Una poltrona per tre: Ceccon, Martinenghi e Paltrinieri

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Lia Capizzi

Lia Capizzi

Foto di Pasquale Mesiano / DBM
Paltrinieri

Il bilancio degli Assoluti di nuoto: due pass olimpici conquistati da Benedetta Pilato e Thomas Ceccon. Nell’ultima giornata di gare Paltrinieri nei 1500 si conferma un fuoriclasse anche quando non è in forma. Martinenghi strizza l’occhio ai 200 rana, per il futuro

Se Benedetta Pilato è la donna copertina di questi strani Assoluti Invernali tra gli uomini l’Oscar se lo devono dividere in tre: Thomas Ceccon, Nicolò Martinenghi e Greg Paltrinieri. Il campione olimpico dei 1500 stile mette la zampata anche quando non è in forma, non può certo esserlo se sulle gambe ha carichi di lavoro da 20 Km al giorno. Il 26enne di Carpi, dallo scorso maggio allenato da Fabrizio Antonelli, era uscito ingolfato dagli 800 stile di venerdì senza però esserne preoccupato: ci sta, giusto così. Aggiungiamoci anche il periodo complicato, sono state annullate tutte le tradizionali gare autunnali in Italia, a Riccione le restrizioni anti Covid-19 hanno imposto il taglio delle batterie mattutine che, come ha spiegato Federica Pellegrini, sarebbero state utili a tutti per togliere un po’ di ruggine dagli ingranaggi. In considerazione di ciò, Paltrinieri avrebbe avuto tutte le attenuanti per nuotare un discreto 1500 stile. Invece no. Nell’ultima gara del programma dei Campionati Italiani sfodera la grinta e l’orgoglio per stampare un 14’45”02 che è un crono davvero buono. Proprio 14’45”00 era il tempo limite fissato dal CT dell’Italia Cesare Butini nella rigorosa tabella di qualificazione olimpica, rigorosa perché i tempi sono da finale olimpica, nell’ordine del quinto crono mondiale per intenderci. Il discorso qualificazione ai Giochi non vale per Greg, lui il pass per Tokyo ce l’ha già in tasca da un anno nei 1500 e pure nella 10 Km di fondo. Vale il confronto con il passato: prendendo in considerazione i tempi nuotati in tutta la carriera da Paltrinieri nei mesi di dicembre, anche nei momenti migliori, il suo miglior crono è il 14'42"66 realizzato un anno fa, sempre a Riccione, che gli valse appunto la qualificazione ai Giochi. Il metro di paragone serve per comprendere l’efficacia della sua prova. Del resto lo ripetiamo spesso, mai dubitare di un fuoriclasse. E Greg lo è, punto. Anche senza la cuffia che perde in acqua durante la gara proprio come quando era novellino nella piscina della Coopernuoto nella sua Carpi.

 

Le sensazioni positive di queste 30 vasche gli servono per proseguire in serenità il faticoso percorso che lo porterà a Tokyo. Faticoso e ambizioso, a marzo cercherà l’unico pass che ancora gli manca, negli 800 stile, per poi provare a realizzare in Giappone la tripletta dei suoi sogni, in piscina e in mare. Dall’alto della sua esperienza Paltrinieri potrà sicuramente dispensare consigli a cinque cerchi ai colleghi poliziotti delle Fiamme Oro Thomas Ceccon e Nicolò Martinenghi, iscritti al gran ballo dei Giochi rispettivamente nei 100 dorso e nei 100 rana. Il 19enne veronese ha chiuso alla grande la sua tre giorni di gare stampando un incredibile 23”22 nei 50 farfalla, appena un centesimo sopra al record italiano che appartiene dal 2013 a Piero Codia (arrivato secondo in 23”73). Solo in tre al mondo quest’anno sono stati più veloci dell’allievo di Alberto Burlina. Sul talento di Thomas, vicentino che si allena al Centro Federale di Verona, da tempo il nuoto azzurro mette la mano sul fuoco, polivalente con un amore per il dorso, un debole per i misti e un puntello per i 100 stile libero (il 48”65 nella gara regina di venerdì è tanta roba, in prospettiva), spesso chiamato “il piccolo Phelps italiano”. Ingiustamente, perché un simile appellativo è tanto lusinghiero quanto pericoloso, soprattutto sulle spalle di un giovane, chiedere al fenomeno Caeleb Dressel che aveva smesso per due anni di nuotare triturato mentalmente dal continuo paragone con Mister Storia del Nuoto. I dubbi su Ceccon sono stati più volte di tipo caratteriale, sul ragazzo ha pesato una sorta di irrequietezza, a volte scostante e umorale. Adesso invece l’impressione è che sia davvero cresciuto, la maturità ottenuta da studente in questo 2020 va di pari passo con quella acquisita in acqua, e pure fuori. Tenetevi pronti, sarà un vero piacere seguire e tifare questo “nuovo” Ceccon.

 

Sulla testa ha lavorato tantissimo Nicolò Martinenghi, per rialzarsi dal tormentato infortunio del 2018 e per dare la caccia al supersonico britannico Adam Peaty. Dopo un 100 rana al di sotto delle (altissime) aspettative, con però già la certezza della qualificazione olimpica, dopo un 50 rana da record (sesto tempo all-time al mondo), il 21enne di Varese si tuffa nei 200 rana che non nuotava da tre anni, da Indianapolis 2017 (2’11”53). Vince e convince, migliora di un secondo e mezzo il suo personale e chiude in 2’10”15. In grande confidenza, aggressivo e pure sfinito all’arrivo. L’idea di Marco Pedoja, il suo coach, è sempre stata quella di lavorare in futuro anche sulla doppia distanza in modo da potersi giocare due carte diverse alle Olimpiadi. Non sarà magari un progetto realizzabile già a Tokyo, chi lo sa, ma Tete (il suo soprannome) ha pur sempre 21 anni, è giusto anche pensare a Parigi 2024. Tempo al tempo.

 

Difficile dare un voto in generale a questi Assoluti in epoca Covid, con la chiusura di gran parte delle piscine e delle palestre, con atleti che non hanno potuto allenarsi con serenità e continuità. Lo scorso agosto durante il Sette Colli di Roma, prima manifestazione di nuoto al mondo svoltasi post lockdown, ci avevano emozionato le lacrime di Martina Carraro nel ricordare le difficoltà di non potersi allenare nella piscina chiusa di Imola, ma il discorso vale anche per quelle serrate a Firenze e in altre città. A distanza di quattro mesi a Riccione abbiamo ritrovato la 26enne genovese timbrare il cartellino nelle tre distanze della rana, sempre con gran qualità. Ha mancato la qualificazione per Tokyo di appena nove centesimi nei 100 dominati dalla baby Pilato e nell’ultima gara sui 200 ha nuotato il personale (2’25”74). Al di là delle medaglie o del pass olimpico mancato – per la Carraro così come per la Divina Federica, entrambe ne sono al momento sprovviste – a questi Assoluti Invernali ha vinto il carattere, l’esempio di saper reagire.