visto molte volte un Tiger gonfio, dolorante, invecchiato di colpo, che ripeteva spesso: vorrei solo poter fare una vita normale con i miei figli (Charlie di 12 anni e la primogenita Sam di 13). Adesso, lo aspetta una rieducazione lunga e dolorosa, ci vorranno dagli 8 ai 12 mesi, salvo complicazioni, per cercare di ritrovare la mobilità dell'arto. Riconquistare la qualità della vita sarà questo il suo prossimo e unico torneo.