Un 4-4-2 solido in cui spiccano buone individualità come quella di Fenomen, mentre in difesa ci si affida alla coppia di armadi Billy-Besta. Direttamente dal catalogo, ecco una nazionale svedese alternativa e semplice da smontare
Ci scherziamo e cerchiamo di riderci su, probabilmente perché li temiamo davvero. Si chiama 'esorcizzare'. Così come è possibile che, in qualche angolo di Svezia, in questo momento, qualcuno stia dando i nomi delle pizze ai nostri giocatori. Anche questo fa parte del gioco, dell'attesa. Catalogo alla mano, noi abbiamo immaginato una nazionale svedese alternativa. Istruzioni per lo smontaggio incluse.
4-4-2 classico, tra i pali Vildkaprifol: ottima presa, non teme neanche le punizioni di Simone Verdi se è vero quel che si dice sul suo conto e cioè che sappia adattarsi benissimo sia ai destri che ai mancini. Perfetto anche quando c’è da sfornare torte o biscotti, specialità che a quelle latitudini conoscono bene (i deliziosi Kafferep). Ma stavolta non si correrà il rischio.
Linea difensiva a 4, in cui spicca una coppia di centrali che ci suona familiare. L’inossidabile Billy e l’elegante Besta, fianco a fianco esattamente 20 anni dopo gli originali italiani a cui si ispirano. Due armadi, tengono bene la posizione: soffrono se vengono puntati in velocità. Anche i nostri, già accomunati dal nome, furono compagni di reparto e di Nazionale in un Mondiale, quello del ’98, con il 32enne ‘Billy’ Costacurta e un giovane – ma già leader – Alessandro Nesta che giocarono assieme per le prime due partite del girone (contro Cile e Camerun), finché alla terza l’allora difensore della Lazio non si fece male dopo appena 4’. Purtroppo, in quel caso, non bastò una brugola per rimetterlo in sesto.
Sulla sinistra, ricorderete, spingeva Maldini, incoraggiato a bordocampo dal “Vai-vai Paaa-ooo-lino” del papà-Ct Cesare. Gli svedesi, al massimo, possono rispondere con Daidai, che ha la stessa mobilità di un portavaso, ma in compenso sa contenere bene. A destra, invece, agisce Lack, una colonna della squadra, che anche noi conosciamo da anni. Tipo tosto e quadrato: piccolo, compatto, resistente agli urti, molto versatile. Il sogno di qualsiasi allenatore per come si adatta a ogni modulo o situazione.
I due centrali di centrocampo si completano alla perfezione con le loro caratteristiche. Lo snello Glenn porta il nome dell’iconico Stromberg: alto (fino a 90 centimetri!), resistente ai graffi, facilmente impilabile, caratteristica che lo rende particolarmente pericoloso sui calci d’angolo (metti che a un compagno venga l’idea di saltarci su…). Beccalossi diceva che giocare insieme a una sedia o a Hansi Muller fosse più o meno la stessa cosa, anzi, “con la sedia, quando le tiri la palla addosso, almeno ti torna indietro”; non sappiamo se con uno sgabello da bar cambi qualcosa, di certo bisognerà stare attenti al suo gioco di gambe, dato che ne ha 4.
Se Glenn lotta e combatte, i compiti di regia sono affidati a Bravur, che detta i tempi alla squadra come un buon orologio. Affidabile, lineare, puntuale nelle giocate. Magari non lo vedi per lunghi tratti, ma lui c’è sempre, soprattutto quando ne hai bisogno.
I cross per gli attaccanti arrivano puntuali dalla destra, dove Bekvam corre avanti e indietro come farebbe un carrello portavivande dalla cucina al salotto, sfornando assist a ripetizione e creando spazi per gli appoggi. Vi ingannate se lo immaginate “leggerino”: in realtà è di legno massiccio, si può carteggiare e anche trattare in superficie, se necessario. Magari con dei tatuaggi.
A sinistra la corsa del velocissimo Antilop mette in difficoltà qualsiasi avversario: è così rapido che lo forniscono con la cintura di sicurezza.
L’attacco è il reparto che potrebbe maggiormente impensierirci. Un tandem classico, composto da un giocatore di fantasia agile e scattante, e dal centravanti vecchia maniera che sgomita in area e crea gli spazi. Con il 10 sulle spalle c’è Fenomen, uno che illumina il gioco come pochi, quando si accende. Se proprio vogliamo trovargli un difetto, non è un elemento di grande personalità: si scioglie facilmente quando la palla scotta. Dicono possa durare fino a 50 ore, ma secondo noi non ha nemmeno i 90’ nelle gambe.
E poi c’è lui, l’attaccante che tutte le squadre vorrebbero e che nessuno si augura di incontrare come avversario: Gulliver, soprannome che curiosamente l’ex Ct Antonio Conte (quando allenava la Juventus) diede a Ibrahimovic. Le caratteristiche tecniche, in effetti, sono simili: fisicamente imponente, è un leader che garantisce sostegno e sicurezza ai compagni, soprattutto ai più giovani. Le recensioni dicono che sia anche esteticamente bello. A noi basta che sia semplice da smontare. Con uno schiocco di dita, o un colpo di tacco.