Gianmarco Pozzecco alla Dinamo Sassari: tutti gli show del genio del basket

Basket

Gianmarco Pozzecco è il nuovo coach di Sassari. Da Capo d'Orlando alla Fortitudo, la sua carriera da allenatore è stata caratterizzata da numerosi show. Dalla camicia strappata contro Milano alle sfuriate in conferenza stampa, per finire ai siparietti con i giornalisti...

POZZECCO È TORNATO, VA A SASSARI

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Estroso, geniale, irriverente, fumantino e appassionato. Ci sono tanti modi e aggettivi per descrivere Gianmarco Pozzecco e la sua personalità, autoritaria ma piuttosto contenuta nelle vesti di giocatore e quasi senza limiti lontano da questi confini, in particolar modo nelle vesti recenti di allenatore. Ed è con questo curriculum di campo e di vita che il Poz si è ritagliato il suo posto nel mondo e quello, freschissimo, di nuovo coach della Dinamo Sassari al posto del dimissionario Esposito. Un'altra occasione per ripartire dopo la breve e non esaltante esperienza alla Fortitudo, durata poco meno di tre mesi, e restituire entusiasmo a una squadra consacratasi ai vertici del basket italiano nelle ultime stagioni. I tifosi sardi si aspettano una serie di risultati convincenti, quelli dell'Italia in generale sono pronti a tenere sempre in mano i propri smartphone e riprendere ogni passo del 46enne di Gorizia, mai banale nei modi e nei toni da quando ha assunto il ruolo di allenatore.

Capo d'Orlando

La sua prima esperienza, dalla posizione limitrofa del parquet, Pozzecco la vive alla guida di Capo d'Orlando, formazione di A2 presa a stagione in corso da ultima in classifica e ricondotta all'11° posto. Uno score personale di 12 vittorie e 10 sconfitte nell'anno del debutto, caratterizzato dal suo primo show davanti alle telecamere. I successi contribuiscono a tenere alto l'umore e l'allenatore dei siciliani si presenta euforico dopo il trionfo ottenuto contro Scafati. È ancora alle prime armi nelle vesti di coach, qualche errore può capitare e un giornalista in sala stampa, analizzando la gara, glielo fa notare. Al Poz viene incolpata una non eccellente gestione dei timeout negli ultimi minuti di partita e lui, dopo qualche secondo di riflessione, risponde al cronista ironicamente, mandandolo a quel paese con un sonoro: "Vaf....". L'esclamazione accoglie risa e applausi, fino a quando al termine della conferenza stampa, è lui stesso a cambiare i ruoli in corsa e rivolgere una domanda a un giornalista. "Ti è piaciuta la partita?".

Quei sorrisi vengono meno, però, circa un anno dopo. L'Orlandina cade in casa del Ferentino ed è una sconfitta che manda su tutte le furie il suo allenatore, dando vita a uno dei show più famosi. A far saltare i nervi a Pozzecco non è il risultato in sé né la prestazione da parte dei suoi, al quale rivolge anche un ringraziamento al termine dell'incontro, ma uno dei principi su cui ha basato tutta la sua vita: il rispetto dell'avversario. Il match contro la società laziale si è concluso infatti con un furioso litigio con Franco Gramenzi, coach dei padroni di casa, e Poz in conferenza stampa decide di sfogarsi. Davanti ai cronisti, l'ex cestista azzurro 'mette in scena' un lungo monologo che finisce con una clamorosa sfuriata: "Per tutta la mia carriera ho cercato di battere il mio avversario con rispetto e lealtà - dice -. Quando ho vinto, ho festeggiato. Ma sono sempre stato il primo a fare i complimenti allo sconfitto perché so quanto è fastidioso perdere. Quando perdo io, però, non permetto che mi si manchi di rispetto. Perché mi girano i c...!". Parole dure, accompagnate da un innalzamento dell'emotività e da un pugno sul tavolo che riassume tutto il nervosismo raccolto in quei minuti.

