Il provvedimento, unico in Europa, preso dalla federcalcio scozzese per prevenire i rischi di demenza in età adulta, più alti tra i calciatori secondo uno studio condotto dall'Università di Glasgow
Stop ai colpi di testa: la Football Association scozzese li vieterà ai calciatori sotto i 12 anni, provvedimento per adesso unico in Europa preso per scongiurare i rischi di demenza in età adulta. Studi recenti, tra i quali uno condotto dall’Università di Glasgow, avrebbero sottolineato infatti la correlazione diretta tra i colpi di testa nel calcio e le malattie neurodegenerative, evidenziando un rischio 3,5 più elevato nella popolazione dei calciatori rispetto a quella generale.
Quale limite d'età?
La Scozia passa dunque ai fatti con il divieto che verrà ufficializzato nel corso di questo mese e che riguarderà gli allenamenti degli under12, anche se resta aperto il dibattito su quale possa essere ritenuto il limite d’età “giusto”. “Gli studi suggeriscono che vada fissato a 12 anni. Ciò implicherebbe che un bambino di 13 anni è in grado di colpire con sicurezza la palla. Come facciamo a sapere che lo sia davvero?”, ha commentato attraverso un comunicato stampa Peter McCabe, presidente dell’associazione Headway che combatte le malattie neurodegenerative. “È comprensibile che allenatori e genitori vogliano chiarimenti su questo problema, quindi c'è un urgente bisogno di fare ulteriori ricerche per capire quali sono i rischi di colpire con la testa un pallone da calcio moderno”.
Lo studio finanziato dalla FA
La ricerca da cui ha avuto origine il provvedimento era stata finanziata dalla Football Association e dalla Professional Footballers’ Association, e condotta nell’arco di 22 mesi dal Glasgow Brain Injury Research Group, arrivando alla conclusione che l’11% dei calciatori muore in stato di demenza, mentre la percentuale nel resto della popolazione è del 3%.
E se in Europa la Scozia è il primo Paese ad adottare questa misura, negli Stati Uniti l’attenzione è già altissima dal 2015, a seguito di clamorosi scandali di ex sportivi professionisti colpiti dalla demenza, in particolare nel football americano. A tal proposito, Bennet Omalu, il neuropatologo che scoprì l'encefalopatia traumatica cronica (CTE) nei giocatori di football americano e ne pubblicò i risultati ispirando anche un celebre film (“Zona d’ombra”) con Will Smith, lo definì un "problema di salute pubblica", fino a suggerire l’abolizione del gioco aereo nel calcio. “Non ci dovrebbe essere nessun colpo di testa al di sotto dei 18 anni, età in cui il cervello umano si sviluppa completamente”. Per ora la Scozia ha fatto il primo passo.