Nazionale italiana, 2017 da incubo: i momenti chiave del disastro

Calcio
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Un Mondiale da guardare come spettatori: il 2017 della Nazionale è stato l'anno che, lentamente, ci ha condotto a questo epilogo. Lo riviviamo nelle 5 tappe fondamentali che hanno segnato la nostra caduta

Un 2017 impossibile da cancellare. Vedremo "gli altri" al Mondiale, la Nazionale italiana ha toccato uno dei punti più bassi nella sua storia ed è da lì che dovremo cercare di ripartire. Eppure, il 2016 era stato l'anno di un Europeo che aveva lasciato ottimi ricordi. Come siamo arrivati dagli elogi a quella Nazionale all'esclusione dal Mondiale? Ecco le 5 tappe della nostra discesa.

24 marzo 2017
ITALIA-ALBANIA 2-0

Non era iniziato neanche così male, il 2017 della Nazionale. Anzi. Dopo l’1-1 casalingo con la Spagna del 6 ottobre 2016, che ci condannava ad andare a vincere da loro per prenderci il primo posto nel girone, erano arrivate le vittorie contro Macedonia (3-2) e Liechtenstein (4-0) con cui si era chiuso un 2016 impreziosito dal ricordo del bell’Europeo sotto la gestione Conte.

A marzo si torna in campo e ufficialmente il 2017 degli Azzurri di Ventura parte con il 2-0 all’Albania; curiosamente, parte anche nel segno di De Rossi, che apre le marcature su rigore. Sarà proprio De Rossi, con il suo sfogo pro-Insigne in panchina, a chiuderlo contro la Svezia. Il raddoppio è di Immobile, schierato titolare nel tandem d’attacco con Belotti, in quello che dovrebbe essere il 4-2-4 venturiano e che nei momenti di difficoltà si trasforma in un più prudente 4-4-2, chiedendo alle ali Insigne e Candreva di ripiegare sulla linea di centrocampo. Il 2-0 di Palermo, contro la nazionale-rivelazione guidata da De Biasi (con diversi “italiani” in campo, da Strakosha a Hysaj, da Ajeti a Memushaj), ci dà sicurezza: Verratti dirige l’orchestra con autorevolezza, Zappacosta ara la fascia (suo l’assist per Immobile), Ventura raccoglie la sua prima vittoria interna da Ct.

L’appuntamento dopo (11 giugno) ci vede contrapposti, sempre in casa, al Liechtenstein: è la gara che precede lo scontro diretto con la Spagna, motivo per cui si trasforma in un tentativo di tiro al bersaglio. Segnando tanto, tantissimo, al piccolo Liechtenstein, si potrebbe addirittura sperare di strappare il pareggio in Spagna e giocarsela con la differenza-reti. La foga rischia però di giocare un brutto scherzo agli Azzurri, che per 35’ non riescono a sfondare. Poi, ancora uno scherzo del destino, ci pensa Insigne – il migliore in campo – con una magia delle sue. Alla fine matura un 5-0 con grandi complimenti per Ventura e per i cambi azzeccatissimi: nella ripresa entrano Bernardeschi, Eder e Gabbiadini, e vanno tutti e tre in gol.

2 settembre 2017
SPAGNA-ITALIA 3-0

Da molti indicato come il momento in cui è iniziata la parabola discendente: l’Italia si scioglie al cospetto di una Spagna troppo più forte e ci si interroga su come avessimo fatto, solo pochi mesi prima, a domarla all’Europeo, imponendo il nostro gioco sui maestri del palleggio. Al Bernabeu la lezione è severissima: 3-0 senza appello che ci indica la strada del playoff con largo anticipo: difficile che una Spagna così perda punti con le altre avversarie del girone, nettamente inferiori. Isco (doppietta) sembra sceso da un altro pianeta e il suo tunnel a Verratti diventa la cartolina della differenza tra le due squadre, Buffon non sembra più Buffon, Morata chiude i conti. Stavolta Ventura finisce sul banco degli imputati: l’idea di proporre il 4-2-4 anche al Bernabeu si rivela una strategia suicida. Gli spagnoli ci infilano senza pietà, ma i nostri accusano il colpo soprattutto a livello psicologico. Tocchiamo con mano quanta distanza ci sia con quegli alieni, lo spogliatoio inizia a interrogarsi sulle scelte a livello tattico di Ventura.

