Tredici anni fa, il 4 luglio 2004 a Lisbona, la Nazionale allenata da Otto Rehhagel stupiva l'Europa laureandosi campione per la prima volta ai danni del Portogallo di CR7. Un miracolo operaio con i gol di Charisteas e degli "italiani" Dellas, Vryzas e Karagounis, una favola tutta greca degna delle più belle imprese sportive
Il mito della Grecia calcistica prende forma il 4 luglio 2004, data del primo storico trionfo agli Europei in Portogallo. Un’impresa dai pochi eguali quella centrata dall’allora Nazionale di Otto Rehhagel, gruppo forse carente di talento ma trascinato dall’orgoglio di protagonisti e di un popolo intero. La classe operaia va in paradiso, trionfo che riscrive la leggenda di un Paese e dei suoi eroi consegnati all’Olimpo del pallone -
EuroStorie: 2004, il tacco di Ibrahimovic
È il minuto 57 della finalissima al da Luz di Lisbona, quando il colpo di testa di Angelos Charisteas consegna la 12.a edizione degli Europei alla Grecia per la prima volta sul tetto del continente. La vittoria più bella dello sport greco, tanto clamorosa quanto inaspettata, propiziata in primis dalle tre reti complessive dell’attaccante-rivelazione in forza al Werder Brema. Sarà il punto più alto della sua carriera -
Accadde oggi, Euro 2004: l'Italia il "biscotto"
Qualificata alla fase finale in Portogallo in virtù del primato nel gruppo 6 davanti alla Spagna, la Grecia trova in Otto Rehhagel l’artefice della favola più sorprendente: allenatore tedesco classe 1938, coetaneo di Trapattoni e manifesto di un calcio antico, il condottiero dei greci ribalta i pronostici della vigilia che quotavano Charisteas e compagni da 80 a 150. Verrà premiata la fiducia di chi ha creduto nell’impresa -
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Ben 15 eroi di quella spedizione militavano in patria tra Olympiakos, Panathinaikos e AEK Atene, club quest’ultimo nel quale era impegnato il capitano Zagorakis che vedremo poi al Bologna. Proprio l’Italia rappresentava il presente di Vryzas (Fiorentina), Dellas (Roma) e Karagounis (Inter), intoccabili in Nazionale eppure ai margini nelle rispettive squadre. L’Europeo del 2004 rappresenta pure la loro ribalta personale -
Accadde oggi, Euro 2004: l'Italia il "biscotto"
La partita inaugurale del torneo coincide con l’epilogo dello stesso, esito analogo a Oporto come a Lisbona. Il 12 giugno i padroni di casa del Portogallo alzano il sipario sugli Europei al do Dragão, impianto preso d’assalto dall’entusiasmo della Grecia di Rehhagel: in avvio è subito Karagounis a gelare il pubblico portoghese e la favorita allenata da Luiz Felipe Scolari -
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Nonostante la presenza di big come Figo, Rui Costa, Deco e un 19enne Cristiano Ronaldo, il Portogallo soffre il carattere della Grecia e l’organizzazione imposta da Rehhagel. Il primo gol della manifestazione porta quindi la firma del centrocampista dell’Inter, un rincalzo per Cuper e Zaccheroni ma fondamentale in Nazionale. Ad inizio ripresa Seitaridis si procura il penalty del 2-0 trasformato da Basinas -
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Sterile e tardiva la reazione dei padroni di casa a segno al 90’ con Cristiano Ronaldo, golden boy reduce dalla prima stagione al Manchester United e autore del definitivo 2-1 per i greci. Il battesimo della Grecia impressiona per spirito e praticità, dogmi cari a Rehhagel come vedremo nel corso del torneo -
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Il libero vecchio stampo e una feroce marcatura a uomo oltre a laterali smaliziati. E ancora velocità, orgoglio, determinazione: un calcio spazzato via da Arrigo Sacchi alla fine degli anni ’80 ma tornato d’attualità con il ct sulla panchina della Grecia dal 2001 al 2010. A livello di club le pagine più gloriose di Rehhagel vanno circoscritte al Werder Brema, ma il capolavoro resta l’avventura a Euro 2004 -
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La seconda fatica del girone oppone la Grecia alla Spagna, rivale staccata di un punto al comando sulla strada verso il Portogallo. Era la selezione guidata da Iñaki Saez, gruppo ancora lontano dal ciclo d’oro con Del Bosque ma dalle tante stelle: Raul e Puyol, Torres e Morientes, Xavi e Xabi Alonso fino a Iker Casillas. Un ostacolo convincente al debutto contro la Russia (1-0) grazie a Valeron -
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Chiamata a vendicare la beffa nelle qualificazioni che l’aveva condannata allo spareggio vinto contro la Norvegia, la Spagna passa al 28’ con Morientes prima della reazione greca: la prima firma nella manifestazione di Charisteas archivia il match sull’1-1, un pareggio che vale oro nell’accesso ai quarti di finale. Da una parte si attende la Russia già eliminata, dall’altra Spagna-Portogallo è uno spareggio -
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Un percorso inedito quello della Grecia, fino al 12 giugno mai vittoriosa nelle fasi finali dei grandi tornei internazionali tra Europei e Mondiali. Musica destinata a cambiare grazie all’esperienza del ct Rehhagel e di un gruppo svezzato all’estero e nelle competizioni europee. Da non trascurare neppure il fattore entusiasmo, valore aggiunto della Nazionale a caccia della prima storica ribalta -
