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Serie A, dal 2018 impianti da almeno 5000 posti

Basket

Stefano Olivari

Venezia-Cantù giocata al Taliercio di Mestre il 22 gennaio 2017 (Getty)

Il Consiglio Federale ha stabilito la capienza minima per partecipare al massimo campionato, a partire dal 2018-19. Uno stimolo a rinnovare i palazzetti italiani, più che una necessità imposta dal numero di spettatori

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Dal 2018 non potrà giocare nella serie A della nostra pallacanestro chi non avrà disposizione un impianto con almeno 5.000 spettatori di capienza. È questa la decisione più importante presa durante il Consiglio Federale di Roseto degli Abruzzi, oltre ad essere quella che creerà più polemiche.

MEZZA SERIE A IN PERICOLO

Va precisato che si parla della stagione 2018-19, non della prossima, ma considerando i tempi della burocrazia italiana anche soltanto per apportare migliorie ad impianti esistenti possiamo già dire che mezza serie A attuale è in zona pericolo. In regola, per l’impianto attuale o perché in città ce n’è uno con la capienza giusta, sono in 7: Milano, Torino, Pesaro, Caserta, Varese, Avellino e Sassari. Consideriamo in regola anche Cantù, che di fatto da anni gioca molte partite di cartello al PalaDesio: che poi a Cantù, in un posto che alla squadra dovrebbe erigere un monumento, non si riesca a rifare lo storico Pianella è un altro discorso. Qualcosa si muove a Brescia per un nuovo palazzo e a Reggio Emilia per un adeguamento del tendone del PalaBigi, ma per il resto (anche a Venezia, dove fra l’altro il presidente della Reyer, Brugnaro, è anche sindaco della città) la situazione non è in generale buona e già adesso potremmo scommettere su deroghe e cose del genere.

LA NECESSITÁ DI CAPO D'ORLANDO

Due però sono le vere domande. La prima: alzare la capienza può essere utile a portare più spettatori? Non andiamo alla preistoria: nel girone di andata la media spettatori in serie A è stata di 3.791 a partita. Si va dai 7.932 di Milano ai 1.865 di Capo d’Orlando, ma l’aspetto da tenere in considerazione è che soltanto 4 squadre (Sassari, Pesaro, Reggio Emilia e Cantù) sono state sopra i 4.000, Reggio e Cantù fra l’altro grazie ad alcune partite giocate a Bologna e a Desio. Insomma, dal punto di vista dell’affluenza di pubblico non ci sarebbe tutta questa necessità dei 5.000 spettatori di capienza, anche se lo spirito dell’idea di Petrucci è più che altro quello di far rinnovare gli impianti.

PIAZZE STORICHE

La seconda domanda è la più insidiosa: in questi nuovi o seminuovi palazzetti chi ci giocherà? L’idea dell’allargamento della A a 18 o 24 squadre non sembra andare nelle direzione della qualità, al di là della demagogia sulle cosiddette ‘piazze storiche’. Se si vuole fare una serie A basata sul bacino di utenza allora le due bolognesi, Roma, Siena, Treviso, Trieste, eccetera, dovrebbero stare in serie A e Capo d’Orlando no, ma all’ultima rilevazione il sistema sportivo italiano risulta ancora basato sul diritto sportivo. Senza dimenticare che quasi tutte le piazze storiche sono finite in A2, o peggio, per fallimenti e motivi finanziari, non per retrocessioni sul campo.