I 20 calciatori più giovani che hanno partecipato ai Mondiali

Calcio

Luca Cassia

Owen ed Eto'o, Eriksen e Pelé: sono solo alcuni dei 20 esordienti più giovani ai Mondiali (Foto Getty)

Meno 250 giorni al fischio d'inizio dei Mondiali in Russia, tempi non ancora maturi a differenza dei baby più precoci destinati alla vetrina per eccellenza. Poco importa della carta d'identità, d’altronde in 20 edizioni della Coppa del Mondo altrettanti talenti hanno trovato la ribalta

Squadre sorprendenti e bomber leggendari, campioni decisivi e… giovani esordienti da record. Non mancano i protagonisti nella storia dei Mondiali, appuntamento lontano 250 giorni dal fischio d’inizio del prossimo 14 giugno in Russia. In attesa della 21^ edizione della Coppa del Mondo conosciamo meglio chi ha bruciato le tappe nella vetrina più prestigiosa, torneo indimenticabile per venti Under-18 dalle fortune alterne: qualcuno è diventato un’icona senza tempo festeggiando il titolo iridato, altri si sono eclissati nonostante la platea mondiale. Solo per questione di settimane restano fuori dalla top-20 stelle affermate come Shaqiri e Rivera, Fabregas e soprattutto Leo Messi, tutti destinati alla ribalta poco più che maggiorenni. Se la classe non ha età, questi ragazzi terribili hanno addirittura esagerato.

20) Dmitri Sychev (Russia: 18 anni, 7 mesi e 10 giorni)

Classe 1983, oggi confinato nelle serie inferiori con i moscoviti del Kazanka dopo un periodo di pausa, ad inizio carriera venne etichettato come il “Michael Owen russo”. Ecco spiegato il debutto mondiale nell’edizione del 2002 in Corea del Sud e Giappone nella prima sfida contro la Tunisia (5 giugno), protagonista della staffetta con l’altro enfant prodige Beschastnykh. L’attaccante di Omsk troverà pure il gol nella terza gara contro il Belgio (sconfitta per 3-2 che costa l’eliminazione alla Russia), exploit che gli regalerà la maglia del Marsiglia tuttavia senza fortuna. Dal 2004 diventa una bandiera della Lokomotiv Mosca (227 partite e 70 gol totali), ma quanti rimpianti: 15 anni fa prometteva una parabola ben diversa.

19) Carlos Ibanez (Cile: 18 anni, 7 mesi e 2 giorni)

Dobbiamo risalire fino al 1950 con il Mondiale brasiliano, appuntamento che tornava a disputarsi dopo 12 anni complice il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Già eliminata dopo le sconfitte contro Inghilterra e Spagna, la Roja del ct Bucciardi riserva una maglia da titolare all’attaccante del Club Deportivo Magallanes poco più che 18enne. Termina 5-2 a Recife contro gli Stati Uniti già fatali all’Inghilterra, Ibanez non trova la rete e sparisce negli archivi del fútbol sudamericano. Non è un caso che nello stesso periodo la fama apparteneva all’omonimo generale e politico, dittatore del Paese in due parentesi fino al 1958 tra golpe, esilio e un inesorabile declino. Nulla da condividere con la meteora cilena del Mondiale 1950.

18) Andrzej Iwan (Polonia: 18 anni, 6 mesi e 27 giorni)

Appartiene invece all’edizione del 1978, disputata in Argentina e vinta dai padroni di casa di Menotti e Kempes, il battesimo ai Mondiali dell’ex centrocampista polacco. Festeggiò l’esordio in Nazionale nella gara vinta 1-0 contro la Tunisia, poi bissò da titolare nel 3-1 al Messico prima di tornare in panchina. Prenderà parte pure alla spedizione del 1982 interrotta in semifinale dall’Italia ma archiviata con un ottimo bronzo, lui che ha accumulato 29 caps e ben 11 gol. Padre di Bartosz, calciatore in patria, Iwan ha militato quasi esclusivamente in Polonia con 4 scudetti conquistati. Dopo il ritiro si è affacciato al ruolo di assistente tecnico e commentatore calcistico senza privarsi di una fortunata autobiografia.

