Nuovo metodo Real: addio alle corse di Zidane, con Lopetegui sorrisi e palloni

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Rivoluzione alla Casa Blanca, con i metodi di allenamento di Lopetegui molto apprezzati dai giocatori. Diverso anche lo stile di leadership del nuovo allenatore, più propenso al dialogo. Ma sarà ugualmente vincente?

Andate a dire a un allenatore che ha vinto tre Champions di fila che i suoi metodi non vanno bene. Vi sembrerebbe possibile? Eppure alla Casa Blanca c’è chi ha accolto con un certo sollievo l’addio di Zidane e l’approdo di Lopetegui. È bastata una settimana di lavoro a Valdebebas per capire quanto i due siano diversi, soprattutto per quel che riguarda due aspetti: preparazione fisica e comunicazione.

Partiamo dal lavoro sul campo: sette giorni di preparazione con Lopetegui e nessuna traccia di quelle corse infinite attorno al campo, con il fido Antonio Pintus che tirava il gruppo e che una volta (era l’ultimo giorno dell’anno e il Real aveva da poco vinto il Mondiale per club) addirittura ripropose i gradoni “zemaniani” con Cristiano Ronaldo e compagni su e giù dalle tribune del Bernabeu. Il preparatore italiano è stato confermato nello staff di Lopetegui, ma adesso sono cambiate molte cose: tutto il lavoro, innanzitutto, prevede la presenza di un pallone, eccezion fatta per il riscaldamento e qualche esercizio specifico. I gradoni, per Lopetegui, servono solo a far sedere gli spettatori: e i giocatori sembrano esserne felici.

Il secondo aspetto che sta marcando una certa differenza tra il vecchio e il nuovo corso è quello della comunicazione. Stavolta a gioire sono in particolare quei giocatori che con Zidane godevano di minor considerazione e che adesso stanno riprendendo fiducia grazie allo stile di leadership di Lopetegui, più improntato al dialogo e al confronto. Un esempio su tutti il giovane Dani Ceballos, in cui il nuovo allenatore crede molto e che appare motivatissimo dopo una stagione trascorsa nell’ombra; ma anche gente come Theo, Borja Mayoral, Vallejo e Llorente è soddisfatta del nuovo corso. Resta da valutare, ora, se dialoghi, sorrisi e qualche corsa in meno porteranno gli stessi risultati raggiunti dal “cattivo” Zizou.