E da Giffoni non è tutto: il diario sportivo della nostra inviata al Festival

Benvenuti a Giffoni Valle Piana, comune di 11 mila anime che 10 giorni l’anno ne aggiunge di nuove. E quelle che arrivano, da 30 paesi, sono giovani. Giovanissime. Bambini e ragazzi dai 3 ai 25 anni. Il Giffoni Film Festival è nato nel 1971, dall’idea del signor Claudio Gubitosi, allora diciassettenne, appassionato di cinema e con un percorso di studi che l’avrebbe portato a diventare sacerdote. Un pomeriggio, girando attorno alla fontana della piazza del mercato, ispirato dalla freschezza e limpidezza di quell’acqua, pensò a un festival del cinema per giovani. La tonaca poteva aspettare. La manifestazione all’inizio si svolgeva in piazza e i residenti si accomodavano sulle sedie che portavano da casa. Ora è un festival di respiro internazionale, con stelle a calcare il blu carpet. Da 15 anni se ne occupa anche il figlio Jacopo. Entrando alla Cittadella del Cinema, nel primo giorno di festival, la prima persona che trovo è proprio lui, quel diciassettenne visionario di 55 anni fa. Camicia azzurra a righe, pantaloni beige, capelli bianchi. Mi presento, gli dico che deve essere orgoglioso di ciò che ha costruito, lui ringrazia e dice “Sì, lo sono, e poi l’ho fatto nel mio paese”. Sì, ho compreso subito che è l’appartenenza qui a fare la differenza, un’appartenenza che viene messa a servizio. Al Giffoni tutto è condivisione, di vedute, di pareri, di immagini, di esperienze. Tra una sala proiezione e l’altra ti ritrovi tra gruppi di bambini e ragazzi che indossano magliette colorate a seconda della sezione a cui appartengono. I piccoletti verdi sono già i miei preferiti. Sono loro i protagonisti, i ragazzi di tutto il mondo. Spettatori, giurati , e liberi di esternare curiosità. Chiedono, e attori, registi e sportivi rispondono. Sì, perché dallo scorso anno c’è anche una sezione dedicata allo sport. E come poteva Sky non esserci. La prima a venirci a trovare nello spazio Sky è Bebe Vio Grandis, e nel vederla arrivare penso che lei qui è energia nell’energia. “Ma cosa c’entro io con il cinema poi?” Mi dice. C’entra. Eccome. Non per la sua vita da film, ma perché lei mette assieme, con i suoi progetti, i ragazzi con disabilità e normodotati, per giocare, fare sport, crescere. Parliamo di cartoni animati, “Per i bambini ora è più semplice, i cartoni e i film adesso parlano anche di supereroi imperfetti, un tempo non era così”. Al blu carpet i ragazzi la acclamano, intonano cori, vogliono una foto e lei li accontenta. Nessuno escluso. Le vogliono bene e glielo fanno capire. Il tempo di salutare e ringraziare Bebe e mi sposto nella sala dove i ragazzi incontrano Lorenzo Minotti. Sono curiosi di sapere come è cambiato il calcio, cosa vuol dire essere un capitano, alzare una coppa. Lorenzo è bravissimo a mettere assieme passato e presente, a immaginare i suoi successi nel tempo dei social e a spiegare come funzionava quando non c’erano e negli spogliatoi Nevio Scala e Arrigo Sacchi volevano rigoroso silenzio. Un confronto che dura più del previsto tante sono le domande. Due sale più in là cantano. ‘Laura non c’è’. Avete presente? Certo che avete presente. Singolo del 1997, ma che i bambini e i ragazzi presenti conoscono benissimo. Pezzo senza tempo come il suo autore. Filippo Neviani, per tutti Nek. “Ma ho 53 anni sai?” Mi dice “E questo confronto con i ragazzi l’ho vissuto più da papà che da artista” È prezioso poter raccontare della propria esperienza a chi ha ancora tutto un percorso da fare, ha ambizioni, sogni, oppure non sa ancora in che direzione andare. Nek è stato al Giffoni tutto il pomeriggio, si è preso il suo tempo, lo ha dato ai ragazzi che gli volevano parlare. Lo corteggiavano da anni per averlo qui, quest’anno finalmente ci sono riusciti. “Davvero?” - si stupisce - “Non lo sapevo”. Nek è di Sassuolo, tifa Sassuolo, per il Sassuolo ha scritto l’inno, “Ero presente allo stadio il giorno in cui siamo tornati in Serie A, è bello esserci, condividere, dovrei farlo più spesso”. Il Giffoni Film non è palco e platea, è essere assieme nella stessa stanza. È entusiasmo, buon cibo e buone idee. È guardare al futuro. È nelle accortezze, come mettere ventilatori ad acqua dove i ragazzi aspettano attori e sportivi al blu carpet. Qui fa molto caldo. È storie del passato, è sentirsi dire “Ma sai cosa è successo a Giffoni ad Alberto Sordi?” E a Meryl Streep?”. È lasciarsi andare alla gentilezza e all’ospitalità. È avere voglia di sapere cosa accadrà il giorno dopo, quali saranno gli ospiti, cosa verrà chiesto loro. Per la cronaca, Alberto Sordi allagò la stanza dell’alloggio che lo ospitava, si era addormentato sul letto mentre riempiva la vasca da bagno, e Meryl Streep, la mattina dopo il suo intervento, se ne andò in giro per il mercato allestito in piazza, con un grande cappello di paglia, tra i presenti increduli, a comprare frutta e nocciole. . Qui accade anche questo. E da Giffoni NON è tutto. A domani.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

E da Giffoni non è tutto: il diario sportivo della nostra inviata al Festival

Roberta Noé