17) Nicolae Kovacs (Romania: 18 anni, 6 mesi e 15 giorni)

Facciamo un tuffo nel passato fino al 1930 per indicare l’impresa personale dell’allora attaccante di origine ungherese, scomparso nel 1977 e conosciuto all’anagrafe come Miklos. Fratello di Stefan ovvero uno degli allenatori più vincenti nel panorama europeo, Kovacs aveva già esordito in Nazionale prima di debuttare con gol al Mondiale in Uruguay (3-1 al Perù) vinto proprio dalla Celeste. Prenderà parte pure alle edizioni del ’34 e del ’38 (33 presenze e 6 reti totali), si ritaglierà una stagione in Francia al Valenciennes e vestirà anche la maglia dell’Ungheria. Meno fortuna in panchina per l’ex punta dall’impatto straordinario ormai 87 anni fa.

16) Giuseppe Bergomi (Italia: 18 anni, 6 mesi e 13 giorni)

Per tutti lo "Zio" per via di quei baffi da adulto, 18enne nonché eroe-bambino nella trionfale spedizione al Mundial del 1982. Al Sarriá di Barcellona si gioca Italia-Brasile, sfida passata alla storia per il tris di Paolo Rossi che pone in secondo piano il suo battesimo mondiale: già schierato da Bearzot nel test di aprile contro la Germania Est, quel 5 luglio Bergomi sostituì l’infortunato Collovati annullando Serginho. Venne confermato titolare in semifinale contro la Polonia (Gentile squalificato) e nella finalissima con la Germania Ovest complice l’assenza di Antognoni: qui Beppe azzerò Rummenigge e si laureò come più giovane campione del mondo alle spalle solo di Pelé (17 anni e 244 giorni). In Azzurro ha collezionato 81 presenze e 6 reti, bilancio addirittura sensazionale con l’Inter dove ha militato per vent’anni e 756 partite totali preceduto solo da Javier Zanetti.

15) Chris Wood (Nuova Zelanda: 18 anni, 6 mesi e 8 giorni)

Golden boy del calcio neozelandese, oggi 25enne già ai vertici della classifica all-time della Nazionale (53 caps e 23 gol), il centravanti di Auckland si affacciò giovanissimo agli All Whites grazie alla fiducia del ct Ricki Herbert. Chi lo ricorda avversario degli Azzurri nella fallimentare avventura a Sudafrica 2010? Wood giocò da subentrato le tre partite del girone chiuso da imbattuto davanti all’Italia di Lippi e di poco in ritardo dalla coppia Paraguay-Slovacchia. Sette anni più tardi l’attaccante si è consacrato come bomber nelle serie inferiori inglesi fino a guadagnare la chiamata del Burnley in Premier League (2 reti in 5 presenze in stagione), scalata dettata un buon repertorio tecnico e un fisico ovviamente da rugbista. Lo vedremo in prima linea contro una sudamericana nel playoff per accedere ai Mondiali in Russia.

14) Michael Owen (Inghilterra: 18 anni, 6 mesi e 1 giorno)

Un talento minato dai troppi infortuni, ostacoli che non gli hanno impedito di entrare nella storia della Nazionale (89 presenze con 40 gol) e di vestire maglie prestigiose (Liverpool, Real Madrid e Manchester United). Attaccante fenomenale e dall’esplosione immediata: esordio in Premier League nel 1997, l’anno seguente è già aggregato da Glenn Hoddle alla truppa inglese ai Mondiali in Francia. Dopo il debutto con la Tunisia va a segno contro la Romania (ko per 2-1), gol sfortunato come la perla all’Argentina vittoriosa ai rigori agli ottavi di finale. Amatissimo nel Regno Unito, poca fortuna nella rassegna pure nel 2002 e nel 2006, specchio di una carriera che l’ha visto sollevare solo 11 trofei a livello di club pur festeggiando il Pallone d’Oro nel 2001.

