Sci di fondo, 30 anni fa il trionfo di Lillehammer. L’oro più bello

la ricorrenza
Giovanni Bruno

Giovanni Bruno

22 febbraio 1994: Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner alle Olimpiadi in casa dei favoriti norvegesi, scrivono una delle pagine più belle dello sport italiano. 30 anni, oggi come ieri, per la storia

Il salto, ancora un altro, un altro ancora, le braccia al cielo che accompagnano i ripetuti salti, la bocca aperta, l’urlo e la gioia incontenibile…in un preciso istante ecco la consapevolezza di aver scritto la Storia. E’ Silvio Fauner, detto Sissio, il bocia, il più piccolo ad aver messo il punto, la conclusione. L’abbraccio con cui è stato accolto è degli altri Tre. Quattro moschettieri che hanno segnato con la loro forza, classe e tecnica la memorabile impresa. Te ne accorgi quando l’urlo azzurro annienta e strozza quello dei padroni di casa, dei quasi 120mila pronti a prendere possesso dell’ennesimo oro sui piccoli sci, quelli da fondo, quelli di coloro che ne hanno fatto storia e tradizione, sin dagli inizi…i nordici, gli scandinavi, i norvegesi…quelli di Lillehammer. 120mila gole serrate, 120mila bandiere rosse con croce blu e bordo bianco, ferme, immobili nelle mani ora ghiacciate. 120mila sguardi attoniti, increduli per quello che era ritenuto impossibile. 

22 febbraio 1994: è tutto vero

È’ successo, è successo, è tutto vero, è reale. 22 febbraio del 1994, Olimpiade invernale di Lillehammer, Norvegia, Staffetta 4x10 chilometri di sci di fondo maschile…la piccola Italia diventa gigantesca nella Vittoria, prima, medaglia d’oro, argento Norvegia. Roba da non credere. Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta, Silvio Fauner con il Ct Sandro Vanoi sono campioni Olimpici, entrano nella Storia con la più bella ed importante medaglia d’oro. Una gara mai vista, una affermazione in assoluto impensabile, sognata, desiderata ma…figurati contro i più forti al mondo, ma dai scherziamo, eppure...

Obiettivo arrivare all’ultima frazione senza perdere metri e sperare in Fauner

Sandro Vanoi, detto pollicino ci ha pensato eccome. Schierare il grillo del Cadore in prima al lancio…era forse un rischio, normalmente toccava a Marco Albarello, l’Alba di Courmayeur, l’esperto e la classe del passo classico ma il rude De Zolt l’uomo di carne e grappa, doveva incollarsi ai migliori e non mollare e così è stato. Maurilio arriva al cambio preciso con la Norvegia e Finlandia poi tocca a Marco, si è sereni. Albarello è una sentenza, tampona Ulvang come un francobollo, è la sua cintura…il pubblico è già impazzito, ci sono bandiere dovunque, nello stadio quasi 100 mila, ma si dice il doppio lungo il percorso. Uno sventolio continuo come gli incitamenti. Al cambio c’è ancora la Finlandia ma è il tripudio norvegese che incute terrore a chiunque. Vanzetta comincia la frazione del pattinato e non cambia il motivo: Norvegia detta il ritmo e l’Italia segue…i finnici spariscono sotto i colpi, scatti del giovanissimo Alsgaard, 22enne fortissimo ma Giorgio Vanzetta è lì. Fotocopia di Alsgaard, sembrano ballare, una danza da ritmo incessante. Giorgio è micidiale, vicino, quando può, ecco Vanoi che urla: “Attaccati, attaccati, non mollare daiiiiiii”, sono ordini precisi, l’obiettivo dichiarato è di arrivare all’ultima frazione senza perdere metri e sperare in Fauner…che però ha contro il Signore del Fondo, l’uomo più vincente Björn Daehlie, record di medaglie e inarrestabile. Mah, intanto siamo argento…una nostra bella tradizione cominciata nel lontano 1968 con Franco Nones ma proseguita proprio con questi nostri atleti fine anni 80 con mondiali ed Olimpiade, Seefeld, Obersdorf, Calgary e Albertville…in alternanza con le magiche donne Belmondo e di Centa. Possiamo dare fastidio. Ormai la gara la si vede nervosamente in piedi, quasi accompagni i gesti e i movimenti dei nostri. Ti accorgi che stai pattinando pure te.

Silvio Fauner risponde a ogni mossa di Daehlie 

Ecco l’ultimo cambio…bravissimo Giorgio, si è ancora con la Norvegia…Ora qualche bandiera italiana si vede, sono in pochi ma ora le sventolano, sono pochi coraggiosi ma lo fanno. Dai Fauner, dai Sissio…si sente, non più un sussurro di speranza, ma comincia ad uscire la voce dell’orgoglio, chissà. Ci si domanda: “Ma Fauner è veloce? Se arriva in volata? Boh”.  Sempre passo skating, sempre Daehlie davanti che tenta allunghi, aumenta il ritmo per staccare l’italiano, ma nulla. Fauner conta anche i capelli sulla nuca del norvegese è il suo timbro. Daehlie, ha capito, non lo stacca neppure se lo paga, rallenta e poi prova a fare la volata, una volta, due, ma niente Silvio risponde ad ogni mossa. Entrano nello stadio quasi rialzati dallo sforzo. È un urlo micidiale e la quantità di bandiere rende rossa ogni tribuna è una macchia uniforme, un muro impressionante, una corrida: è la medaglia di una nazione che deve trionfare. 

Silvio Fauner e il norvegese Bjorn Daehlie
Silvio Fauner e il norvegese Bjorn Daehlie

30 anni, oggi come ieri: per la Storia

Ecco, ci siamo. Parte la volata, aumenta il ritmo delle braccia e delle gambe, si muovono all’unisono su due canali diversi, due binari per il loro sci, Fauner appaia Daehlie che è partito prima, Fauner resiste ed aumenta, ritmo frenetico è più lungo, fluido, scivola via, lo sta passando. Passa, la testa è incassata nelle spalle, senza respiro, è davanti. Vince. Il resto è già scritto, tranne le lacrime di tutti noi nel vedere, loro che l’hanno vissuta. Grazie De Zolt, Albarello, Vanzetta, Fauner e Ct Vanoi. Grazie per l’oro più bello. 30 anni, oggi come ieri…per la Storia.