Italia senza Mondiale nel '58, Gino Pivatelli: "Ci siamo vergognati per anni, ferita mai rimarginata"
CalcioPivatelli era l’attaccante della Nazionale che non riuscì a qualificarsi al Mondiale del 1958: "Avevo 24 anni, oggi ne ho 84 ma la ferita di quella sconfitta mi ha accompagnato per la vita, è un’indelebile cicatrice. Ci siamo vergognati per anni". Poi l’appello agli azzurri: "Segnate i gol che sbagliai io"
Eventualità di un Mondiale senza l’Italia da prendere purtroppo in considerazione, scongiuri azzurri del caso consentiti. La Nazionale si prepara ad affrontare la sfida di ritorno con la Svezia: obiettivo quello di ribaltare la sconfitta per 1-0 dell’andata e strappare il pass per Russia 2018. Evitando di ripetere quanto successo nel 1958, unica volta nella storia dell’Italia che la nostra Nazionale non riuscì a qualificarsi alla fase finale di un campionato del Mondo. Centravanti azzurro dell’epoca e unico superstite di quella squadra – insieme all’oriundo brasiliano Da Costa – è Gino Pivatelli che ricorda al Corriere della Sera la sconfitta per 2-1 contro l’Irlanda del Nord a Belfast, ultima gara che del girone che sancì la disfatta azzurra (bastava solo per pareggio per qualificarsi al Mondiale di Svezia): "Avevo 24 anni, oggi ne ho 84 ma la ferita di quella sconfitta mi ha accompagnato per la vita, è un’indelebile cicatrice. La gara dovevamo giocarla nel dicembre 1957, però l’arbitro ungherese Zsolt non riuscì a raggiungere Belfast. Così, già che eravamo lì, disputammo un’amichevole". Il replay della gara si disputa il 15 gennaio 1958. “L’arbitro pesava un quintale e mezzo, era basso e pelato. Quelli menavano, non ci fischiò nulla, cacciò pure Ghiggia. Gli irlandesi lo avevano istruito per bene prima, uno dei loro parlava la sua lingua. Ci massacrò, ma fu soprattutto colpa nostra", ricorda Pivatelli, attaccante capace di segnare 105 gol con il Bologna e di vincere uno scudetto (1962) e una Coppa Campioni (1963) con il Milan di Rocco.
"Sbagliai un gol clamoroso"
"Il nostro commissario tecnico era Foni, un brav’uomo. La sera prima non chiusi occhio, ero tesissimo. Arriviamo su questo campo di solo fango, non si riusciva a giocare. Loro non erano una brutta squadra e ci fanno subito due gol. Noi eravamo troppo leggeri, giocavamo con cinque offensivi: Ghiggia, io, Schiaffino, Montuori, Da Costa. Bisognava sacrificarsi, tornare a coprire, ma uno come Schiaffino che non ha mai difeso in vita sua quella fatica non la faceva. Io mi mangiai un gol clamoroso. Scartai tutti, pure il portiere, andai per tirare e sprofondai nel fango. Mi si piantò la gamba d’appoggio", il ricordo di Pivatelli.
Appello agli azzurri: "Fate i gol che non fatto io"
A Repubblica Pivatelli racconta: "Cosa ricordo di quella gara con l’Irlanda? I due gol che mi mangiai io, e che potevano risolvere la partita. E l’improponibile arbitro che cacciò Ghiggia nella ripresa. Sembrava una partita concordata, intortata, non mi meraviglierebbe se venissi a sapere che lo è stata davvero. La sera non riuscimmo a dormire, girammo per Belfast, incontrammo dei giornalisti come Brera, ci dissero che era meglio non leggerli l’indomani. Se non ricordo male, però, all’aeroporto non trovammo nessuno al rientro. Giocassimo altre cento volte, vinceremmo cento e uno. Ma abbiamo perso quella, ci siamo vergognati per anni. Almeno noi italiani, dico: abbiamo dovuto conviverci per il resto della carriera. Gli oriundi non so, Schiaffino era dispiaciuto, degli altri non potrei dirlo. Per carità, tutti amici e grandi calciatori, ma l’attaccamento alla patria fa la differenza in Nazionale”. Poi un pensiero sulla sfida persa dall’Italia contro la Svezia: "Se ho visto l’Italia l’altra sera? Sì, e vado controcorrente: abbiamo una buona squadra, guidata da un ct serio e competente. Siamo più forti della Svezia. Belotti e Immobile, per favore, fate i gol che non ho fatto io. Ma non importa chi, importa che la buttiamo dentro", ha concluso Pivatelli.