Calcio d'orchestra e solisti: come si giudica un giocatore

Una delle materie più soggettive – e di conseguenza opinabili – è il calcio. Al di là del tifo che spinge a vedere in un proprio giocatore un fuoriclasse fin quando non cambia casacca, sono proprio i criteri di valutazione ad alimentare il dibattito. Lasciamo da parte il tifo e cerchiamo di capire come si giudica un giocatore. Non da un calcio di rigore, direbbe Francesco De Gregori. Per molti basta anche qualche highlights. È il caso del Pallone d’Oro: troppi giurati si basano sulle sintesi, su qualche magia magari in una partita importante ed ecco indirizzato il voto. In passato gli highlights hanno spinto verso il trionfo individuale Leo Messi e Cristiano Ronaldo anche in stagioni in cui il loro rendimento era stato un po' al di sotto del loro standard. La variante, prima dell’avvento di Rodri, è stata rappresentata da Luka Modric nel 2018. Un giocatore che ha sempre messo il talento al sevizio della squadra, uno che ha sempre ragionato in termini di ‘noi’ e non di ‘io’. Doverosa precisazione, non che Messi non abbia spesso privilegiato il ‘noi’. In caso contrario il Barcellona, forse, avrebbe avuto qualche trofeo in meno. L’ultimo Pallone d’Oro assegnato al solido e pragmatico Rodri, a sorpresa preferito al più ‘trendy’ Vinicius, ha scatenato un dibattito che ha assunto in qualche caso anche toni aspri, al di là dei capricci di Florentino Perez e di tutto il Real Madrid. Se guardiamo gli highlights, tra Vinicius e Rodri non c’è partita, a vantaggio dell’attaccante brasiliano. Ma quali sono i criteri per valutare un giocatore? Il compito del nostro amico Paolo Condò, unico giornalista italiano nella liste dei giudici del Pallone d’Oro, è complicatissimo e presta il fianco – inevitabilmente – a delle critiche . Il ‘caso’ Ronaldo Prendiamo i due Ronaldo. Credo sia più consistente il partito di quanti considerano il brasiliano superiore al portoghese. Al punto che è Ronaldo da Lima a godere dello status di ‘fenomeno’. Personalmente faccio fatica a dare un giudizio. Effettivamente il Ronaldo brasiliano è stato più estroso, capace di giocate iconiche, come quel gol dell’ottobre 1996, con la maglia del Barcellona scartando quasi tutto il Compostela. La capacità di Ronaldo di saltarti in dribbling ha pochi emuli nella storia del calcio. Però Ronaldo il portoghese ha segnato molto di più, e non è un dato trascurabile. Per il talento guardiamo all’estro, al dribbling, alle finte, ai numeri che un fuoriclasse ci regala in partita. Ma l’elevazione di Ronaldo, quel colpo di testa “salendo in cielo” contro la Sampdoria è talento puro. Come il gol in acrobazia che lasciò esterrefatto e ammirato Buffon in Champions. Nel caso di Rodri questo discorso assume maggior rilievo. Lo spagnolo non è un mostro di bravura in dribbling, non segna gol che entrano nella storia del calcio , però è meravigliosamente efficace. Che sia un giocatore fondamentale si evince in modo evidente dal crollo del Manchester City dopo il suo infortunio. Quella che sembrava una macchina perfetta si è trasformata in una utilitaria sgangherata. Senza Rodri il City ha perso la sua identità e le sue certezze, ha smarrito l’equilibrio. Gli uomini copertina del City sono De Bruyne e Haaland, giocatori formidabili. Ma che hanno un peso specifico inferiore all’interno della squadra. Eppure Rodri a volta passa quasi inosservato. È questo che ha fatto imbufalire Florentino. Vinicius ruba l’occhio e magari ha anche più talento. Già, ma cos’è realmente il talento?

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