La Coppa è viva, viva la Coppa! Cosa succede dopo la firma del protocollo

Napoli e l’America’s Cup per l’edizione numero 38 finalmente vanno avanti, ormai senza freni e sorprese. Una lunga e preoccupante attesa della fatidica firma del protocollo ha trovato l’ufficialità con l’accettazione da parte del Challenger of Record. Il tutto è avvenuto ad Aukland, in Nuova Zelanda, nella sede dello Yacht Club difensore: firme con strette di mano e sorrisi di Gran Dalton da una parte, il defender, e Ben Ainslie, Challenger, dall’altra. La notizia è arrivata dalle agenzie alle ore 4.42 di mattina ma pare che avesse già forma di accordo da ben 3 settimane. Ma si sa: tra avvocati e burocrazia e anche tanta lobby per convogliare i team all’iscrizione, accontentando i vari suggerimenti e richieste, ci vuole tanto tempo prima di dare spazio alla stampa. Le tappe Questa è la nuda cronaca di tanti mesi passati a cercare di capire cosa stesse accadendo, con mille ipotesi di eventuali soluzioni possibili per far vivere ancora la grade sfida del più antico trofeo della storia dello sport. Per la nostra Nazione l’interesse era tanto: c’è in ballo la nuova sede, Napoli, e la conferma della settima sfida di Luna Rossa. Certo, ora comincia l’avventura e servono le iscrizioni dei team, vecchi e nuovi: entro il 9 di settembre verrà confermata dal defender e dalla Coppa America la sede di Napoli con ulteriori sopralluoghi, ma sarà solo un proforma visto che già ci sono a Napoli molti del team NZ e dell’organizzazione di America’s cup alla ricerca di case, alberghi, scuole e tanto altro per vivere due anni in città. I costi Dopo il 9 settembre, possono essere inviate le richiesta di iscrizione da parte degli Yacht Club che intendono lanciare la sfida. Per Luna Rossa sarà compito del nuovo Yacht Club, il circolo del Remo e della Vela Italia , con presidente Roberto Mottola di Amato a mandare l’iscrizione con una quota assai aumentata rispetto all’ultima Coppa, quella di Barcellona. Una vola accettata, si dovranno versare 5 milioni di euro come prima tranche, poi entro il 1 dicembre una seconda di 2 milioni di euro . Più del doppio rispetto all’ultima edizione di Barcellona. A questi soldi, si devono aggiungere i 25mila dollari di diritti di marchio, valore invariato rispetto al 2024. Novità nell’equipaggio Altre novità? Aspettiamo il mare. I team gareggeranno con le vecchie barche che saranno solo modificate, tranne che per le nuove iscrizioni , che potranno comprare una vecchia barca dei team presenti alla sfida del 2024 o costruirne una nuova ma con i requisiti della Coppa numero 37. E dovranno farlo nel proprio paese. Per chi ha già gareggiato ci sarà lo sviluppo della barca ma si risparmierà nel non costruirne un’altra. E a proposito di chi salirà in barca: di certo scenderanno i 4 Cyclor, i ciclisti, quelli che a Barcellona stantuffavano sulle gambe come dei dannati per generare Watt. Ma ora ci saranno batterie e pulsanti, quindi il numero dell’equipaggio arriva a 5 con l’obbligo di un componente femminile. Di questi 5, 3 devono essere della propria Nazione mentre 2 potranno essere stranieri. Comincia quindi la campagna acquisti, anche perché non ci sarà la regola anti Burling quella che non avrebbe permesso di salire a bordo a chi avesse disputato l’ultima coppa America. Ecco allora libero di salire su Luna Rossa il ‘Maradona della Vela’, proprio quel Peter Burling che ha vinto le ultime tre edizioni per la Nuova Zelanda ed è stato acquistato da Patrizio Bertelli: di certo potrà essere utilissimo anche fuori della barche come coach per mille suggerimenti per come ha vissuto con gli All Blacks 10 anni vincenti. Il team italiano di Max Sirena avrà quindi oltre a Ruggero Tita e Marco Gradoni, la nuova linfa della vela tricolore, anche un super top come Burling. Le donne? C’è abbondanza magistrale, visto che le ragazze di Luna Rossa hanno vinto la Women America’s Cup di Barcellona. La coppa delle donne e quella dei giovani, la Youth America’s Cup, sono state confermate e ricordiamo che anche quella dei giovani porta il successo del team Luna Rossa con al timone la coppia Gradoni-Ugolini. E attenzione al sesto uomo: con l’aggiunta di un passeggero si torna all’antico, quando molti anni fa veniva permessa la partecipazione di un’altra persona a bordo. Ci sarà una corsa pazzesca, per vivere uno spettacolo unico di velocità. Le regate Ci saranno più regate per permettere una maggiore visibilità a tutte le barche, quindi un formato di gara più lungo con fasi a gironi e match race e regate di flotta. Alla fine accederanno alle semifinali 4 barche che regaleranno match race al meglio delle 5 vittorie e le finali degli sfidanti, la Louis Vuitton Cup, al meglio delle 7 come la Coppa America. Ad anticipare tutto questo, ci saranno 3 regate preliminari, 2 nel 2026 ed una nel 2027 a ridosso delle prime regate di LVC. E con gli AC75 si farà una vera e propria prova di autore. Le regate preliminari, tranne l’ultima, vedranno impegnati gli AC40: ogni team può iscriverne 2 e una delle due barche avrà l’obbligo a avere a bordo 2 giovani under 25 e 2 donne. Ci vorrà del tempo anche per capire quali saranno i team che si sfideranno a Napoli: Luna Rossa, Athena Racing , Orient Express , si sono dichiarati soddisfatti del protocollo, così come gli statunitensi di America Magic. Ora si aspettano solo gli svizzeri di Alinghi. L’attesa della città Tocca anche e soprattutto a Napoli: al di là degli entusiasmi comunali e del comitato organizzatore, di certo si dovrà correre. Sono stati stanziati subito 152 milioni di euro per l’area di Bagnoli e altri 65 milioni per le vie di accesso al porto. La consegna prevista è primavera inoltrata del 2026, con le regate che saranno a luglio 2027. Almeno un anno prima: i miracoli a Napoli riescono, vero San Gennaro? È una grande occasione per tutti. Milioni di turisti e tanti appassionati di questo sport antico e meraviglioso si affacceranno sul lungomare di Mergellina e via Partenope, si troveranno sul golfetto Santa Lucia con i circoli Italia e Savoia , visiteranno Castel dell’Ovo, vedranno in lontananza la costiera sorrentina e la cornice di Capri, Ischia e Procida. Che si vuole di più? Un cronista americano arrivato con le truppe di liberazione a Napoli nel 1943, cambiò la frase di Goethe dicendo “vedi Napoli e poi vivi”, per celebrare la gioia e l’allegria della sua gente. Ecco, Napoli è tutto questo. E anche l’America’s Cup lo scoprirà.

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Giovanni Bruno