Scherma, l'Italia donne è argento nella sciabola di Coppa del Mondo a Budapest

Scherma
Lia Capizzi

Lia Capizzi

CREDITS: Augusto Bizzi/FederScherma
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Nella tappa di Coppa del Mondo di Budapest, che segnava il ritorno della grande scherma dopo un anno senza gare a causa del Covid, la nazionale femminile di sciabola conquista la medaglia d’argento. In finale l’Italia si deve inchinare, per una stoccata, alla Polonia (45-44). Per il quartetto azzurro (Gregorio, Vecchi, Criscio, Battiston) la consapevolezza di poter lottare per il podio ai Giochi di Tokyo

La finale del ritorno. L’argento di un gruppo di ragazze che da quattro anni sogna di salire sul podio ai Giochi di Tokyo per riscattare l’amara medaglia di legno di Rio 2016: Rossella Gregorio, Irene Vecchi, Martina Criscio e Michela Battiston. L’Italia femminile della sciabola arriva ad un passo dal trionfo nella tappa di Coppa del Mondo di Budapest.

La finale tra Italia e Polonia ha offerto uno spettacolo al cardiopalma, continui capovolgimenti di fronte tra sorpassi e controsorpassi. Nel penultimo assalto, sul 39-39, la polacca Angelika Wator si accascia per un problema muscolare, viene soccorsa dallo staff medico, ritorna in pedana dolorante ma riesce ad assestare la stoccata del sorpasso 40-39 su Irene Vecchi. L’oro diventa una sfida personale tra Rossella Gregorio e Sylwia Matuszak, impegnate nell’ultimo dei nove assalti in totale. La 30enne di Salerno, che si allena a Roma, è stata la trascinatrice dell’Italia nel cammino per arrivare alla finale, prima ai quarti il successo sull’Ungheria padrona di casa (45-39) e poi in semifinale sulla Francia (45-43). Adesso, nell’ultimo assalto della finale, è la rivale polacca a dettare il ritmo, si porta avanti 44-41. Non è finita, la Gregorio sfodera gli artigli mettendo in mostra una delle sue note rimonte: si torna in parità, 44-44. L’ultima stoccata però è della Matuszak.

Vince la Polonia 45-44, all’Italia un argento che subito a caldo sa di amaro ma nelle prossime ore il sapore cambierà di certo.
Perché a Budapest le sciabolatrici azzurre hanno vissuto la gioia di tornare a gareggiare dopo un lungo periodo di assenza dalle competizioni internazionali a causa del Covid, un digiuno di gare che per la grande scherma è durato un anno intero. C’era la voglia di tornare a confrontarsi con le avversarie migliori e c’era anche lo spirito di prudenza nel doversi attenere scrupolosamente alle indicazioni di prevenzione anti contagio.

Con la qualificazione olimpica conquistata in anticipo lo scorso febbraio, le azzurre avevano pure la leggerezza di potersi concedere qualche distrazione, al contrario di altre nazionali che invece qui a Budapest avevano l’ultima possibilità per strappare il pass a cinque cerchi. Al diavolo la leggerezza, le ragazze del CT Giovanni Sirovich sono scese in pedana con una fame incredibile. La sconfitta contro la Polonia è uno stimolo, un altro tassello verso il cammino che porta alla maturità. Dopo il quarto posto ai Giochi di Rio 2016 questo stesso gruppo (con l’inserimento della Battiston al posto di Loreta Gulotta) ha dimostrato di non temere nessuno.

Nel 2017 l’Italia femminile della sciabola ha vinto l’oro a squadre ai Mondiali di Lipsia, sempre nel 2017 le azzurre sono anche diventate campionesse europee a Tbilisi, con l’aggiunta dell’argento individuale di Rossella Gregorio
. Qui a Budapest insieme all’argento di Coppa del Mondo torna alla luce il peso specifico di una Italia che vale. Non sono più le ragazzine inesperte di quattro anni fa a Rio, che magari vedevano le Olimpiadi come un sogno o un punto di arrivo. No, le donne azzurre della sciabola adesso hanno la consapevolezza di andare a Tokyo per giocarsela contro tutte. La medaglia non è una chimera.
 

Nella gara a squadre di sciabola maschile, invece, l'Italia esce sconfitta 45-43 ai quarti di finale per mano della Russia. Luigi Samele, Luca Curatoli, Enrico Berrè e Matteo Neri avevano esordito nel turno dei 16 superando l'Ucraina col punteggio di 45-38.