13) Assimiou Toure (Togo: 18 anni, 5 mesi e 12 giorni)

Decisamente meno celebre di Owen è il difensore togolese, oggi 29enne e svincolato dopo l’avvio incoraggiante al Bayer Leverkusen e una carriera spesa in Germania. Prese parte proprio all’edizione tedesca dei Mondiali nel 2006, primo storico accesso degli Sparvieri alla fase finale. Il ct Otto Pfister lo gettò nella mischia praticamente da debuttante assoluto contro la Corea del Sud, sconfitta replicata negli impegni contro Svizzera e Francia. Se in quell’appuntamento risultava il 2° convocato più giovane alle spalle di Walcott (17 anni e 2 mesi) mai utilizzato, in seguito ha accumulato solo 15 presenze con il Togo: era presente sul pullman della Nazionale oggetto di una sparatoria nel 2010 alla vigilia della Coppa d’Africa in Angola.

12) Vincent Aboubakar (Camerun: 18 anni, 4 mesi e 28 giorni)

Un altro giovane africano dall’impatto mondiale risponde all’attaccante camerunense, 25enne punto di forza del Porto (8 gol in 9 presenze in stagione). Acquistato nel maggio del 2010 dal Valenciennes in contemporanea alle prime uscite con i Leoni Indomabili, venne aggregato dal ct Le Guen per i Mondiali in Sudafrica come alternativa a Samuel Eto’o. Il Camerun incassa tre ko nel girone, lui inanella 45’ complessivi contro Danimarca e Olanda senza trovare la rete. Gol che arriveranno con gli interessi negli anni seguenti dalla Ligue 1 al Portogallo con un fortunato intermezzo in Turchia. E pure in Nazionale (19 centri in 62 caps) si è già tolto soddisfazioni: suo l’acuto decisivo che ha deciso l’ultima Coppa d’Africa contro l’Egitto.

11) Bertus De Harder (Olanda: 18 anni, 4 mesi e 22 giorni)

Facciamo un salto indietro nel tempo di quasi 80 anni per registrare l’esordio ai Mondiali dell’ex attaccante olandese, impegnato nell’edizione in Francia del 1938 vinta dall’Italia del ct Pozzo. Opposti alla Cecoslovacchia negli ottavi di finale e sconfitti per 3-0, gli Oranje accolsero quantomeno il battesimo del 18enne di scena in Nazionale in 11 occasioni con 3 gol segnati. Decisamente più cospicuo il bottino con la maglia del Bordeaux (90 reti in cinque stagioni) in Francia, sua patria adottiva nella seconda parte della carriera. Qui si destreggerà pure come allenatore negli anni ‘60 prima dell’addio nel 1982 a 62 anni.

10) Christian Eriksen (Danimarca: 18 anni e 4 mesi)

Nella top 20 dei baby dal debutto mondiale figura anche il trequartista del Tottenham, classe 1992 e un talento cristallino già dagli inizi in patria. Acquistato a 16 anni dall’Ajax, irrompe in prima squadra nel 2010 come nella Nazionale danese: di lui si accorge il selezionatore Morten Olsen che lo schiera da marzo e lo convoca per la rassegna in Sudafrica. Scandinavi eliminati nella fase a gironi dove Eriksen disputa 44’ nelle sconfitte contro Olanda e Giappone. Curiosamente l’esordio ai Mondiali precede la breve trafila con l’U-21, d’altronde l’ex Ajax diventa un punto fermo della Danimarca: a 25 anni ha già maturato 72 presenze con 17 gol, numeri che giustificano solo in parte la sua presenza tra i centrocampisti più apprezzati in Europa.

