Nazionale, Malagò: "Fossi in Tavecchio mi dimetterei. La FIGC non si può commissariare"

Calcio

Il presidente del CONI ha parlato a margine della presentazione del finanziamento per lo stadio dell'Atalanta, dall'Istituto del Credito Sportivo: "Le dimissioni attesterebbero la bontà di quanto fatto finora, come la crescita delle selezioni giovanili e l'introduzione del VAR"

Il futuro spaventa anche più del presente. Tanti i dubbi e le domande, su ciò che verrà dopo un record storico e negativo, come l’esclusione dalla competizione più prestigiosa della Nazionale italiana. Quella che i Mondiali li ha vinti addirittura quattro volte. Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha fatto chiarezza da un punto di vista istituzionale, a margine della presentazione dell’accordo sul finanziamento per il nuovo stadio dell’Atalanta all’Istituto di Credito Sportivo: “La delusione sportivamente parlando e anche umana è clamorosa. Oggi il presidente del CONI, nei confronti di una federazione e ne ha 64, può commissariare se accadono tre fatti e ne basta uno dei tre: il primo è se non c'è il funzionamento della giustizia sportiva; il secondo è la regolarità dei campionati; il terzo è se ci sono gravi irregolarità amministrative. Oggettivamente al momento non sussiste nessuno di questi tre presupposti, quindi il commissariamento della FIGC è un'ipotesi da escludere ed era una spiegazione che dovevo”. Quindi, Malagò ha fatto il punto rapidamente sullo stato delle rappresentative italiane: “Poi c'è la sfera delle competenze sportive e che sono sotto gli occhi di tutti: dal 1958 non era mai successa una cosa del genere e all'epoca al Mondiale andavano 16 squadre, quindi allora la finestra era più stretta. Soprattutto, si viene in generale da un periodo in cui la Nazionale non ha fatto grandi risultati. Poi noi come CONI dobbiamo fare anche una valutazione sull'Under-21, che sta dando segnali importanti, ma anche lì c'è stata una delusione per la mancata qualificazione alle ultime edizioni olimpiche. Nel calcio femminile sta aumentando l'interesse ma siamo ancora lontani”.

"Se fossi Tavecchio…"

Le dimissioni di Carlo Tavecchio, presidente della FIGC, sono acclamate a gran voce. Un’idea, questa, che condivide anche Malagò: “Ho sentito Tavecchio, gli ho chiesto quali fossero le sue intenzioni. Mi ha detto che domani ha convocato una riunione con i rappresentati delle varie leghe, peraltro la lega di A e di B non hanno dei vertici ma sono commissariate, e voleva confrontarsi sul modo di procedere. E' padrone di assumersi responsabilità e non ci sono soluzioni differenti: è una decisione che spetta solo a lui. Io personalmente al suo posto mi dimetterei, anche perché così si attesterebbe la bontà delle cose buone fatte durante questo mandato, come le squadre giovanili che sono in crescita e l'introduzione del VAR, o anche come le eccellenti scelte in campo internazionale su chi sostenere, come Ceferin e Infantino, ma oggettivamente la situazione economico-sportiva è quella che è. Il calcio in questo paese rappresenta non soltanto uno sport. Sulla posizione del CONI non ho altro da aggiungere”.

"Ventura? Questione di tempo"

Pari colpe sono state imputate al commissario tecnico, Giampiero Ventura. “Non credo che le dimissioni siano il punto. Se è vero che Ventura ha un contratto che sarebbe stato rinnovato con l'accesso ai Mondiali, presumo che la sostanza cambierà poco perché l'accordo non sarà rinnovato. Gli elementi sono abbastanza acclarati. L'inizio del percorso del progetto di Ventura era legato ad un'altra filiera di carattere tecnico, che prevedeva un ruolo importante di Marcello Lippi, che non è andato a buon fine per motivi che sono sopraggiunti dopo. Ci sono stati dei casi in cui presidenti e allenatori sono rimasti al proprio posto assumendosi le responsabilità, sono scelte della propria coscienza. Se Tavecchio ritiene di essere la persona adatta per il nuovo corso della Federcalcio allora si assumerà la responsabilità. Se ci fossero delle dimissioni, cercheremo un profilo giusto e la migliore forma commissariale. La mia opinione è che non ci sono delle condizioni elettorali, ci sono tante persone a cui non viene in mente di proporsi”.

Non solo calcio

Da un punto di vista politico ed economico, Malagò ha analizzato così la situazione: “Per l'Italia come stato, perdere i Mondiali tocca tanti aspetti: investimenti, diritti televisivi, atmosfera sociale. E' un dato di fatto. Di contro, ci stiamo adoperando per portare alternative. Quest'anno ci sarà il mondiale di pallavolo, abbiamo la certezza di ospitare l'Europeo del 2020 in cui speriamo di qualificarci. Ci stiamo prodigando per portare il beach volley al foro italico. Al momento abbiamo un fatturato sportivo più elevato negli ultimi anni e nel 2017 non si è mai vinto così tanto nelle discipline olimpiche”. Infine, i più sentiti ringraziamenti: “Voglio ringraziare Buffon, per quel suo grido di dolore che va molto al di là del record che poteva fare giocando il sesto mondiale. Sentiva il peso della sconfitta, per tutto il paese. Complimenti a lui e a tutta quella generazione che ci ha dato soddisfazioni enormi. Parliamo di gente di cui si potrà dire tutto ma non si potrà discutere l'impegno. Complimenti alla città di Milano e al tifo visto ieri a San Siro. E' una prova strepitosa da questo punto di vista”.