Solo 9 mesi fa una giovane promessa del nuoto in lizza per un posto alle Olimpiadi, veniva colpito alla schiena da un proiettile rimanendo paralizzato per una lesione midollare completa. Da quel momento iniziava anche la sua rinascita e la corsa verso nuovi obiettivi. E' la storia di Manuel Bortuzzo, che già ora si accinge a riprendere gli allenamenti guardando alle Paralimpiadi di Tokyo 2020
E’ da poco tornato nella sua città natale, Trieste. Gli hanno voluto dedicare un concerto: "Trieste per Manuel", ne è colpito ed allo stesso tempo lo sente giusto. "Da quello sparo è come se fossi rinato. Faccio tante cose per compensare quello che mi è stato tolto". Manuel Bortuzzo il 2 febbraio scorso vittima di uno scambio di persona, è caduto sotto i colpi sparati dai due assalitori, ora in carcere condannati a 16 anni. Si era trasferito a Roma da Treviso dove viveva (a Trieste ci è solo nato e ci trascorreva le festività) per inseguire il suo sogno, andare alle Olimpiadi di Tokyo, allenarsi con i suoi compagni 'conosciuti', come lui stesso li chiama, Paltrinieri e Detti, perché il nuoto era la sua vita, e lo è ancora.
E’ caduto e, fisicamente parlando, si è alzato solo a metà, una lesione midollare completa lo ha costretto su una sedia a rotelle. Il mezzo gli sta stretto da subito. La volontà di rimettersi in piedi è più forte di tutto. Una risonanza magnetica accurata ha mostrato che non tutto è perduto, almeno sembra, lui ci crede: “Ho reagito immediatamente, forse non sono mai neanche entrato nel mood di quello che mi è accaduto. Non voglio sapere a chi era destinato quel proiettile, mi hanno sparato per uno scambio di persona. Sono cose che non devono accadere, mai. Non ho tempo per pensare a queste cose, voglio solo vivere la mia vita. Ho davvero tanto da fare”.
All’Hotel Armani di Milano, dove lo abbiamo raggiunto per l’intervista si muove come se fosse a casa sua. Nella lounge c’è un pianoforte, gli chiediamo di suonarlo, lui vorrebbe farlo, ma il tempo non c’è per organizzare, a breve ha la presentazione del suo primo libro: 'Rinascere. L'anno in cui ho ricominciato a vincere' (Rizzoli). “Giorgio (Armani), comunque mi ha detto che posso usarlo quando voglio”, ci confida. Lo guardi, ci parli, lo scruti, gli fai domande e stenti a credere che quel ragazzo con l’orecchino, davanti a te, seduto su una sedia a rotelle, dallo sguardo sereno, l’eloquio vivace e (pure) saggio, abbia solo 20 anni e la scuola superiore da terminare, "lo farò da privatista". In soli 9 mesi ha fatto cose che altri impiegano una vita intera, magari solo a sognare. "Ho scoperto la forza della musica, sto imparando a suonare il piano. Mi invitano dappertutto, lavoro in tv, ho scritto un libro, incontro i ragazzi della scuola. Voglio mandare solo messaggi positivi, non mi interessa altro. I ragazzi mi chiedono come faccio, gli dico semplicemente che tutti possiamo, che non sono diverso da loro". Sposta la manica della t-shirt nera e mostra un tatuaggio che gli decora l'intero braccio. "Sono la mia passione, prima non li ho mai potuti fare, ora guarda, ho tatuato due puttini che rappresentano i miei genitori che mi proteggono. Mi sento un quadro". Sorride. E continua a raccontare: "Raoul Bova è venuto a trovarmi e mi ha chiesto di fare un film con lui, 'L’ultima gara', siamo tutti atleti niente attori professionisti. Io, Gregorio Paltrinieri, Filippo Magnini, Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino, tutti fenomeni, come Raoul, mai avrei immaginato di trovarmi a fare un film con lui”.
Il film esce in primavera. Il libro è già in vendita, ma ora lo aspetta la piscina. Quella vera e forse Tokyo 2020. Sorride, spesso. “Detengo ancora il record giovanile della 3km di fondo in vasca, era di Paltrinieri, che sembra banale è il mio idolo. Greg è uno che ama l’acqua come me e si diverte come un bambino quando nuota. Ero come lui, anzi lo sono ancora. La prima volta che sono rientrato in acqua per la riabilitazione era il 7 marzo, avevo una gran paura. Ma è durata 30 secondi. Ora è giunto il momento di fare nuovamente sul serio, fra qualche giorno torno al Centro Federale di Ostia e vediamo". Manuel pensava alle Olimpiadi ed ora vuole capire se se la sente di puntare a Tokyo come atleta paralimpico: "E' dura, sto metabolizzando, sto cercando di avvicinarmi a questo mondo. Ho visto qualche gara, ho capito che non hanno niente di meno, possono portare allo stesso livello di gioia. Se qualcosa mi si smuove dentro, se ritrovo la motivazione e faccio risultato, sì, ci vado".