9) Manuel Rosas (Messico: 18 anni, 2 mesi e 26 giorni)

Torniamo all’edizione inaugurale dei Mondiali nel 1930 per indicare il difensore messicano, appena 18enne e già destinato alla vetrina più importante. Se El Tricolor incassa 13 gol e tre ko contro Francia, Cile e Argentina, El Chaquetas incide record storici nella storia della rassegna: fu autore della prima autorete e del primo gol su rigore, diventa inoltre il più giovane goleador nel torneo fino all’exploit di Pelé 28 anni più tardi. Infine la sua doppietta (all’Argentina) verrà eguagliata ai Mondiali solo dal connazionale Hernandez nel 1998. Partecipò alla competizione insieme al fratello Felipe e curiosamente qui andò in archivio la sua avventura in Nazionale complice il ritiro prematuro nel 1940.

8) Carvalho Leite (Brasile: 18 anni e 25 giorni)

Nella stessa edizione bagnata dai record di Rosas si affacciò in Nazionale anche l’allora attaccante del Botafogo, squadra dove ha accumulato la bellezza di 274 gol conquistando per cinque volte il campionato Carioca. Appena maggiorenne nel 1930 e schierato contro la Bolivia a precedere l’eliminazione della Seleçao, Carvalho Leite partecipò anche ai Mondiali in Italia del 1934 chiudendo la sua parentesi in Nazionale con 10 presenze e 7 reti. Idolo del Fogão con la maglia numero '9' e punta estremamente prolifica, è preceduto solo da Quarentinha (306 centri) al vertice del goleador di sempre del Botafogo. E pensare che si ritirò a soli 29 anni a causa di un grave infortunio: restò in società nelle vesti di allenatore e pure medico.

7) Rigobert Song (Camerun: 17 anni, 11 mesi e 18 giorni)

Qui senza le inseparabili treccine né la barba tinta di biondo, d’altronde l’ex difensore della Salernitana nonché zio di Alexandre inaugurava da minorenne il suo primo Mondiale. Titolare contro Svezia e Brasile a USA 1994, vetrina che segnò l’eliminazione dei Leoni Indomabili nella fase a gironi. Ad oggi resta uno dei giocatori africani più rappresentativi di sempre: recordman di presenze con il Camerun (137 presenze) davanti ad Eto’o, connazionale con il quale condivide il primato di quattro edizioni mondiali disputate. Due volte campione d’Africa, in carriera ha militato nei più importanti campionati europei fino al ritiro nel 2010. A 41 anni ha superato le conseguenze di un ictus che l’ha colpito un anno fa.

6) Bartholomew Ogbeche (Nigeria: 17 anni, 8 mesi e 1 giorno)

Il pubblico mondiale se ne accorse nel 2002 in occasione del Mondiale nippo-coreano, appuntamento archiviato dalle Super Aquile nella fase a gironi con un solo punto. Eppure neanche maggiorenne giocava da titolare contro Argentina e Svezia, esami che suggerivano una carriera di livello per l’allora attaccante del PSG. Quindici anni più tardi lo ritroviamo invece in Olanda in forza al Willem II, ultima tappa di un’avventura che a 33 anni l’ha visto militare in cinque campionati diversi senza mai strabiliare: l’unica stagione in doppia cifra risale infatti a tre anni fa con il Cambuur (13 gol). Persino la Nazionale nigeriana si è presto sbarazzata di lui (11 presenze e 3 reti fino al 2004).

5) Pelé (Brasile: 17 anni, 7 mesi e 23 giorni)

Impatto stratosferico ai Mondiali per una leggenda vivente, unico giocatore in grado di vincere tre edizioni della Coppa del Mondo. Il primo trionfo risale al 1958, tappa successiva all’esordio con gol in Nazionale di O Rei contro l’Argentina a 16 anni. In Svezia il fuoriclasse brasiliano addirittura si supera: gol-vittoria ai quarti contro il Galles, tripletta alla Francia in semifinale e doppietta nell’epilogo contro i padroni di casa. Exploit a ripetizione che lo eleggono come goleador e campione più giovane nella storia della competizione, d’altronde la bandiera del Santos appartiene al gotha delle icone del calcio. Qualcuno potrà avanzare riserve sulla fedeltà delle statistiche, intanto la FIFA gli riconosce 1.281 reti segnate in carriera in 1.363 partite. Sicuramente con la maglia della Seleçao risulta il miglior marcatore di sempre con 77 centri.

