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Pellegrini, tra Covid e haters: "Mi sorprendo di certe cose, cerco sempre la protezione"

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Una lunga intervista con la fuoriclasse del nuoto mondiale. A SkySport parla di certezze, paure, e del momento delicato per il Covid. Una Pellegrini spesso divisiva nel modo di esporsi: dalle critiche degli haters al suo ruolo di portavoce dello sport azzurro

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Un ritorno oltre le aspettative per Federica Pellegrini in gara a Budapest (International Swimming League, vasca corta) dopo le due settimane chiusa in casa per via del contagio da coronavirus. Un quarto posto nei suoi 200 stile (1’55”10), quinta nei 200 dorso, con l’aggiunta di tre staffette. La Divina ha un sorriso che fatica a contenere. "Sono super contenta. In primis per essere riuscita a raggiungere la mia squadra, anche se solo per l’ultimo match della ISL. Ne avevo bisogno, per me, e sentivo che anche i compagni del mio Team ne avevano bisogno. Dopo tutto quello che mi è successo, mi sono buttata "simbolicamente " in acqua, non sapendo esattamente cosa potesse venirne fuori. Infatti ero molto agitata prima della prima gara, che poi era i 200 dorso, diciamo non esattamente la mia specialità. Quando fai le visite mediche dopo essere guarita dal Covid, la prima cosa che ti dicono è 'mi raccomando, parti gradatamente'. Per cui non è che potessi buttarmi in acqua il primo giorno e spingere 8 km come se niente fosse, a parte che non ce l’avrei neanche fatta. Ho cercato di ritrovare gradatamente le sensazioni in acqua e mi sono sorpresa”

Cosa ti ha lasciato in eredità il Covid?

“Mi sento grata. La febbre non ha mai superato 38, quindi a parte i primi giorni di dolori fisici sono stata fortunata. Il dubbio più grosso che avevo in quei giorni era il fatto di avere strascichi sia a livello cardiaco che a livello polmonare. Aver spazzato via questi dubbi in gara è stato per me molto importante: perché puoi fare tutte le visite e gli allenamenti del caso, ma la competizione è una cosa completamente diversa. Non sarà facile gareggiare d’ora in poi, hanno annullato il meeting di Genova a fine novembre, in programma ci sono gli Assoluti di Riccione a metà dicembre ma onestamente non so se sia il caso di farli. A Budapest è stata una bolla super controllata, gli atleti erano lì da sei settimane, tamponati in ingresso e successivamente ogni cinque giorni, senza avere nessun tipo di contatto con l’esterno. Mettere mille atleti che arrivano da tutta Italia in una vasca da 50 metri, a Riccione, la vedo dura. Spero si riesca a trovare una quadra per tornare alle competizioni ”

 

E’ ipotizzabile una bolla gigantesca per le Olimpiadi a Tokyo l’anno prossimo?

“Forse non ci si rende conto dell’organizzazione di una piccola bolla come quella di Budapest dentro l’Isola Margherita. Un lavoro enorme. Pensare ad una cosa simile per le Olimpiadi è complicato. Ci deve essere dietro una macchina perfetta. Nel Villaggio Olimpico gli atleti arrivano da più di 200 nazioni diverse, pensa se solo uno portasse – involontariamente- il virus, il contagio dilagherebbe in un secondo. Io cerco di essere più ottimista che posso. Elisa (Di Francisca) e Tania (Cagnotto) hanno scelto un’altra strada e le capisco, entrambe in attesa di un figlio per la seconda volta. Io mi sono data i prossimi mesi di tempo per vedere come va. Fin quando non ci diranno se queste Olimpiadi alla fine si faranno o no, io andrò avanti come se si facessero al 100%"

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È pure difficile parlare di Olimpiadi in questo momento. C’è sempre il rischio di passare per insensibili in relazione a tutto ciò che sta accadendo, l’aumento considerevole dei contagi, il ritorno dei vari lockdown in quasi tutta Europa

“Non c’è il minimo dubbio. In questo momento la priorità è la salute delle persone, a prescindere da quello che può essere l’Olimpiade e gli impegni di un atleta. Però sono anche cosciente che ognuno deve modificare la propria vita, e la mia vita è il mio sport. Per me il nuoto è il mio lavoro, anzi è il nostro lavoro. Parlo al plurale perché so di avere una voce potente in ambito sportivo, anche per via della mia età da ‘anzianetta’, mi sento un po’ la portavoce di tutto il movimento. Quindi, non ci si dimentichi che ci sono degli sportivi che fanno del loro sport la propria ragione di vita, come tutti gli altri lavori”

 

Il forte senso di unione collettiva vissuto lo scorso marzo, durante il primo lockdown, è ormai tramontato. Anche tu respiri questa stanchezza generale

“Per il nostro Paese non è un momento facile, La stanchezza psicologica è palpabile e anche capibile: ci sono tanti che non arriveranno a fine mese con le spese. Quando le persone sono disperate, non sanno come dare da mangiare ai propri figli, è logico subentri la stanchezza, l’insofferenza, sono tutte comprensibili le manifestazioni di protesta di ogni singola categoria. E’ un ripetersi di eventi che abbiamo già vissuto. Però diciamolo, tante cose erano prevedibili. Chi comunque ci ha governato, ed è riuscito ad organizzare la prima ondata della pandemia, doveva essere pronto ad una seconda ondata: lo sapevamo tutti che l’autunno avrebbe portato ad un nuovo aumento del contagio del virus. Dovevano essere più preparati. Quindi dico, proteggiamoci il più possibile da soli prima che lo facciano gli altri, mettiamoci questa benedetta mascherina.