Decisamente più disteso è, invece, il clima nel mese successivo. La sua squadra scende in campo a Napoli contro l'Expert, ma il vero spettacolo arriva - ancora una volta - in sala stampa. Uno dei giornalisti è impegnato in una telefonata, che si rivela poi essere un audio-registrazione per ascoltare le parole del coach, e ciò impedisce alla conferenza di iniziare. Pozzecco si mostra più disponibile di altri ad aspettare, fin quando decide di prendere in mano la situazione. Riceve il cellulare dal cronista e chiede all'interlocutore della telefonata di rivolgere direttamente a lui la domanda desiderata. Dall'altra parte, però, nessuno risponde e la situazione non fa altro che alimentare l'interesse e l'ilarità verso il siparietto. Il friulano classe '72 scherna il giornalista per la poca considerazione ricevuta dai responsabili nei suoi confronti e, alla fine, lancia un sorridente appello affinché quel reporter non venga licenziato.

Varese

Terminata l'esperienza a Messina, nel giugno 2014 Gianmarco Pozzecco firma per Varese, la sua squadra del cuore. Un accordo che necessita una versione romanzesca visto l'entusiasmante passato e così, giusto per non essere da meno, il Poz dà sfogo a momenti goliardici già nella sua conferenza di presentazione. Prega di non essere definito nano per non essere continuamente richiamato dall'associazione apposita, conferma le difficoltà di tenere i freni a posto e afferma di essersi venduto il fondoschiena al diavolo - dopo avergli venduto l'anima quasi 20 anni prima - pur di riportare lo scudetto tra le fila dei biancorossi, stesso obiettivo centrato da giocatore. Dichiarazioni che non passano inosservate, ma nulla a che vedere con quanto offre il mese di novembre. Pozzecco perde a Roma la quarta partita consecutiva e la prima ironica reazione è quella di dimenticare il dolore con donne e alcool. Poi, però, vista la posizione geografica, ha un'idea migliore e reclama aiuto ai cronisti presenti. "Ma ponte Milvio è vicino? - chiede il coach -. Quasi quasi vado a buttarmi giù. Dò un cazzotto a Moccia e poi… mi butto”, scatenando l'ilarità dei presenti.

Quel tenero uomo, provato dalla sconfitta, perde completamente le staffe la settimana dopo e si trasforma nell'incredibile Hulk. Questa volta, infatti, lo show si compie direttamente sul parquet in occasione del derby contro Milano. Il finale di match è molto teso e Pozzecco, al secondo fallo tecnico, viene espulso dalla direzione arbitrale. Il Poz, però, ha poca voglia di lasciare il campo e fatica a ritrovare la calma nonostante il supporto dei suoi giocatori. Quello sguardo adirato e incredulo, ma piuttosto contenuto, fuoriesce all'improvviso, con il coach di Varese che non si trattiene e strappa la sua camicia per la rabbia.

L'avventura nella sua Varese non ottiene i risultati sperati. Il 25 febbraio 2015, a meno di un anno dalla firma, Pozzecco rassegna le dimissioni e anche questo passo d'addio si trasforma in uno show, sebbene dai toni nettamente più emozionali rispetto ai precedenti. Il coach si presenta in sala stampa con gli occhiali da sole, probabilmente per nascondere la delusione sul volto, e si rivolge ai presenti spiegando la scelta di abbandonare il progetto. Poz non riesce a mandare giù questo personale fallimento e, dopo un paio di minuti, le lacrime lo travolgono, tanto da convincerlo a chiedere scusa e abbandonare la conferenza in anticipo.

Fortitudo

Passati due anni all'estero, Pozzecco fa ritorno in Italia e intraprende un'altra breve esperienza in una realtà che gli ha dato tanto da giocatore: Bologna. Il suo approccio alla Fortitudo comincia, come sempre, all'insegna dell'ironia: "L'obiettivo è tornare a giocare il derby - spiega durante la presentazione -. E visto che, purtroppo, la Virtus non retrocederà, l’unica opportunità è salire”. Anche questa volta, tuttavia, le cose non vanno come sperato. La Fortitudo mira alla promozione, ma il nervosismo viene a galla durante i playoff ed esplode dopo la sconfitta in gara-3 contro Verona. La mancanza di lucidità in certi momenti del match è la principale colpa additata in conferenza stampa al coach, ma la sua risposta spiazza tutti: "Se avessi potuto, avrei fatto di peggio". È l'ultimo sfogo prima dell'addio. In attesa, forse, dei prossimi alla guida di Sassari.