Ibrahim Jaaber, Allan Ray, Andre Hutson, Brandon Jennings, gli "american players" della Lottomatica Virtus, non hanno dubbi: il prossimo 4 novembre sul campo da gioco delle elezioni presidenziali non ci sarà partita: lui è il Michael Jordan della politica
"Go Obama!". Lo ripetono col sorriso sulle labbra, come se fosse uno slogan da gridare in campo. E più lo gridano, più ci credono. Anche se giocano a basket lontano da casa, sono tutti con lui, con il candidato democratico arrivato dalle Hawaii, passato per il Senato dell'Illinois e ormai a un passo dalla Casa Bianca. Ibrahim Jaaber, Allan Ray, Andre Hutson, Brandon Jennings, gli "american players" della Lottomatica Virtus Roma, non hanno dubbi: il prossimo 4 novembre sul campo da gioco delle elezioni presidenziali non ci sarà partita, Barack Obama diventerà il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.
E non solo perché Obama è di colore come loro, o perché proprio come loro ama la pallacanestro. No, per il poker d'assi della Lottomatica, Barack vincerà l'incontro delle presidenziali perché incarna il sentimento intimo della middle-class a stelle e strisce in cerca di un mutamento profondo dopo gli anni dell'amministrazione Bush. "Il Michael Jordan della politica", etichetta data a Obama, è per i cestisti della Virtus il candidato ideale per andare a canestro e voltare pagina una volta per tutte.
"E' l'uomo giusto per un cambiamento positivo e spero che sia lui a vincere - afferma Hutson, originario dell'Ohio, uno degli stati cruciali per la corsa alla Casa Bianca -. Con lui credo che si potrà dare uno stop alle guerre, avere maggiori opportunità di lavoro per tutti e un'attenzione migliore per la classe media". Hutson, che si è fatto fotografare con indosso una t-shirt che ritrae il volto stilizzato del candidato democratico, ha gia' partecipato attivamente alle elezioni: "Ho già espresso il mio voto inviandolo via mail. Spero che serva e che permetta a Obama di vincere. Con lui anche l'economia potrà riprendersi".
Già, l'economia. Chi vincerà tra Obama e McCain sarà chiamato ad affrontare la peggiore crisi internazionale che si sia mai vista dal secondo dopoguerra ad oggi. "But he can change" è la risposta sicura del quartetto, "yes, he can". "Seguirò le battute finali attraverso la Cnn - promette il più giovane del gruppo, il 19enne Jennings -. Spero che Obama, una volta eletto, aiuti subito l'economia ad essere più forte. Ha dimostrato di saper parlare bene, vedremo cosa sarà in grado di fare".
Le stesse parole escono dalla bocca di Ibby Jaaber e Allan Ray. Quest'ultimo, però, aggiunge un elemento in più: "Obama è l'uomo del cambiamento. Se eletto avrà il tempo per poter lavorare bene come ha fatto Bill Clinton. E poi, dopo tanti anni di amministrazione repubblicana, è giusto che vinca un democratico". Insomma, viva il turn over. Con buona pace di John McCain, sul parquet della Lottomatica il motto è uno solo: "Uno per tutti, tutti per Obama".