Gli skipper italiani pronti a sfidare l'Atlantico

Se ami il mare, ami anche l’oceano. Da Le Havre, in Normandia, città di acqua e luce, tanto amata dagli impressionisti ed in particolare da Claude Monet, ogni due anni , da trent’anni, la leggendaria transatlantica Transat Jacques Vabre, in doppio senza scalo e senza assistenza, mette sulla linea di partenza il meglio della vela d’altura. Oggi, si chiama Transat Cafè L’Or e segna una presenza collettiva di skipper italiani mai vista prima. Per questa edizione, la 17^, sono otto gli skipper azzurri: un punto di svolta per la vela d’altura del nostro Paese. Possiamo chiamarla l’onda oceanica italiana. 72 barche al via. 148 marinai. Quattro classi e quattro rotte differenti. Nella categoria IMOCA 60, per un totale di 18, considerata la più tecnologica e vicina allo spirito del Vendée Globe, il giro del mondo in solitario in programma tra tre anni, prendono parte Ambrogio Beccaria, affiancato da Thomas Ruyant su Allagrande Mapei, e Francesca Clapcich, in coppia con Will Harris a bordo di 11th Hour Racing. Nei Class40, la classe più numerosa e combattuta, la flotta azzurra sarà composta da Luca Rosetti, insieme a Matteo Sericano, al timone di Maccaferri Futura; Andrea Fornaro, in coppia con Alessandro Torresani su Influence 2; Pietro Luciani, co-skipper di William Mathelin-Moreaux su Les Invincibles; e Alberto Riva, co-skipper di Benoît Sineau su Ekinox. Ognuno di questi ragazzi ha una storia sportiva differente. Quello che colpisce è il profondo desiderio di responsabilità verso le nuove generazioni di dimostrare ciò che è possibile. C’è chi, per esempio, come Alberto Riva, ha superato prove molto dure. A Le Havre, in Normandia, prima della partenza della regata, si è presentato con entrambi i genitori, il fratello e la sua fidanzata con gli occhi che si illuminano appena si parla di andare per mare. E’ pronto per una nuova sfida nonostante oggi sia impegnato a tempo pieno nel progetto ‘Hypersail’ di Ferrari con Giovanni Soldini. Alberto è passato attraverso momenti molto duri in mare. Prima c’è stato l’incidente proprio durante l’edizione 2023 della Transat Jacques Vabre quando si è rotto il piatto tibiale a bordo. Poi durante la regata d’altura Quebec-Saint Malo, Alberto a bordo del Class40 Acrobatica con Tommaso Stella e Jean Marre, la collisione con il tanker liberiano ‘Silver Ray’. Un vero e proprio naufragio. L’unica donna nel gruppo della delegazione degli skipper italiani a Le Havre? Francesca Clapcich, classe 1985. La chiamano Frankie. Sorriso splendente. Alta e fiera. Si descrive una madre, moglie, membro della comunità LGBTQ+, una maestra di sci, un’attivista e molto altro ancora. Una storia meravigliosa di passione per il mare. Dopo la perdita del padre, si è lentamente accesa la luce verso un percorso di dedizione ed impegno verso questo sport che l’ha portata davvero lontano. “Dobbiamo trovare un terreno di incontro tra le persone e con il nostro pianeta, non solo per noi stessi ma per tutte le generazioni future”. Questo è uno dei messaggi di Frankie. Prima le classi olimpiche, poi due edizioni dei Giochi Olimpici, in mezzo persino la Coppa America con American Magic fino ad arrivare qui a Le Havre come la seconda italiana di sempre dopo Cecilia Carreri ad affrontare la Transat Cafè L’Or, la prima americana di sempre e la prima volta con i colori di 11th Hour Racing. Sullo sfondo resta la sfida della Vendèe Globe 2028. “Sono felice di vedere così tanti skipper italiani al via di una regata importante e storica per la vela oceanica. Negli ultimi anni, i nostri velisti hanno dimostrato il loro valore e stanno finalmente dando del filo da torcere alla tradizionale concorrenza francese. Per me, ovviamente, è un grande onore presentare il mio progetto e affrontare la prima regata con i colori del team. Tra i concorrenti diretti avremo Bogi, e sono orgogliosa di poter competere con lui” ha dichiarato Francesca Clapcich. Ambrogio Beccaria questa regata l’ha vinta con il Class40 due anni fa. Oggi a Le Havre in doppio con il francese Thomas Ruyant, una leggenda di questo sport alla nona partecipazione solo in questa regata, con due vittorie in due edizioni ed una grande scoperta personale per Bogi. Alla Grande Mapei arriva dall’esperienza in equipaggio in Ocean Race, con vittoria nella tappa di Genova e con la voglia in questa regata in doppio, di mettere alla prova la barca il più possibile. Ambrogio poi arrivato a Fort de France, in Martinica, riporterà l’Imoca 60 alla base, a Lorient, attraverso un falso solitario. Un’occasione importante per testare la barca prima di iniziare a prepararsi per il Giro del mondo in solitario del 2028. Ambrogio racconta dell’importanza del navigare in doppio perché è una storia molto legata al co skipper in cui bisogna subito trovare un equilibrio e soprattutto la fiducia in quello che fa il compagno perché così aumenta anche la fiducia nei propri mezzi. L’Ocean Race ha insegnato che ci sono delle configurazioni della barca che prima in doppio o in solitario non si riesce a sperimentare alzando un po’ il target. Ora l’obiettivo di Beccaria è proprio quello di mantenere quel target in doppio. Sarà una maratona a differenza dell’Ocean Race che aveva tappe della durata di una manciata di giorni. In questa regata massima attenzione alla barca. 4350 miglia nautiche per gli Imoca60, imbarcazioni lunghe 18 metri con un albero che tocca i 30 metri. Prize commitment, premio per il team più virtuoso dal punto di vista della sostenibilità e 60 mila euro per il vincitore di questa classe. L’arrivo in Martinica, con partenza da Le Havre, principale porto francese per il commercio del caffè dal XVII secolo, è previsto in un paio di settimane per gli Imoca che sfrutteranno le Canarie come boa. Un’edizione, questa, dove è stato allestito, nel Bassin Paul Vatin di Le Havre, un vivacissimo villaggio con oltre 90 espositori e un accesso che conta circa 600mila visitatori per la settimana. Si parla di un incasso di circa 5,9 milioni di euro. Un importo che viene ripartito tra gli enti locali ed i partner privati integrato dalle quote di iscrizione degli equipaggi e da altre entrate in particolare quelle provenienti proprio dai visitatori curiosi sulle banchine ma anche attivi nel fare shopping tra gli stand nonostante le condizioni meteo e una vera e propria tempesta che si è abbattutta sull’area provocando onde di sei metri e raffiche di vento a 150 km orari con traffico paralizzato e treni cancellati. Nonostante questo, l’organizzazione è riuscita a gestire l’emergenza. I ragazzi hanno saputo mantenere la concentrazione in vista della partenza studiando la rotta al meglio. I ragazzi sono pronti a sfidare l’Atlantico. In un’edizione di questa leggendaria regata con un’Italia, per presenza, seconda solo ai padroni di casa. Un’Italia che ha cominciato a farsi riconoscere attraverso uno dei pionieri di questo sport: Giovanni Soldini, vincitore nel 2007 della Transat Jacques Vabre in coppia con Pietro D’Alì. Un’Italia che oggi sta andando lontano e parla già al futuro.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Gli skipper italiani pronti a sfidare l'Atlantico

Francesca Piantanida