Nell'ultima giornata della fase a gironi della International Swimming League, la Pellegrini chiude quarta i 200 stile libero vinti dalla britannica Freya Anderson. Difficile fare meglio dopo le due settimane di stop forzato per Covid e con poco allenamento. La determinazione che l'ha resa una fuoriclasse ha un nuovo aggettivo
Pensavamo di aver finito gli aggettivi per la Pellegrini. E invece no. Ce n'è uno nuovo che arriva direttamente dal bordovasca di Budapest. Non c'è nemmeno il rischio di inciampare in una iperbole giornalistica o in una esagerazione da tifosi perché a coniarlo sono direttamente gli allenatori e i colleghi campioni. Si sa, gli addetti ai lavori sono i più obiettivi e competenti del nuoto. La determinazione di una Highlander, ecco il nuovo appellativo per la Fede nazionale.
Qualcuno aveva pure il dubbio che non nuotasse i suoi 200 stile, per comprensibile mancanza di forze e di allenamento. La Federica di un tempo magari non avrebbe gareggiato, sapendo di essere al 60% della forma, per una questione di orgoglio e per la stizza di vedere una rivale metterle la mano davanti nella gara del cuore. La Pellegrini versione 3.0 è diversa, sempre ambiziosa e determinata ma pure alleggerita dalle pressioni, non deve dimostrare più nulla a nessuno. Sorridente torna a dare del tu alla gara che l'ha resa leggenda, anche se a Budapest, nell’ultima giornata della fase a gironi della ISL è vasca corta e non vasca lunga. Primi 100 metri in 56"76, finale in rimonta chiudendo al quarto posto, vince la britannica Anderson in 1'52"82". Per Federica un crono di 1'55"10 un tempo normale in condizioni che non sono normali. Nuotare i 200 stile in 1'55"10 dopo 2 settimane di stop per il Covid e dopo solo 7 giorni di allenamento? Può farlo solo una "Highlander". La Pellegrini, appunto. Le voci del bordocasca non mentono mai.