Lahm, il leader silenzioso saluta il calcio

Bundesliga
Philipp Lahm, capitano del Bayern Monaco (Getty)

"Al termine della stagione smetto, darò comunque il massimo fino alla fine", ha annunciato il capitano della squadra allenata da Carlo Ancelotti. Si avvicina così alla conclusione la storia tra il campione del mondo con la Nazionale tedesca nel 2014 e il calcio giocato. Ma il Bayern è infastidito: "Studiavamo prolungamento"

Era arrivato a Sabener Strasse, casa del Bayern, in punta di piedi. Philipp Lahm aveva 11 anni e un centrocampista offensivo come idolo, Scholl. "Ho poi subito capito che Mehmet non sarebbe potuto mai essere il mio modello: mi avevano schierato terzino. Così ho cambiato rapidamente orientamento: mi sarei ispirato a Paolo Maldini". Versatile, intelligente: una volta come oggi. Oggi che, a 33 anni, diventato uno dei difensori più vincenti della storia, Lahm ha deciso di dire addio al calcio. A giugno si ritirerà e lo farà in silenzio, proprio come quando era arrivato da giovanissimo: "Per ora non rimarrò in società, ho rifiutato il ruolo di direttore sportivo del Bayern. Perché dico basta? Sono abituato a dare sempre il massimo e così farò fino a fine stagione. Ma credo che poi non ne sarò più in grado".

Il disappunto del Bayern: "Studiavamo prolungamento" - L'annunciato ritiro di Philipp Lahm è stato accolto come un fulmine a ciel sereno in casa Bayern. La notizia, non solo ha colto di sorpresa i tifosi, ma ha spiazzato anche il Direttivo del club tedesco, che ha manifestato il proprio disappunto con un comunicato apparso sul sito ufficiale.

C'è rabbia e disappunto per la decisione del giocatore perché, fino alla scorsa settimana, la società e il giocatore stavano studiando la possibilita' di prolungare il contratto. "Il Bayern Monaco è sorpreso dalla decisione di Philipp Lahm di smettere con l'attività agonistica - si legge, sul sito del club bavarese, in un comunicato a firma del presidente Karl-Heinz Rummenigge - Era in corso un dialogo intenso e costruttivo con il consigliere Uli Hoeness, sulla possibilità d'inquadramento come direttore sportivo nel club. Alla fine della scorsa settimana, ci ha informato che non è attualmente disponibile per questo incarico e che gli piacerebbe una risoluzione anticipata del contratto da calciatore, in scadenza nel 2018, in modo da smettere già al termine della stagione in corso. Fino a ieri pensavamo ci sarebbe stata una dichiarazione congiunta su questa decisione fra Lahm e il Bayern Monaco".

"Philipp Lahm - conclude il comunicato - è stato un giocatore importante per il Bayern Munchen per oltre un decennio. Siamo convinti che il nostro capitano saprà adesso concentrarsi completamente con la squadra sui prossimi impegni difficili che ci attendono in Bundesliga, Champions e Coppa di Germania. Vorremmo chiarire che la porta rimarrà sempre aperta per Philip in casa Bayern".

Stoccarda: nascita di una stella – Sebbene la storia di Lahm sia sempre stata affiancata ai colori del Bayern, è allo Stoccarda di Magath che è riuscito a esprimersi per la prima volta ad alti livelli, appena ventenne. Uno dei pochi club, peraltro, che ci avevano puntato. Ebbene sì. "A 17 anni lo ritenevo il giocatore perfetto, pronto per farsi le ossa in prestito. Nessuno lo voleva, però", aveva raccontato Gerland, uno dei suoi manager nelle giovanili. "Addirittura un dirigente andò a vederlo e volle un rimborso per la benzina, tanto era rimasto deluso". Storie già sentite. "Dopo qualche anno lo incontrai nuovamente a Berlino e mi disse: bene, quanto ti devo pagare per quel viaggio?". Al termine delle due stagioni a Stoccarda, Gerland confermò tutte le sue sensazioni: "Non penso sia capace di sbagliare una partita". Scacco matto.

12 anni di trofei  - Otto titoli di Bundesliga, una UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA, un campionato del mondo per club, sette Coppe di Germania, tre Supercoppe di Germania e una Coppa di Lega tedesca. L’avventura al Bayern di Lahm, dopo quella parentesi a Stoccarda, ha avuto i contorni di una magia. E ancora non è finita. A dovergli molto non solo Monaco, ma la Germania intera: Coppa del Mondo alzata nel 2014, da capitano, dopo averne sfiorate due consecutive. Indimenticabile: è la parola giusta. "Certe volte fa quasi paura: non commette neanche un errore", aveva sancito Carlos Alberto, terzino brasiliano anche lui vincitore di un mondiale, dopo la finale con l’Argentina. "Sarà mica una macchina? No, mi sono risposto. Weber, Schulz, Hottges ai miei tempi lo erano. Lahm è un artista".

Mr. 100% - Chi ha fatto di Lahm un’arma infallibile in tempi recenti è stato soprattutto Guardiola, che al Bayern lo ha trasformato e plasmato a suo piacimento. Da terzino a centrocampista: sì, con Lahm si può. Celebre la partita in cui non sbagliò nessuno dei 133 passaggi effettuati (a proposito di macchine…). "Perfetto" e "Mr. 100%” le parole che aveva usato l’allenatore spagnolo dopo quella gara contro l’Hertha Berlino: "E’ praticamente impossibile giocare meglio di Lahm nella sua posizione (da numero 6), soprattutto alla luce di queste ultime partite", aveva detto l’ex Barça. A proposito, proprio il Barcellona lo aveva cercato nel 2008, incassano un sonoro "no". A spingere per il suo arrivo probabilmente Xavi, uno dei suoi storici ammiratori (la dice lunga sul valore): "E’ un top player con una personalità incredibile. Puoi giocarci insieme a calcio quando lui è sull’esterno, quando converge a centrocampo o quando attacca la profondità. Il suo non fermarsi mai lo porta a migliorarsi giorno dopo giorno".

Leader nato – Dopo il suo addio, si ricorderà Lahm di certo per la sua personalità straripante, seppure non sia stato mai così appariscente. Nel dopo-Ballack, la sua è stata la dittatura del silenzio, della serenità, del lavoro. E infatti il mondiale è arrivato, a distanza di 24 anni dall’ultima volta. Dal 2008 si è calato velocemente del ruolo di condottiero, soprattutto in nazionale: "Avevo bisogno di parlare con la squadra – aveva detto dopo la sconfitta nei gironi contro la Croazia di quell’Europeo (poi vinto dalla Spagna) – Quando hai poi la sensazione di essere ascoltato dal gruppo noti che il ruolo di leader fa per te. E, magari per fortuna, a qualcosa è servito". Ha detto mesi più tardi: "Sono arrivato in nazionale quando avevo 19 anni e non avevo la possibilità di essere preso in considerazione dal gruppo allora. Ora sono ancora abbastanza giovane ma ho fatto esperienza. Sono ambizioso e voglio raggiungere i miei obiettivi, così come voglio che li raggiunga il gruppo. Voglio contribuire a creare qualcosa di grande". Alzata la Coppa più importante, 22 trofei con il Bayern: il lascito di Lahm, che ora è pronto a salutare il calcio.