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A Faro contro la Russia basta un punto per passare il turno, traguardo possibile anche in caso di sconfitta. La tensione gioca brutti scherzi ai greci puniti dopo 67’’ da Kirichenko (gol più veloce dal fischio d’inizio nella storia del torneo) prima del bis di Bulykin al 17’. Impegnato in Serie B con la Fiorentina dopo le stagioni al Perugia, Vryzas segna una rete pesantissima prima dell’intervallo -
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Il 2-1 finale della Russia, risultato sorprendente per quanto visto nei primi 180’, non frena la parabola della Grecia che chiude a quota 4 punti come la Spagna ma avanti per le reti segnate (4 contro 2). Rehhagel accede così ai quarti di finale alle spalle del Portogallo ma soprattutto archivia l’unica macchia del torneo prima della fase ad eliminazione diretta -
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Allo Stadio José Alvalade l’esame successivo della Grecia riserva la Francia campione d’Europa in carica, imbattuta nel gruppo C e colma di campioni che rivedremo due anni più tardi al Mondiale (Zidane, Henry e Trezeguet tra gli altri). Il calcio pragmatico di Rehhagel, certamente poco votato allo spettacolo ma estremamente produttivo, regalerà da qui in avanti risultati in fotocopia dalle stesse dinamiche -
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È il colpo di testa di Angelos Charisteas a piegare la resistenza dei Bleus di Santini, beffati dalla prodezza dell’attaccante greco al 65’. Tutt’altro che un bomber in precedenza in carriera tra Aris Salonicco e Werder Brema eppure baciato dagli dei nel corso del torneo in Portogallo. Non è un caso che nei dieci anni seguenti e con nove maglie diverse non si ripeterà mai con la stessa continuità -
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Francia lenta e inconcludente, Grecia perfetta tatticamente e cinica quanto basta per estromettere i campioni d’Europa in carica. Paga il pressing a tutto campo dell’outsider del torneo, arma già esibita nella fase a gironi ma letale anche per Henry e compagni. Dopo la Spagna, quindi, i greci mietono un’altra favorita al trionfo finale -
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“Se proprio si deve cadere, si cadrà da eroi greci”, aveva assicurato alla vigilia della sfida “Her Otto”. Un appello colto dai suoi ragazzi che vivono una notte magica, non l’ultima della pagina più memorabile della propria storia. Tra i protagonisti anche il portiere Antonios Nikopolidis, bandiera dell’Olympiakos e ribattezzato “Clooney” in virtù della sua somiglianza con il celebre attore statunitense -
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Naturalmente in estasi stampa e tifosi greci, mai così protagonisti nel panorama calcistico internazionale. Funziona la formula vincente di Rehhagel, ct che scova un sistema di gioco utile a sfruttare al massimo le potenzialità dei suoi giocatori e creare un vero gruppo. Squadra attesa quindi dalla semifinale dell’Europeo per entrare nella leggenda -
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In semifinale la Grecia si ritaglia il test Repubblica Ceca, devastante contro la Danimarca travolta 3-0 dopo aver chiuso a punteggio pieno il gruppo D con Olanda, Germania e Lettonia. Talento da vendere per i cechi di Bruckner a partire da Pavel Nedved, Pallone d’Oro nel 2003 e pericolo pubblico numero uno. Classe che non manca nemmeno a Rosicky mentre i gol spettano al tandem Baros-Koller -
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Traversa di Rosicky in avvio, primo squillo di una battaglia dove regna l’equilibrio: cechi più propositivi, greci ordinati ma poco incisivi sotto porta. Nedved abbandona la sfida per una botta al ginocchio, Zeus protegge invece la squadra di Rehhagel dalle incursioni di Koller, Baros e Poborsky. La fatica più ardua della Grecia nel corso del torneo si trascina quindi ai tempi supplementari -
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Dopo la paura si rinnova il carattere dei greci, abili a mutare l’impostazione della partita e costruire due occasioni da gol nel primo tempo supplementare. Negli ultimi secondi una palla inattiva alimenta la parabola della squadra di Rehhagel: un altro colpo di testa, stavolta di Dellas, vale il silver goal che chiude l’ennesimo match a favore della sorprendente Grecia -
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Centrale difensivo dal fisico imponente (196 cm per 88 chili), Traianos Dellas sfrutta l’abilità nel gioco aereo e supera l’incolpevole Cech. Importato in Italia dal Perugia, dal 2002 il libero greco milita da comprimario nella Roma ritagliandosi soddisfazioni in Nazionale. Non è un caso che dopo il suo Europeo i giallorossi riceveranno offerte italiane ed estere comunque rispedite al mittente -
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Battuta anche la Repubblica Ceca in precedenza sempre vittoriosa in quattro uscite, la Grecia prenota un posto nella finalissima del 4 luglio al da Luz di Lisbona. L’appuntamento più atteso non può che essere preceduto dalla passione incontenibile del popolo greco, mai così vicino ad un’opportunità insperata. La missione di Rehhagel appassiona addirittura l’Europa intera -
