Il difensore slovacco ha iniziato la stagione alla grande e contro il Napoli ha confermato il suo stato di forma
Riesumare l’impatto di Milan Skriniar sul nostro campionato, prima che diventasse un punto fermo della difesa dell’Inter, è un esercizio utile per assimilare concetti come la pazienza e la fiducia verso i giovani, che l’opinione pubblica tende a inghiottire. Nella stagione 2015/16 è stato lanciato da titolare all’ultima giornata contro la Juventus, dopo 14 minuti ha atterrato Mandzukic in area e si è fatto espellere. È tornato in campo in quella successiva, nel finale della partita con la Roma, e dopo appena 12 minuti ha atterrato Dzeko in area di rigore, regalando i tre punti alla squadra allora allenata da Spalletti.
Svolgendo il nastro fino ai nostri giorni, sorvolando una stagione di esordio più che buona che in ogni caso non è bastata per evitargli critiche anche feroci, arriviamo a Napoli-Inter. Nello scontro al vertice tra la prima e la seconda squadra in classifica, giocato sabato sera, Milan Skriniar (grazie anche alla strategia di Spalletti) ha fermato il miglior attacco d’Italia collezionando: 7 contrasti vinti su 11 tentati, nessun fallo commesso, 48 passaggi precisi su 57 tentati e un dribbling riuscito, spazzando il pallone soltanto 2 volte contro la squadra che verosimilmente attua il pressing più efficace del campionato.
La sua influenza sulla partita, il suo controllo, può essere riassunta in cinque azioni.
I meccanismi di gioco del Napoli sono così fluidi che impiegano pochi secondi ad attivarsi, come se Sarri avesse memorizzato gli schemi sullo stato solido mentre il resto del campionato utilizza ancora vecchi hard disk. Come tutte le precedenti avversarie, anche l’Inter sa cosa aspettarsi, ma non sempre riesce a opporre resistenza. Tutto procede secondo copione: Ghoulam trova Hamsik alle spalle di Vecino, Insigne prende in controtempo D’Ambrosio col primo controllo e Mertens scatta alle spalle della linea difensiva, per tagliare fuori Skriniar dalla traiettoria del passaggio.
Skriniar, però, si è allenato un anno con Giampaolo, conosce bene questo tipo di giocate. Correndo verso la propria porta, Skriniar accenna il primo significativo cambio di direzione nell’istante in cui Insigne tocca il pallone, riuscendo a mantenere velocità ed equilibrio anche mentre accavalla le gambe per stringere lo spazio che lo separa da Mertens. Poi, quando parte il passaggio, fa un ulteriore scatto in direzione della palla e la tiene lì con il piatto, preparandosi al disimpegno con la sua andatura ciondolante, invulnerabile alla furiosa riaggressione del Napoli.
La soluzione ideale per difendere contro il Napoli è quella di comprimere lo spazio tra difesa e centrocampo schiacciando le linee, ma quando la squadra di Sarri invita la pressione avversaria è molto facile finire inghiottiti nel vortice di passaggi e movimenti degli attaccanti. In quest’azione Skriniar fissa Mertens, che si sbraccia due secondi per dettare il filtrante di Ghoulam, e non può far niente per impedire che riceva tra Vecino e Candreva.
Il primo impulso è quello di controllare lo spazio che lo separa da Miranda, il secondo è quello di abbassarsi sulle ginocchia e prepararsi al duello. La posizione del corpo è perfetta e chiude il centro dell’area di rigore nella visuale di Mertens, che comunque avrebbe l’esplosività per puntare l’esterno e lasciarlo sul posto, ma rimane completamente spiazzato quando Skriniar allunga il piede sinistro e gli fa sparire il pallone.
Nel secondo tempo l’Inter ha abbassato il proprio baricentro e concesso metri al Napoli, che ha potuto portare con continuità i suoi difensori nella metà campo avversaria. Skriniar deve preoccuparsi sempre della stessa zona, l’half-space sinistro dove attacca il Napoli, e sempre della stessa situazione di gioco, il passaggio filtrante che consente all’attaccante il tempo di girarsi e puntare la difesa.
In questo caso è Insigne a puntarlo, ma la dinamica è identica, un brevilineo esplosivo contro le leve lunghe dello slovacco. Skriniar si prepara all’uno contro uno prima ancora che Koulibaly si giri verso Insigne: controlla la posizione di Miranda, chiude il centro con il busto e poi esegue con freddezza meccanica. Stavolta con il piede destro, a conferma che il passaggio non è l’unico fondamentale in cui si disimpegna naturalmente con entrambi i piedi.
In questo caso Skriniar riesce a mantenersi vicinissimo a Mertens durante lo sviluppo dell’azione che gli fa arrivare palla. Il belga a quel punto vorrebbe aggirarlo con la protezione del pallone, ma Skriniar in qualche modo si incunea in uno spazio invisibile tra le sue gambe e gli sporca il controllo senza commettere fallo.
Allora il Napoli continua ad attaccare con un marchio di fabbrica del playbook di Sarri: il cross morbido di Insigne per Callejón, che taglia in area sul secondo palo. Nonostante si sia spostato il pallone sul destro da quella posizione migliaia di volte nella sua vita calcistica, Insigne perde l’equilibrio e scivola al momento di calciare. Skriniar, invece, è ormai talmente sicuro di sé che interviene con un tacco volante, riuscendo persino a consegnare il pallone nelle mani di Handanovic.
Esistono due prospettive da cui analizzare quest’azione, che si consuma in una frazione di secondo: si può fissare il pallone, che dopo l’intervento di Skriniar cambia completamente direzione e si addomestica docile tra i suoi piedi, o si può fissare Mertens, che termina la sua corsa a terra e allarga le braccia in un gesto di frustrazione che riassume il dominio fisico e mentale esercitato dallo slovacco sabato sera.
Infine, volendo si può fissare Éder, pescato proprio dal 46.esimo passaggio preciso della partita di Skriniar. Potrebbe lasciare sul posto Albiol e servire il movimento brillante di Joao Mario, ma non riesce a fare nessuna delle due cose e in un’estrema sintesi della partita dell’Inter contro il Napoli, spreca uno dei possessi che la difesa ha conquistato, e che l’attacco non è riuscito a capitalizzare.