 

Il grande senso di colpa di aver contagiato mamma Cinzia è passato?

“È un pensiero che mi è passato, perché per fortuna lei ha avuto pochi sintomi come me: all'inizio mi dispiaceva un sacco perché mia mamma è un'immunodepressa, non sapevamo esattamente come avrebbe potuto reagire al virus. Mi ha aiutato la tempistica perché quando io sono riuscita ad alzarmi dal letto, per poterla aiutare, lei si era appena ammalata, siamo state fortunate da questo punto di vista”

Anche in questa vicenda ti sei attirata più di una critica. Molti non sanno però che la critica più feroce arriva da te stessa, spesso non ti perdoni le cose

“Si, sono sempre stata una persona autocritica, tantissimo. Ma questo fa parte del mio voler continuamente migliorare come persona e come atleta. C’è da dire, però, che quando sono iper convinta delle idee mantengo il punto sino alla fine, non mi smuove nemmeno una tempesta”

 

Mai stata diplomatica. Il termine diplomazia non ti appartiene proprio

“Decisamente! (e scoppia in una fragorosa risata). Diplomatica zero, diciamo che non potrei mai fare la politica.

 

Leggo insieme a te qualche critica che ti è arrivata recentemente sui social. ‘La Pellegrini ha un futuro da attrice, ha recitato così bene la parte della moribonda quando aveva solo 37,5 di febbre’. ‘Maddai, ha così tanto frignato nelle sue Stories per il Covid!’. ‘A volte è insopportabile e a volte adorabile, le due facce della Pellegrini'. La tua reazione agli haters qual è? Sei permalosa?’

“Io sono molto permalosa, ma solo se sono convinta al 100% delle mie idee. Altrimenti mi lascio scivolare le cose. Io uso Instagram da sola, non c’è nessuno dietro che mi fa le foto o mi calcola i post da mettere. E’ sempre stata la mia valvola di sfogo per arrivare nella maniera più diretta possibile, farmi vedere come sono. Mi sono sentita di fare quelle Stories di Instagram non appena arrivato il risultato del tampone, ripeto come sfogo o forse per esorcizzare il mio contagio, Il mio dispiacere più grande era dovuto al fatto di dovermi fermare proprio nel momento in cui avevo ripreso un bel ritmo in allenamento, stavo facendo dei tempi molto buoni, avevo una voglia matta di tornare alle competizioni. Oltretutto senza sapere quanto sarebbe durato lo stop, ho l’esempio di alcuni ragazzi della pallanuoto che ne sono usciti dopo quaranta giorni. Quindi, quando ho saputo la notizia mi è crollato il mondo addosso e mi sono messa a piangere, facendolo vedere. L’ho trovata una reazione spontanea, trasparente. Una cosa più vera di così non l’avevo mai fatta”.

 

Sei da sempre una donna divisiva, o piaci o non piaci. Sicuramente non è facile, sei praticamente cresciuta sotto i riflettori da quando hai 16 anni

“No, non è stato facile ma aggiungo pure che soprattutto nei momenti caldi, come poteva essere questo del mio contagio, ci sono sempre dei modi diversi di esporre le notizie che mi riguardano. Non è un discorso che riguarda solo me, diciamo che in Italia è una caratteristica della comunicazione in generale. Io stessa, vedendo certi titoli, mi sto sulle palle da sola perché effettivamente non mi riconosco in quello che c’è poi scritto nelle interviste”.

 

Ma a 32 anni non ci sei ancora abituata?

Diciamo che sono abituata a tutto, ai titoli fuorvianti, ai lanci di agenzia acchiappa Like, so che spesso vengo strumentalizzata per ciò che dico, ormai arrivo pure a comprendere alcune dinamiche, però riesco a sorprendermi sempre.

 

C’è da dire che recentemente si è vista in televisione una tua versione rilassata e pure comica. Il ruolo di giurata di Italia’s Got Talent ti ha aiutato molto

“Si, tantissimo. Io come atleta sono sempre stata super concentrata, non sono mai stata una espansiva, chiusa in me stessa per cercare la concentrazione. Di mio fatico ad aprirmi con le persone, mi ci vuole tempo. Quest’anno, durante le registrazioni della mia terza partecipazione al programma, avendo ormai più confidenza con tutto il cast e lo staff, mi sono sentita ancora più protetta, quasi in famiglia. Libera di esprimermi, di essere me stessa, forse come non mai. Lo vedrete quando andrà in onda, per me è la stagione più bella di Italia’S Got Talent”

 

La Pellegrini fuoriclasse del nuoto, donna forte e determinata, ha quindi ancora bisogno di esser protetta?

“Io la ricerco la protezione. Molto. Ho imparato a proteggermi da sola, e so farlo, ma ho sempre bisogno delle persone giuste al mio fianco che continuino a proteggermi”