Sofia Goggia tenta il recupero per l'Olimpiade: subito al lavoro

Sci

Michele Mastrogiacomo

A meno di 24 ore dalla caduta che le è costata la lesione parziale del legamento crociato del ginocchio sinistro e una microfrattura al perone, la campionessa bergamasca ha cominciato subito la riabilitazione per tentare di prendere parte alla prova di discesa libera delle Olimpiadi di Pechino. "Se questo è il piano che Dio ha per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo", ha scritto sui social

GOGGIA CADE A CORTINA: TUTTE LE FOTO

Dalle prime sciate sui Piani di Bobbio al sogno di un bis olimpico, la vita di Sofia Goggia è sempre stata un’inesorabile corsa contro il tempo. A velocità folli, seguendo il pendio bianco di una discesa; ma anche nel dolore e nella sofferenza, dentro l’acqua di una piscina o tra i macchinari per la riabilitazione, che oramai la figlia del vento – come ama definirsi – conosce alla perfezione (9 gli infortuni importanti della sua carriera). L’importante è correre e non mollare mai, anche quando la speranza sembra oramai essersi ridotta a una mera illusione. Alla quale, però, aggrapparsi con tutte le forze. E allora eccola la nostra immensa Sofia, subito al lavoro nel Fisiocenter Multimedica di Mantova, il centro nel quale si è sempre curata sin da quando aveva 17 anni, per inseguire la possibilità di difendere a Pechino quell’oro in discesa conquistato con classe e merito il 21 febbraio del 2018 a Pyeongchang. Il tutto a meno di 24 ore da quell’infausta spigolata che ha costretto il suo ginocchio sinistro, già operato nel 2013, a una torsione innaturale, procurandole una lesione parziale del legamento crociato e una microfrattura del perone. Una mazzata, in tutti i sensi, che avrebbe steso e fermato forse tutti, ma non lei: prima la corsa a Milano in elicottero, poi gli esami strumentali che le hanno lasciato in dote la pesantissima diagnosi, quindi una notte nella sua casa di Bergamo tra gli affetti più cari. E poi? E poi si ricomincia, come sempre. Nessuna altra prospettiva potrebbe essere contemplata da una campionessa testarda e vincente come lei. 

Olimpiade Pechino, il 15 febbraio la discesa femminile

Provarci sempre e comunque, anche se l’impresa sembrerebbe opera al limite dell’incoscienza. Ma se si vuole vincere e superare tutte, d’altronde, qualcosa bisogna pur tentare. E quello che ora può fare la nostra velocista più vincente di sempre è semplicemente mettersi al lavoro seguendo le indicazioni di quei medici che tante volte l’hanno rimessa in piedi. Per il momento, in attesa di poter cominciare il lavoro in acqua, l'obiettivo è quello di far drenare e sgonfiare il ginocchio colpito coi migliori macchinari a disposizione, per poi procedere nella tabella di marcia con esercizi a basso da svolgere in piscina. L’unica via per riuscire a ridurre i tempi di recupero. Tempo che, teoricamente, non ci sarebbe. Ma come detto Sofia lo sfida sin da quando era bambina e per la prima volta ha messo gli sci ai piedi. I Giochi di Pechino cominciano il 4 febbraio con la cerimonia d’apertura, nella quale Sofia sarà, o sarebbe dovuta essere, la nostra portabandiera (non è da escludere un’inversione di ruoli con la sua grande amica Michela Moioli, fenomeno dello snowboard, designata come portabandiera della cerimonia di chiusura). Il 15 sarà invece il giorno della discesa femminile, la sua gara. Ma è chiaro che per potervi prendere parte, la campionessa bergamasca dovrà prima testare la tenuta della sua zampa ferita, sia nella prova cronometrata della discesa sia nel SuperG dell’11 febbraio. 19 giorni, dunque. Una follia solo a pensarci. Ma se il pazzo è un sognatore sveglio, come diceva Freud, il sogno di Sofia può rimanere ancora vivo. Nel nostro piccolo noi saremo lì a sospingerla con tutte le nostre azzurre speranze. In attesa, - e se non succederà in Cina accadrà di certo da un’altra parte - di rivederla orgogliosa e gagliarda cantare l’inno di Mameli a squarciagola.