Quella sliding door fra Paolorossi e Maradona: se avesse detto sì a Napoli...

Pablito x sempre
Massimo Corcione

Massimo Corcione

La storia di Paolo Rossi, quello che è stato e quello che poteva essere. Il ricordo di Massimo Corcione

IL FUNERALE DI PAOLO ROSSI IN DIRETTA

Storia di un uomo normale, autore di imprese straordinarie: ecco la vita di Paolorossi, scritto così – tutto attaccato – come lo preannunciavano tutti, ad ogni latitudine: ho visto tedeschi, a Gelsenkirkhen, precipitarsi fuori dai ristoranti con il tovagliolo attaccato in gola per farsi una foto con il Mito, quello che ha reso indimenticabile anche per loro la finale dell’82, a Madrid. Vincemmo noi, la Coppa del mondo ci premiò come i più forti.

Quando Paolo era diventato per tutti Pablito

Quella sera, primavera del 2004, avrebbe dovuto commentare Monaco-Porto, sarebbe stato spettatore della fuga dal campo di José Mourinho, ma non impartì lezione di morale, si limitò a sorridere, come sempre. In strada si abbracciò con Stielike come si usa tra compagni di scuola in pieno amarcord. Perché era impossibile litigare con Paolorossi, spegneva ogni eccesso d’ira con un sorriso, magari dopo averti fatto il gol che aveva distrutto i tuoi progetti di vita. Formidabili erano stati quei giorni del 1982, ventidue anni prima, nel bel mezzo della sua seconda vita: quando Paolo era diventato per tutti Pablito, rispettato e temuto da brasiliani e argentini e poi anche dai tedeschi, e infine dal mondo intero.

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I maestri di Rossi: Fabbri e Bearzot

Il meglio del calcio mondiale messo in fila durante un mese irripetibile. Campioni veri, trasformati in una squadra perfetta da un uomo che somigliava più a un vecchio zio che a un oracolo travestito da cittì: Enzo Bearzot. Con Paolorossi il lavoro lo aveva già cominciato un altro brav’uomo che di mestiere faceva, pure lui, l’allenatore, in squadre piccole che si divertiva a travestire da grandi: Gibì Fabbri, iniziali del nome e del cognome lette tutto d’un fiato, per evitare che qualcuno, inevitabilmente, gli chiedesse se fosse parente di un altro Fabbri, famoso più per una sconfitta (contro la Corea del Nord, nel ‘66) che per le vittorie che non erano mai arrivate. Persone per bene entrambe, Bearzot e Gibì Fabbri, la condizione indispensabile per avere il miglior rapporto possibile con Paolo.

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Pablito, Diego e Napoli

Se avesse avuto maggior fiducia in Napoli città, nel Napoli squadra e nei napoletani tutti forse sarebbe cambiata la storia. Se avesse accettato l’offerta di Ferlaino, forse Maradona non sarebbe mai arrivato; se non si fosse fidato troppo di qualche compagno nel Perugia, forse non sarebbe inciampato nel calcioscommesse più severo della storia dei campionati italiani. Ma forse non si sarebbe mai trasformato per tutti e per sempre nell’uomo delle stelle. Oggi brilla da lassù, salutiamolo con un sorriso.

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