4) Salomon Olembe (Camerun: 17 anni, 6 mesi e 3 giorni)

Non si tratta dell’unico baby camerunense esordiente ai Mondiali del 1998, certo è che l’ex laterale mancino classe 1980 prese parte a tutti gli incontri del girone chiuso all’ultimo posto con due punti. Ribattezzato Petit Papà e giocatore polivalente, ha collezionato 65 presenze con 5 gol in forza ai Leoni Indomabili disputando anche il Mondiale del 2002 archiviato anch’esso nella fase a gironi. Svezzato in Ligue 1 (Nantes e Marsiglia), qualche assaggio in Premier League prima del ritiro in Grecia: in bacheca due trionfi in Coppa d’Africa per Olembe, giocatore consegnato alla storia per gentile omaggio del ct Claude Le Roy.

3) Femi Opabunmi (Nigeria: 17 anni, 3 mesi e 9 giorni)

Scioglilingua e incubo dei telecronisti, giovanissimo debuttante in Giappone e Corea del Sud nel 2002 come il compagno Ogbeche. Decisamente sovrastato dalla presenza di David Beckham, entrò sul podio dei più precoci esordienti ai Mondiali proprio nella sfida contro l’Inghilterra pareggiata 0-0. Fu l’unico punto conquistato dalle Super Eagles nel torneo nonché l’unica presenza mondiale di Opabunmi, esterno offensivo allora militante nella squadra 'B' del Grasshoppers. L’inizio della parabola? Manco per idea: promosso in prima squadra, finì poi per riparare in Israele e Francia fino al ritorno in patria. Gravi problemi alla vista causarono il suo ritiro nel 2006 a soli 21 anni. E pensare che l’ottima figura al Mondiale U-17 del 2001 gli valsero l’interesse di Manchester United, Lione e Celta Vigo, destinazioni poi rimaste nei sogni.

2) Samuel Eto'o (Camerun: 17 anni, 3 mesi e 7 giorni)

L’Italia nel destino per il monumento camerunense, qui in secondo piano dinanzi a Del Piero nel suo battesimo mondiale contro l’Italia a Francia 1998. Edizione che vide Eto’o raccogliere solo 24’ proprio contro gli Azzurri prima di tornare al Real Madrid. Quasi vent’anni dopo Samuel gioca ancora in Turchia, ha salutato i Leoni Indomabili dopo 56 gol (record assoluto) in 118 presenze (2° alle spalle di Song) e si è consacrato come uno degli attaccanti più letali in chiave internazionale. Una bacheca personale arricchita soprattutto con Barcellona e Inter per un totale di 16 titoli, tre volte sul tetto d’Europa in Champions, due sul trono d’Africa con il Camerun conquistando l’oro alle Olimpiadi di Sydney a 19 anni. E oggi continua a segnare da capitano all’Antalyaspor agli ordini del nuovo allenatore Leonardo.

1) Norman Whiteside (Irlanda del Nord: 17 anni, 1 mese e 10 giorni)

La palma di più giovane esordiente ai Mondiali appartiene all’ex attaccante nordirlandese, record centrato il 17 giugno 1982 ai Mondiali in Spagna. In realtà Whiteside vanta anche il baby-primato in materia di sanzioni poiché ammonito nel debutto stesso contro la Jugoslavia (0-0), tuttavia disputò da titolare tutte le cinque partite dell’Irlanda del Nord fino alla seconda fase a gironi. Il suo bilancio in Nazionale recita 38 presenze e 9 reti, bottino annacquato dai gravi problemi al ginocchio destro. Scrisse record di precocità anche con la maglia del Manchester United a partire dal 1981, club dove ha accumulato 278 partite e 68 gol sulle orme di Best prima di chiudere all’Everton. Il ritiro a 26 anni l’ha spinto a tornare sui libri laureandosi in podiatria, oggi si presta pure come commentatore televisivo: si è reinventato così un baby prodigio dalla carriera sfortunata.