Vialli: "La Samp dello scudetto una squadra di amici. La Nazionale? Mi fa stare bene"
scudetto '91All'indomani del 30esimo anniversario dello scudetto l'ex attaccante blucerchiato ha presentato a Palazzo Ducale il libro dedicato a quella storica impresa, "La bella stagione". Dopo l'emozione davanti ai cori dei tanti tifosi Vialli ha ricordato: "Era una squadra che faceva le cose seriamente, ma senza prendersi troppo sul serio. Una gruppo di amici con dei valori, in cui ci si diceva tutto in faccia"
Gianluca Vialli, uno degli artefici dello Scudetto del 1991 si è raccontato a Sky e ha raccontato il segreto di quella fantastica cavalcata che ha portato la Sampdoria al titolo di campione d'Italia: "Quella Samp era una squadra che faceva le cose per bene ma senza prendersi troppo sul serio, una squadra che cercava di sorridere rispetto alle cose che non andavano bene, insomma una squadra di amici che cercava di mostrare dei valori, magari anche senza rendersene conto - dice - C'era fedeltà, una maglia e il senso di appartenenza, il rispetto nei confronti del compagno, il mettere l’obiettivo collettivo davanti a quello individuale, la trasparenza, nel senso che c’erano i problemi, i problemi ci sono sempre quando vivi lo stesso spogliatoio e giochi tante partite e c’è tanta pressione, però noi le cose ce le siamo dette in faccia e attraverso questa trasparenza e questa onestà siamo riusciti a migliorarci e a superare i problemi. E' una cosa che in un certo senso incoraggerei tutti a fare, a darsi i pugni nella pancia e non nella schiena".
"In quella Samp c'è chi aveva voglia di rivalsa dopo Italia '90"
Ed ancora sulle motivazioni che hanno condotto quella Samp alla vittoria del campionato: "Uno dei segreti, la benzina che ti accende il motore e ti dà motivazioni incredibili può essere anche la rivalsa verso alcune situazioni che non ti sono andate bene - dice ancora Vialli - A me piace molto una frase che ho semore cercato di mettere in pratica ma tante volte non ce l’ho fatta ‘non si perde mai, o si vince o si impara qualcosa’, quindi l’anno dopo il Mondiale c’era questa volontà di dimostrare il nostro valore che era stato messo in dubbio durante Italia '90 e questo fu un propellente importante".
"La Nazionale mi fa stare bene"
Ora di nuovo un'esperienza in Nazionale: "Io credo che qualsiasi professionista che si trovi a fare parte di un gruppo di lavoro debba portare la propria esperienza, le competenze e i valori in cui crede sperando di trovare gli stessi valori o se ce ne sono di migliori di acquisirle - spiega -. È quello che è successo a me arrivando in questa Nazionale sperando di dare un contributo importante e di essere un valore aggiunto cercando di non rovinare quello che di eccezionale c’era già. Quindi ho cercato di dare qualcosa e ho ottenuto in cambio tantissimo. Vi dico, ora io faccio gli esami del sangue molto spesso e quando da Londra vengo in Italia e sto li quei dieci giorni non so se è quello che mi danno da mangiare o se è l’atmosfera, stare con i giocatori, torno faccio gli esami di nuovo e i miei oncologi mi dicono che sono i migliori che abbiano mai visto. Evidentemente l’ambiente della Nazionale fa bene al sangue anche".