Sofia Goggia is back! 313 giorni dopo una vittoria che sa di liberazione

Un secondo posto e una vittoria, tutto in due giorni. Questo l’incredibile bilancio del ritorno in Coppa del mondo di Sofia Goggia, undici mesi dopo l’incidente del 5 febbraio scorso a Ponte di Legno durante un allenamento di gigante. L’ennesima caduta nel baratro, il dodicesimo infortunio della sua carriera, il più doloroso, il più incomprensibile, quello che, come dice lei stessa, l’ha fatta più soffrire mentalmente, che le ha causato la frattura scomposta pluriframmentaria articolare della tibia ridotta e sintetizzata con placca e viti. Sofia è rimasta 313 giorni lontana dalla neve, dagli allenamenti, dalle distrazioni, per concentrarsi soltanto su di lei, su quel recupero che non era per nulla certo per il quale, come per tutte le altre volte, valeva la pena provarci. Un momento difficile nel quale avrebbe potuto giocarsi la carriera, ma con sacrificio, forza di volontà, preparazione fisica e mentale è riuscita ancora una volta a rialzarsi e tornare a vincere. Ancora una volta, dopo i due interventi, le placche e le viti, le tante tac che gradualmente hanno dimostrato pian piano i miglioramenti, ma nulla era scontato. Ciò che più sorprende di questo ennesimo capolavoro di Sofia sono i tempi compressi e adattati per tornare a gareggiare in coppa del mondo. Certamente eravamo già abituati ai suoi incredibili ritorni, basti pensare alla caduta di Cortina d’Ampezzo, che aveva compromesso le Olimpiadi di Pechino nel 2022. Un responso complicato, con zero possibilità di prevedere la sua partenza per i Giochi, ma anche quella di tornare a sciare in campo libero in tempi ridotti. La bergamasca disperata con le lacrime agli occhi, davanti ai suoi medici di fiducia della commissione medica della Federazione Italiana Sport Invernali Area Panzeri e Herbert Schonhubert, aveva risposto: “Voi siete con me in questa impossibile sfida e allora anch’io sono pronta ad affrontarla con tutta me stessa, per provare a indossare il pettorale della discesa Olimpica”. Detto fatto. Qualcosa che ancora oggi ha dell’incredibile e che solo lei è riuscita a realizzare, arrivando, altroché pettorale, a mettersi al collo un argento che ha il sapore dell’oro. Ebbene, anche questa volta Sofia è riuscita a farsi beffa di tutti gli standard di guarigione. Dopo l’operazione, lunghi mesi di lunghe terapie biofisiche, la riabilitazione, la ripresa degli allenamenti, l’operazione per togliere la placca e solo qualche giorno con gli sci ai piedi. Sofia ha rinunciato alla trasferta a Ushuaia per dedicarsi giorno dopo giorno alla sua ripresa, con la possibilità di saltare anche questa stagione invernale preolimpica. Poi la partenza con il suo staff per Copper Mountain, 20 giorni interamente dedicati allenamento sugli sci, con la previsione di rimettersi il pettorale a Beaver Creek, se tutto fosse andato come previsto. È successo qualcosa di unico, nessun altro atleta è mai riuscito a tornare così competitivo dopo infortuni così importanti, possiamo considerarla l’atleta dalle missioni impossibili. Essere in pista è un conto ma esserci a questo livello è un’altra cosa e Sofia ci è riuscita ancora una volta, grazie a quella sua voglia di mettersi in gioco, quella sfida innata che la pervade sempre e comunque e non la tradisce mai. L’impegno, la determinazione, la consapevolezza di non lasciare nulla al caso, il suo talento, e l’aspetto mentale l’hanno portata a traguardi impensabili. Sofia is back! Ha imparato un’altra lezione, ha superato un altro ostacolo. Per l’azzurra delle Fiamme Gialle è il 25º successo in coppa del mondo, il 7º in SuperG, il 56° podio che ha festeggiato al traguardo improvvisando qualche passo di samba alla Lucas Braathen. A 32 anni ha un carnet di alto livello con due medaglie olimpiche - l’oro in discesa a Pyeongchang, l’argento a Pechino - quattro coppe del mondo di discesa, due medaglie ai Mondiali - un argento in SuperG ad Aare nel 2019 e un bronzo in gigante a St. Moritz nel 2017. Sofia è una grande calcolatrice, la tattica è uno dei suoi talenti e sa molto bene che ora, dopo aver centrato l’obiettivo a Beaver Creek, tornando in Europa può ambire a risultati eccellenti, ma anche alla medaglia del metallo più prezioso ai Mondiali di Saalbach, il prossimo febbraio, magari proprio in discesa, quella che le manca. La stagione è lunga, anche se per lei è appena iniziata. La bergamasca affronterà come sempre gara dopo gara, ma molti scenari sono soltanto dentro di lei, nel suo cuore anche se uno in particolare è chiaro a tutti oltre ad essere il suo sogno: vincere alle Olimpiadi di Milano Cortina, la terza medaglia in discesa in tre olimpiadi consecutive. “Vai a prendertela Sofia, te la meriti, e noi ti accompagniamo”.

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Dody Nicolussi