Inzaghi prova a coinvolgere tutti ma solo in 12, portieri esclusi, hanno giocato più di mille minuti. Luis Alberto, Djordjevic, Lombardi e Kisnha, in rosa fino a gennaio, hanno raccolto briciole di presenze e solo il giovane italiano ha provato a lasciare il segno. In quattro hanno giocato appena 1035 minuti
Problemi... al cambio. La frenata della Lazio nella rincorsa Champions si spiega soprattutto così. Un limite tornato d'attualità a Cagliari. Nelle rotazioni stagionali di Inzaghi le alternative hanno risposto positivamente in porta, in difesa e a centrocampo. Ma non in attacco, dove mancano ricambi di qualità. E così quando Inzaghi si gioca la carta Keita dall'inizio, di fatto il dodicesimo titolare, in panchina rimane ben poco. Alle spalle del tridente, la Lazio si scopre vulnerabile. Non è casuale che Immobile e Felipe Anderson siano sul podio dei giocatori più utilizzati e neanche che l'unico ko stagionale dei biancocelesti contro una medio piccola, a Gennaio contro il Chievo, sia arrivato nell'unica partita saltata dal centravanti azzurro. Inzaghi prova a coinvolgere tutti ma alla fine solo in 12, portieri esclusi, hanno giocato più di mille minuti.
Nell'altra Lazio bene Strakosha, Wallace e Bastos, promosso Murgia. Davanti invece scena muta. Ecco probabilmente il fattore che determina il gap con le prime tre della classifica. Luis Alberto, Djordjevic, Lombardi e Kisnha, in rosa fino a gennaio, hanno raccolto briciole di presenze e solo il giovane italiano ha provato a lasciare il segno. In quattro hanno giocato appena 1035 minuti. Un dato significativo. Al rush finale per l'Europa la Lazio non arriva in riserva, ma quella di riserva dovrà necessariamente fare di più.