Calcio e basket per i ragazzi rifugiati in Niger. Fare sport per rinascere

Calcio
Lia Capizzi

Lia Capizzi

Vi portiamo in Niger per farvi vivere la nuova realtà “sportiva” di ragazzi e ragazze del centro di accoglienza dell'Agenzia Onu per i Rifugiati. Sono decine di giovani evacuati dalle prigioni in Libia, dopo aver subito violenze e torture, in attesa di essere reinsediati in Paesi sicuri. Da ora in poi potranno giocare a calcio, a basket, grazie al centro finanziato da Fondazione Milan. L’esempio concreto di come lo sport possa avere un effetto di terapia

Un viaggio di circa 40 km collega Niamey, la capitale, ad Hamdallaye dove si trova il centro di accoglienza UNHCR (Agenzia Onu per i Rifugiati). Il Niger ha una posizione strategia nella rotta migratoria, collocato tra Mali, Libia e Nigeria, è il più grande crocevia dei movimenti migratori verso Nord, diretti in Liba, Algeria e verso il Mediterraneo. E' un Paese di riparo, per i rifugiati, ma pure un Paese di transito per i migranti e i richiedenti asilo che viaggiano verso l’Europa. Questo di Hamdallaye è il centro operativo del “Meccanismo di Transito di Emergenza”, progetto UNHCR creato nel novembre del 2017. Grazie ad un corridoio umanitario, e sotto il mandato ONU, dalle carceri della Libia arrivano qui  persone, soprattutto giovani, che hanno subito violenze e torture inumane.

 

Le persone che arrivano da noi sono persone ferite, estremamente vulnerabili, hanno vissuto nel limbo, sono state strappate dal tessuto sociale”, spiega  Alessandra Morelli, Rappresentante UNHCR in Niger. “Sono spesso persone sopravvissute a torture e ad altre forme di violenza nel paese di origine, soprattutto Eritrea e Somalia. Durante la loro fuga sono state rinchiuse in terribili condizioni nei centri di detenzione in Libia. Ci sono prove di abuso sistematico, tortura, violenza sessuale e di genere e persino di schiavitù. Molti di loro sono bambini e ragazzi non accompagnati,  donne a rischio. Questo centro di Hamdallaye per loro è una sorta di massaggio cardiaco, in questo campo riprendono un primo soffio di vita. Noi ci preoccupiamo di curarli e sostenerli, coinvolgendoli anche in attività ricreative e psicosociali che possano metterli nelle condizioni di prepararsi alla loro nuova vita, una volta che poi verranno trasferiti”.

 

Lo sport ha una funzione terapeutica, serve a socializzare, recuperare fiducia. Un campo da calcio in Niger non è un semplice campo da calcio, così come non lo è un campo da basket o un campo da calcetto. La creazione di queste tre nuove strutture sportive sono state volute da UNHCR  e costruite grazie ai finanziamenti della Fondazione Milan.  Alessandra Morelli, donna di grande umanità e passione, illustra la filosofia della cura a base di calcio e non solo. “Fondazione Milan per noi di UNHCR è un sostegno fondamentale, con loro abbiamo avviato un progetto sportivo in Libano per i bambini siriani, che funziona da quattro anni. Basta guardare negli occhi questi ragazzi per capire quanto sia importate per loro lo sport”.

 

C’è Raz Degan a dare il calcio d'inizio alla prima partita nel nuovo stadio da calcio, è un attore ma per questi ragazzi non è un attore, nel senso che non lo conoscono, per loro è semplicemente un cittadino del mondo che è venuto a trovarli, applaudirli o ascoltarli. Ad Hamdallaye si è voluti andare oltre i limiti delle tende tradizionali, ai rifugiati è stata assegnata una struttura abitativa con le sembianze di una vera casa, quella che molti hanno dimenticato.

 

Per questi giovani rifugiati i problemi più grandi sono quelli legati alla psiche, sono ragazzi tormentati dagli incubi di ciò che hanno vissuto nelle carceri libiche. In questo centro di accoglienza UNHCR possono riprendere a vivere in dignità e sicurezza, sono tutti  "in transito",  in attesa di essere trasferiti verso l'Europa o il Nord America, ma ora grazie al centro sportivo hanno la possibilità di passare il tempo in modo costruttivo. Mai come in questo caso lo sport è lo strumento migliore per sentirsi integrati, sviluppare un'abilità, riguadagnare autostima e anche prendersi cura della propria persona. Sono i primi passi verso una nuova vita.