U.S. Palmese, al cinema con Rocco Papaleo: "Il calcio, la mia dolce ossessione"

Pare che, tutte le santi notti, prima di lasciarsi cadere tra le braccia di Morfeo, ripensi al gol che non è mai riuscito a segnare da ragazzino, riavvolgendo ossessivamente il nastro dei suoi personalissimi highlights di una chimera, un grande classico nella psicoanalisi del calciatore mancato: cross, stop di petto, rovesciata all'incrocio. "Eppure al pallone è legato uno dei ricordi più belli della mia vita in assoluto", ci anticipa Rocco Papaleo, protagonista di U.S. Palmese, la deliziosa 'favola' dei Manetti Bros in sala dal 20 marzo che annovera tra i suoi intepreti anche Giulia Maenza, Blaise Alfonso, Max Mazzotta, Claudia Gerini e tanti talent di Sky Sport, tv 'ufficiale' della commedia prodotta da Momprecem. Classe di ferro 1958, forse l'ultima vera 'maschera' del cinema italiano, l'attore e regista di Basilicata coast to coast, Piccola impresa meridionale e di tantissime pellicole di successo è lo strepitoso don Vincenzo, un visionario contadino calabrese in pensione che si mette in testa di portare nella strampalata squadra del suo paese una giovane stella del calcio mondiale in cerca di redenzione dopo una serie di 'balotellate' che rischiano di comprometterne la carriera. Un soggetto tratto da un fatto realmente accaduto, come hanno raccontato i registi romani della trilogia di Diabolik, che a Palmi ci passavano le estati da bambini perché la madre era originaria del centro Reggino: ci fu veramente un signore che negli anni Ottanta propose una colletta a tutti i suoi concittadini per comprare nientemeno che Diego Armando Maradona. "Sono cresciuto in un piccolo paese, ma ho fatto grandi sogni" è il claim della sua autobiografia Perdere tempo mi viene facile, una filosofia leggermente in controtendenza rispetto alla dottrina del suo conterraneo lucano Orazio, vate del Carpe diem. Insomma: Don Vincenzo non poteva essere altri che lei, Roccopapaleo. Tutto d'un fiato. "La cosa che più mi ha stimolato quando i 'terribili' fratelli Manetti mi hanno proposto il film era proprio quest'idea di cavalcare un'utopia e di provare a realizzarla. Ma è quello di cui ha bisogno il Sud: puntare all'impossibile, per un riscatto. Questo Sud arrotolato su se stesso, sui suoi luoghi comuni, su questa sua insostenibile e atavica rassegnazione". E invece, per una volta... "Quest'uomo semplice ci riesce. Contribuisce alla catarsi di un comunità intera. In un certo senso, se posso permettermi la parola, compie una azione educativa". Lei racconta spesso di aver giocato a calcio e per giunta a buoni livelli. "Già, nella squadra del mio paese, il Lauria. Che tempi!". Moriamo dalla curiosità di conoscere questo 'famoso' ricordo. "Era una domenica. Giocavo nelle giovanili, ero andato allo stadio per vedere la partita della prima squadra. A un certo punto, vedo l'allenatore che mi chiama e quasi mi ordina, in dialetto: 'Vatt' piglià 'a robba'. Tradotto: vai a prenderti le scarpette che giochi. Sarei stato titolare per la prima volta, non ci potevo credere!". Fin qui non sembra un grande aneddoto... "Aspetta... Dopo 20 minuti Lauria-Senise è già 2-0: Papaleo-Papaleo. Avevo segnato due gol, pazzesco! Credo che un'emozione così forte non l'abbia mai più provata, anche da attore. Pur con un discreto esito...". Sognava una vita da bomber? "In realtà, più che un centravanti ero un falso nueve, quella che all'epoca chiamavamo 'punta di manovra'. Andavo incontro al gioco, non aspettavo che la palla mi arrivasse nei piedi. È stata una scuola importante: è lì che ho imparato il senso del lavoro di squadra". "La Palmese avrà più tifosi della Juventus", hanno promesso i Manetti. Una delle poche che lei non ha tifato... "È vero, sono un infedele per natura. Simpatizzavo per Rivera, poi per l'Inter... anche il Napoli ha avuto sempre un posticino speciale nel mio cuore. Ma che vuoi, in Basilicata nessuna squadra ha mai giocato in Serie A e mi divertivo a scambiare le figurine... Ma ora c'è solo la Roma. Merito o colpa del mio amico Valerio Mastandrea che mi ha contagiato questa bellissima malattia". Il suo idolo? "Francesco Totti, naturalmente, a parimerito con Daniele De Rossi. In quella meravigliosa notte di Champions contro il Barcellona all'Olimpico fu epico. Ma quello che mi emoziona di più è ancora Leo Messi". Forse l'unico capace di un "Houdini": ma cos'è? "Esattamente, il gesto tecnico che ci siamo inventati nel film: il calciatore mago che fa sparire il pallone". Uno dei tanti motivi per andare a vedere U.S. Palmese. "Sì, è davvero una commedia molto divertente, ma anche dolce, quasi favolistica, fa stare bene. Che poi dovrebbe sempre essere la funzione dell'intrattenimento: aiutare a far sognare la gente, alleggerirla dalla pesantezza dell'esistenza, ma sempre in modo intelligente e poetico".

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U.S. Palmese, al cinema con Rocco Papaleo: "Il calcio, la mia dolce ossessione"

Alfredo Corallo