6 ottobre 2017
ITALIA-MACEDONIA 1-1

Un mese dopo, la mazzata si fa ancora sentire. Abbiamo battuto a fatica Israele (3 giorni dopo il ko del Bernabeu), ma è chiaro che ormai gli Azzurri siano rassegnati all’idea del secondo posto, anche perché la Spagna veramente non perde un colpo (dopo averci piallato ne ha rifilati 8 al Liechtenstein e 3 all’Albania). A Torino, Ventura cambia e passa al 3-4-3 fondato sulla BBC ex-juventina (nel frattempo Bonucci è diventato rossonero) e lancia il neo-convocato Verdi nel tridente, ma ne esce una prestazione sotto tono, con gli Azzurri fischiati e la matematica del playoff distante ancora un punto, da sudarsi contro l’Albania. L’1-1 (Chiellini ci illude, Trajkovski ci raggiunge), striminzito pareggino contro la nazionale numero 103 del mondo, si rivela persino una beffa per Ventura, che nella conferenza stampa prima del match, rispondendo a un giornalista ospite, aveva ostentato la stessa sicurezza che mostrerà anche contro la Svezia: “Siamo già ai playoff”, le sue parole. All’uscita dal campo parlerà di “fischi meritati”. Così come, da meritarsi, è ancora il secondo posto nel girone.

10 novembre 2017
SVEZIA-ITALIA 1-0

“Sono sicuro che andremo al Mondiale”. Rieccola, quella sicurezza che gli si ritorcerà contro. Nella conferenza stampa prima del playoff contro la Svezia (che ci siamo guadagnati con l’1-0 in Albania nell’ultima partita del girone), Ventura parla agli italiani che si interrogano sulla possibilità di un’estate senza Mondiali. Tranquilli, non è un’ipotesi contemplata. Troppo superiore l’Italia ai falegnami svedesi, tutto fisico e zero tecnica. Mentre da noi la fantasia abbonda. Scendiamo in campo con il 3-5-2, ancora un cambio a livello tattico: BBC, Candreva e Darmian sulle fasce, Immobile-Belotti in attacco. La fantasia di Insigne siede in panchina. Capiamo subito che non sarà una passeggiata: facciamo più possesso-palla, ma proprio quando sembra che gli Azzurri abbiano preso le misure (dopo un’ora di gioco) un tiro di Johansson sporcato da De Rossi ci punisce. Poco dopo ci si mette anche la sfortuna, con il palo di Darmian. Entra Insigne, e mima ai compagni la sua posizione in campo: Ventura gli ha chiesto di fare la mezzala. Finisce 1-0, ma è un’Italia troppo brutta per essere vera e ci convinciamo che a San Siro, al ritorno, sarà tutta un’altra storia.

13 novembre 2017
ITALIA-SVEZIA 0-0

Tre giorni dopo, in effetti, è tutta un’altra storia. Nel senso che Ventura, per la partita più importante della sua gestione (possiamo dire vita?) cambia tutto. Da tempo, ormai, ha abbandonato le sue idee (il 4-2-4 è rimasto al Bernabeu a rincorrere la Spagna), adesso però sorprende tutti con Jorginho e Gabbiadini titolari per la prima volta. La scelta del regista del Napoli impone un certo tipo di gioco che la Nazionale non riesce a riprodurre, Gabbiadini è spaesato e mai pericoloso. A 30’ dalla fine, con l’incubo che si materializza pian piano, entrano El Shaarawy e Belotti, ma non c’è niente da fare, la Svezia ci rimbalza scacciando dall’area ogni traversone o cross che proviamo a buttare dentro dalle fasce, soprattutto con Chiellini. E più loro giganteggiano in area, più noi ci affidiamo alle palle alte, incaponendoci. San Siro, commovente fin dal primo minuto per come sostiene gli Azzurri, inizia a non crederci più, soprattutto quando Ventura si gioca l’ultimo cambio inserendo Bernardeschi, lasciando in panchina Insigne, a detta di tutti il miglior giocatore italiano del momento, in forma strepitosa. Nonché l’unico, forse, che con i suoi strappi potrebbe mandare in tilt la difesa svedese. De Rossi, anche lui in panchina, ne “consiglia” vivamente l’uso e il suo “fuorionda” ribelle diventa virale. Buffon, sull’ultimo calcio d’angolo a favore, si getta all’attacco. Niente da fare: al fischio finale è difficile da credere, da accettare, ma l’Italia è fuori dal Mondiale 60 anni dopo l’ultima volta. Una tragedia sportiva, o “apocalisse”, per usare il termine esatto di Tavecchio, che non considerava nemmeno l’idea. Gli effetti a cascata li conosciamo bene: Ventura che si chiude nel suo silenzio, non si dimette e diventa “il grande colpevole”; Tavecchio che licenzia Ventura, non si dimette, anzi sì; Buffon in lacrime che parla agli italiani da capitano e commuove tutti.