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L’esordio dell’Europeo coincide quindi con l’epilogo del torneo, d’altronde il Portogallo si è sbarazzato ai rigori dell’Inghilterra prima di piegare 2-1 l’Olanda con Ronaldo e Maniche. Clamorosa la spinta del tifo di casa, un valore aggiunto per la Nazionale di Scolari a caccia del primo trionfo internazionale con una generazione d’oro. Pochi mesi prima José Mourinho aveva strabiliato l’Europa alla guida del Porto -
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Dall’altra parte la Grecia aveva raggiunto un traguardo incredibile e affrontava l’ultimo atto per scrivere la favola meno attesa alla vigilia della competizione. Rehhagel sfoggia naturalmente l’abito migliore per l’occasione: difesa blindata, marcature rigorose e la consueta interdizione a spezzare le geometrie dei più talentuosi portoghesi -
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Pochi squilli nel primo tempo, greci bravi ad imporre il proprio ritmo sebbene in difficoltà in avvio di ripresa: gli errori in impostazione e i palloni concessi al Portogallo sembrano indirizzare la finale verso i padroni di casa. C’è tempo anche per un diversivo offerto dall’invasore Jimmy Jump, catalano e tifoso del Barça evidentemente risentito dal trasferimento di Luis Figo al Real Madrid -
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Portogallo impreciso negli ultimi metri a differenza della Grecia, letale con l’ennesimo colpo di testa: al 57’ il corner di Basinas trova l’implacabile Charisteas che sovrasta Andrade ed entra sempre più nel mito. Scolari cala la carta Rui Costa ma a sfiorare l’1-1 è il giovane Cristiano Ronaldo, tutt’altro che impeccabile dinanzi a Nikopolidis -
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Rehhagel innalza il bunker greco per l’assedio finale del Portogallo, vicino al pareggio prima con Carvalho (bravo Nikopolidis) e poi con Luis Figo, autore della conclusione che sfiora il palo al 90’. La rete di Charisteas, la terza nel suo incredibile Europeo, archivia quindi un altro 1-0 per la Grecia e rende realtà la più impronosticabile delle favole -
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Tra gioia e incredulità i greci si laureano per la prima volta campioni d’Europa, un trionfo maturato contro ogni pronostico. Si tratta del punto più alto mai toccato dalla Grecia in ambito calcistico, exploit che trascina gli uomini di Rehhagel dal 35° al 14° posto del ranking mondiale FIFA: parliamo di un record nella parte alta della classifica raggiunto in un solo mese -
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Protagonista di un Europeo superbo, il capitano Theodoros Zagorakis viene premiato come miglior giocatore della rassegna. Da applausi anche l’avventura dell’interista Giorgos Karagounis, tutt’oggi recordman di presenze (139) con la Nazionale greca davanti allo stesso Zagorakis (120) e agli ottimi Katsouranis (116) e Basinas (100) -
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Il capolavoro della Grecia non può che applaudire Rehhagel, impeccabile nel costruire una difesa sorprendente per tenuta e maturità tattica. Passione, orgoglio e determinazione le componenti che hanno estromesso nell’ordine potenze come Spagna, Francia, Repubblica Ceca ed infine Portogallo, sconfitto in entrambe le sfide nonostante il fattore campo a disposizione -
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Indimenticabile come i festeggiamenti greci, le lacrime del 19enne Cristiano Ronaldo e la notte di Lisbona rappresenteranno un cruccio per il Portogallo intero nei successivi 12 anni. Già, perché una parabola simile a quella della Grecia culminata battendo i padroni di casa della Francia, regalerà a CR7 e compagni il primo titolo europeo nel 2016 -
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Certo è che la beffa del da Luz, appuntamento attesissimo dai tifosi, gettò nello sconforto il Portogallo a differenza dell’entusiasmo greco. Favoriti alla vigilia e già sorpresi all’esordio a Oporto, gli uomini di Scolari falliranno pure la gara da non sbagliare per riscrivere la storia del movimento calcistico e del proprio Paese -
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Memorabile la festa dei calciatori greci, eroi nazionali al punto da comparire sui francobolli locali e ricevere medaglie dal presidente Stephanopoulos. Curioso come la recente crisi economica della Grecia abbia posto nuovamente il Paese al centro dell’Europa, continente piuttosto dominato per la prima volta nel 2004 con un impronosticabile trionfo -
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Cartolina mozzafiato dell’estate greca è l’abbraccio dello Stadio Panathinaiko, teatro della festa riservata a Nazionale e staff al rientro in patria. Rehhagel ha lasciato l’incarico dopo il Mondiale del 2010, tuttavia l’impresa da lui scritta insieme agli eroi della spedizione in Portogallo appartiene alle favole sportive più entusiasmanti. Una leggenda degna dell'Olimpo, d’altronde c’è qualcosa di mitico in Charisteas e compagni -
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