Sci, Shiffrin torna a Levi (Finlandia) dopo 300 giorni di stop

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Elisa Calcamuggi

L'americana torna alle corse 300 giorni dopo (l'ultima gara a cui ha partecipato è stato il super g di Bansko del 26 gennaio), le sue parole nella sua prima conferenza stampa dopo la morte del padre

È la prima volta, dopo la morte del padre avvenuta il 1 febbraio 2020, che Mikaela Shiffrin affronta una conferenza stampa. Tutto virtuale, i giornalisti sono collegati e fanno le loro domande. La campionessa americana risponde da una camera di albergo di Levi, in Finlandia, dove sabato e domenica gareggerà dopo 300 giorni dalla sua ultima competizione di Coppa del Mondo: il super g di Bansko del 26 gennaio.

L’americana è sorridente, risponde a tutte le domande. Sia a quelle tecniche sia a quelle più personali e racconta tanto di sé.

Ha scelto di tornare a sciare dopo un lutto complesso da gestire perché si è accorta, dopo essere stata ferma senza fare davvero nulla per qualche settimana, che lo sci poteva essere la sua terapia. Se fosse riuscita a essere ancora una sciatrice, a vivere la gara come esperienza positiva allora avrebbe trovato la forza, il motore per essere guidata. Ha tentato di mettersi in pista per le finali di Coppa del mondo in Svezia, ma poi il Covid ha fermato tutto e la Coppa del mondo è andata a Federica Brignone che, secondo lei, l’ha meritata davvero perché ha fatto una grande stagione.

A Soelden avrebbe voluto essere presente al gigante di apertura ma deve convivere da un paio d’anni con un dolore alla schiena che si era acutizzato proprio prima dell’appuntamento sul ghiacciaio austriaco e così ha dovuto rinunciare. È tornata in America dove si è allenata, ma solo in slalom. Non ha potuto fare altro. Ora è eccitata. Non vede l’ora di gareggiare. Sa che può andare forte, ma non si aspetta nulla se non di fare delle belle curve veloci, poi il risultato non conta. Conta sciare a alto livello.