È arrivata la nuova generazione del nuoto

Il futuro prende alle spalle. Arriva senza farsi annunciare. Il post Olimpiade è per definizione una terra grigia, una fase di passaggio alla quale si arriva scarichi di energie, di ambizioni, di motivazioni. E invece. Quattro mesi dopo aver spento la fiaccola a Parigi, nessuno si aspettava che da una piscina in Ungheria potesse sbucare un’edizione dei Mondiali in vasca corta con trenta record del mondo. Trenta tutti insieme, undici battuti dalla sola Gretchen Walsh, nove individuali e due con le staffette USA. Tre più uno per Regan Smith, 2+2 per Luke Hobson, tre individuali per la canadese Summer McIntosh e per lo svizzero Noè Ponti. Jordan Crooks delle Isole Cayman è diventato il primo uomo della storia a nuotare i 50 stile libero in meno di 20 secondi , quattro ragazzi russi hanno riportato il paese sulla mappa mondiale con il miglior crono di sempre nella 4x100 misti sotto la sigla di Atleti Neutrali Autonomi. Ma soprattutto nessuno immaginava che si chiudesse un’era, con la caduta degli ultimi primati stabiliti tra il febbraio del 2008 e il dicembre del 2009, i due anni che sconvolsero il nuoto, il biennio di una rivoluzione sconcertante. La ricerca aveva portato alla produzione di costumi hi-tech realizzati in parte o interamente in materiale plastico, in poliuretano. Miglioravano lo scivolamento nell’acqua e riducevano l’attrito. Imitavano la pelle dello squalo. I modelli più evoluti giunsero a combinare cuciture e fogli di materiale per ricalcare le strutture del sistema muscolare. Miglioravano la posizione del corpo in acqua. Lo sostenevano. Collegavano la spinta delle braccia alle battuta delle gambe. Galleggiare era più semplice. Una delle aziende calcolò che la resistenza all’acqua migliorava del 38% rispetto a un costume tradizionale in tessuto. Per realizzare il loro progetto, i ricercatori della Speedo si erano avvalsi di calcoli di fluido-termodinamica compiuti nel centro della NASA. Le funzionalità biomeccaniche erano facilitate al punto da produrre miglioramenti dei tempi fino al 4 percento. Nessuno pensava che fosse violata così la norma SW 10.8 del regolamento internazionale, quella che impone ai nuotatori e alle nuotatrici di non usare nessun device che aumenti la velocità o il galleggiamento naturale. Michael Phelps disse che con quel super costumone si sentiva un razzo. Quando ai Giochi di Pechino iniziarono a cadere primati del mondo come ciliegie, le spiegazioni iniziali si concentrarono sulla piscina, più profonda di 50 centimetri, più larga, pensata per ridurre le turbolenze, con un ponte di scarico che impediva all'acqua di tornare sui nuotatori dalle pareti laterali. Aiutava, certo, ma non era tutto. Lo capimmo definitivamente ai Mondiali di Roma dell’anno successivo. Nel giro di un biennio sarebbero stati battuti 130 record mondiali in vasca lunga e 124 in vasca corta. Furono così abbondanti che il nuoto non è neppure certo di aver tenuto la contabilità esatta. Un passaggio chiave nella controversia fu la circolare diffusa dalla federazione italiana. Veniva disposto con una delibera d’urgenza il divieto di usare agli Assoluti di Lovadina di Spresiano i costumi di nuova generazione, al tempo ancora in regime di monopolio presso una sola azienda. Alla vigilia di prove valide per la qualificazione alle Olimpiadi, la FIN si appellava al fatto che i costumi gommati non fossero nella disponibilità di tutti. Era la prima dichiarazione di superiorità di quel costume rispetto agli altri. Di lì a poco la comunità del nuoto sarebbe passata a parlare di doping tecnologico. Oggi è l’atletica leggera a vivere lo stesso dilemma dinanzi alle super scarpe dalle suole rialzate, la schiuma anti stress, l’effetto rimbalzo. Anche in questo caso il miglioramento delle prestazioni viene misurato intorno al 3-4% per le corse su strada. Il 1° gennaio del 2010 la federazione internazionale di nuoto introdusse nuove regole e il divieto di usare costumi da bagno realizzati con materiali non tessili. L’atletica leggera invece non pensa affatto a una messa al bando. La differenza sta nella diffusione del prodotto. I costumoni gommati rimasero all’interno del perimetro dell’agonismo spinto, le scarpe magiche oggi sono ai piedi pure dei runner della domenica. I record del nuoto però non furono cancellati. Quello di Paul Biedermann nei 200 stile libero è durato 15 anni e 28 giorni. Quello di Grant Hackett negli 800 un centinaio di giorni in più. Otto tempi stabiliti con il costume gommato resistono ancora in vasca lunga. Sette sono maschili. Budapest ci dice che sono sul punto di cadere. Delle prestazioni ottenute in poliuretano intanto non c’è più traccia nel libro dei record in vasca corta. È forse presto per capire cosa sia successo. La pandemia ha stressato i calendari del nuoto molto più che in altri sport. Per una serie di assegnazioni, rinvii, cancellazioni, posticipi, sono stati messi in programma dal 2019 al 2024 quattro edizioni di Mondiali in vasca lunga, tre in vasca corta, tre Europei in vasca lunga e tre in vasca corta. Non è finita: dall’11 luglio al 3 agosto 2025 nuovo Mondiale in vasca lunga, a Singapore. Un affollamento di date che non ha impedito il boom di prestazioni a Budapest. C’è chi considera i record arrivati in Ungheria come una sorta di effetto olimpico a rilascio ritardato. I Giochi di Parigi dell’estate scorsa sono stati a lungo accompagnati dalla convinzione che la piscina ricavata a Nanterre all’interno di un campo di rugby non avesse caratteristiche tecniche tali da favorire i primati. L’attesa per vederne uno durò diversi giorni. Alla fine ne arrivarono solo quattro . È certamente un’esplosione ritardata quella di Gretchen Walsh, 21 anni, una ragazza di Nashville, Tennessee, la città della musica country, dove vengono prodotte le chitarre Gibson. Nuota a stile libero, a farfalla e a dorso. Ha una sorella maggiore nuotatrice che si chiama Alexandra. A 13 anni diventò la più giovane di sempre a partecipare a un Trials olimpico negli USA. A Parigi ha vinto due ori ma solo in staffetta , con un argento individuale nei 100 metri farfalla. Quattro mesi dopo è diventata irresistibile, tirando una riga sul vecchissimo record nei 50 farfalla della svedese Therese Alshammar. Un’era è finita, andate in pace.

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Lavinia Esposito