Foconi, un oro alla carbonara: “Me lo sono meritato, dalle batoste ho imparato a reagire”

Scherma

Lia Capizzi

Ai Mondiali di scherma di Wuxi una finale in rimonta per Alessio Foconi che conquista il titolo del fioretto 15-8 al britannico Kruse. Da brutto anatroccolo del fioretto a campione del mondo: sul ragazzo di Terni in pochi scommettevano fino a due anni fa. Le Olimpiadi di Rio, vissute da spettatore, gli hanno fatto scattare la voglia di impegnarsi ancora di più. “Vincere aiuta a vincere e io volevo raggiungere il mio grande amico Daniele Garozzo. Ho sempre dovuto stringere i denti per conquistare qualcosa”

L'ORO DI FOCONI

Una grandissima e buonissima carbonara me la merito dopo una medaglia così importante. Ho proprio la fissa per questo piatto, è il mio preferito, vivrei solo di carbonara”. Da grande appassionato di cinema e serie televisive il titolo del suo successo mondiale potrebbe essere “La grande abbuffata” oppure “Contro tutti e contro tutto”. Alessio Foconi ha ancora l’adrenalina a mille, ci pensa, gli verrebbe voglia di identificarsi in “300”, il film sui 300 spartani che combatterono fino alla morte contro il re persiano Serse. “Vabbè, non esageriamo dai. E’ vero che ho ribaltato tutti i pregiudizi di chi non credeva in me, ma fino a due anni fa non ho mai fatto nulla per dimostrare di valere”. C’era una volta Alessio il brutto anatroccolo che non si sentiva all’altezza dell’elite dei fiorettisti, quasi fosse in soggezione di fronte ai suoi coetanei predestinati.  “Ma io sono bellissimo…”- e la sua risata diventa contagiosa. “Però è vero, sono stato un brutto anatroccolo a livello sportivo, ho macinato tante batoste, molte gare spesso le ho viste dagli spalti perché venivo eliminato. Però mi è servito, mi riconosco il merito di non essermi mai abbattuto, ho sempre avuto il sorriso e la voglia di non mollare. Negli ultimi due anni avevo chiaro il mio obiettivo”. Pausa, rewind, si torna indietro al 2016 alle Olimpiadi brasiliane che il fiorettista di Terni, tesserato per il gruppo sportivo dell’Aereonautica, ha seguito dal divano di casa: “A Rio non c’ero, non per colpa di qualcuno semplicemente non mi ero meritato di raggiungerle. Daniele Garozzo è uno dei miei più grandi amici, quasi un fratello. Vederlo vincere l’oro olimpico mi ha reso felicissimo ma allo stesso tempo mi ha fatto scattare una molla interna, una voglia matta di raggiungerlo, mi sono impegnato come un matto”. Detto fatto, Foconi è entrato nel giro fisso della nazionale, ha iniziato a prendere confidenza con i podi in Coppa del Mondo, ai Mondiali di Wuxi ci è arrivato da numero 2 del Ranking Mondiale. “Sono esploso a 26 anni, relativamente tardi,  questo è solo il mio secondo Mondiale (l’anno scorso al debutto iridato fu settimo a Lipsia). Ma sono l’esempio di chi lavora duramente e poi riesce ad arrivare”.

Allegro, potente, serio e fedele

La preparatrice atletica dell’Italia Annalisa Coltorti ha il compito di scaldare il suo motore. Poco prima della semifinale gli propone allunghi e esercizi di velocità: una pallina da tennis da acchiappare con scatti di esplosività. Durante la stagione è Walter Cutrì il preparatore che lo segue quotidianamente: “Io e lui siamo il clan dei Gorilla. Io spesso sui social uso l’emoticon del gorilla. No non è un soprannome, è piuttosto uno stile di vita di chi non si preoccupa di mostrarsi in un altro modo rispetto a quello che è, senza maschere”. Fisicamente Foconi è devastante. “E’ il più forte del gruppo azzurro, ha tutto: potenza, velocità esplosività”, lo descrive Andrea Cipressa. Il CT del fioretto azzurro ha la schiettezza dei veneziani, anche quando ammette di non aver mai creduto in passato in Foconi: “Fino a qualche anno fa non avrei mai scommesso su Alessio, e lo sa anche lui. Da due anni a questa parte invece mi ha dimostrato di valere, è un grande lavoratore in allenamento, è lui che smorza le tensione con una battuta ma allo stesso tempo è una persona molto seria, arrivo a dire sarebbe il fidanzato ideale che qualunque padre vorrebbe per la propria figlia”.  Parole che fanno fare un sussulto al 28enne tesserato per l’Aereonautica militare: “Se le sente la mia fidanzata Maria Vittoria, che io chiamo cucciola, sarà contenta. Si, sono serio. Anche quando decido di fidanzarmi per me esiste solo una donna, la mia”. La fedeltà anche nei confronti del maestro Filippo Romagnoli che lo ha svezzato al Circolo Scherma di Terni, lo ha poi affidato alle cure del più esperto Giulio Tomassini - storico maestro di Valentina Vezzali ndr- per poi riprenderlo come allievo nel 2012. Da allora Foconi e Romagnoli sono quasi una unica entità tanto è l’affiatamento umano e sportivo.

DAJE MO’. Anzi, DAJE e basta

La finale mondiale al Palazzetto dello Sport di Wuxi ha un doppio valore, chi vince si porta a casa pure la classifica generale di Coppa del Mondo. Bisogna fare i conti con il britannico Richard Kruse, non un giovincello, ha 35 anni, ma è avversario tignoso: parte all’attacco portandosi sopra 4-1 sull’azzurro, il vantaggio aumenta a 6-2. Foconi realizza che non può farsi sfuggire così facilmente il traguardo di una vita, cambia registro, mentalmente e tatticamente, mette in atto la rimonta, 6-6, e poi mettere la freccia del sorpasso. Da lì in poi non c’è più storia, vittoria 15-8 e l’azzurro può allargare le braccia da campione del mondo. Niente lacrime: “Non riesco a capire, non sono ancora riuscito a piangere, forse lo farò stanotte sul letto ripensando a tutte le volte che ho dovuto stringere i denti per conquistare qualcosa. Prima però voglio abbracciare i miei compagni, siamo un gruppo bellissimo, anche se mi hanno sfottuto fino a stamattina per via del poker”. Nel ritiro dell’Italia i fiorettisti passano le serate a sfidarsi a carte, nessuna puntata folle, posta iniziale 10 euro, chi perde al massimo può rimetterci 25 euro. “Per tutta la settimana non sono riuscito a vincere una sola mano, un disastro, adesso però con quest’oro mondiale mi rifaccio con gli interessi. Daje.”  “Daje” resta il suo grido di battaglia, sempre e comunque, anche se…da tifoso accanito della Ternana dovrebbe dire “Daje mo” . “Eh lo so, ma in azzurro sono contagiato da più dialetti, da Terni ogni tanto mi sposto a Frascati, e così ho abbreviato l’intercalare tipico di noi tifosi rossoverdi”.