Musiala fa rima con 'Fußball'

Hello. Jamal. Football. Le uniche tre parole che Jamal Musiala sapeva dire in inglese quando a otto anni era entrato nell’Academy del Chelsea. Da quel momento ci sono voluti tredici anni perché Jamal e football, o Fußball, imparassero a fare rima. Ma alla fine è successo. Se non la conoscete andate ad ascoltarvi ‘Barfuß Am Klavier’, una ballata di qualche anno fa piuttosto famosa in Germania. Il titolo significa ‘Scalzo al pianoforte’, più o meno la stessa sensazione che dà quando gioca a calcio. Un artista spensierato, con un prato e una palla al posto di tasti e accordi. Lui le scarpe deve indossarle per forza ma non te ne accorgi, si è troppo impegnati a cercare di capire come riesca trasformare uno sport in arte. Musiala non dribbla, danza; non fa giochi di prestigio da freestyler, regala scariche di emozione. Insomma, a 21 anni è già un giocatore generazionale di quelli per cui accendi la televisione o vai allo stadio. Il complimento migliore fino a ora nella sua carriera lo ha ricevuto da Vincent Kompany che dopo la prima tripletta con il Bayern, in coppa di Germania il 30 ottobre a Mainz, aveva detto: “Adesso non iniziate a valutarlo solo in base ai gol, io ho affrontato giocatori immensi come Zidane e Ronaldinho che cambiavano le partite anche senza segnare”. Zizou e Dinho, a proposito di arte. Zero paragoni s’intende, almeno per il momento, qui il discorso è un altro perché Kompany non ha fatto quei due nomi a caso: Musiala come loro ha una dote preziosa, saper trasformare l’efficacia in bellezza. Se ne salta tre è perché ormai lo raddoppiano costantemente e lui sa che da quei suoi dribbling, dal fatto di non perdere mai palla nasce una superiorità numerica clamorosa per tutta la squadra. Tanto che sia Nagelsmann, sia Kompany lo hanno trasformato nel motore delle ripartenze della Germania e del Bayern: quando gli avversari pressano alto, Musiala si abbassa e, spalle alla porta avversaria, riceve protegge finta controfinta si gira tunnel imposta. Senza virgole, senza pause, tutto d’un fiato. Una specie di apnea di quelle da record, un po’ sport e un po’ meditazione. Nel Bayern gioca con il 42 sulla maglia, glielo aveva dato il club quando dalle giovanili si era affacciato in prima squadra e lui si sente quasi più a suo agio con quello piuttosto che con il 10 della Germania. Infatti, prima di Euro 2024 aveva raccontato di sentire un po’ la pressione di indossare quel numero all’Europeo in casa. Significa firmare il contratto da superstar con la gente, lo stesso che il Bayern spera di fargli autografare fino al 2029. Il rinnovo di Musiala, in scadenza nel 2026, è il tema degli ultimi mesi a Monaco dove ovviamente gli hanno offerto di diventare il più pagato della rosa insieme a Kane, ma soprattutto vogliono trasformarlo nella faccia del club. Magari anche accontentandolo, prendendo la prossima estate il suo amico, e altro fenomeno, Florian Wirtz. Ma questo è un altro discorso. Il Bayern Monaco ha sempre avuto giocatori identitari, quelli che quando li guardi o senti il loro nome pensi subito al club. Alla Thomas Müller per intenderci. Che però è un caso irripetibile, perché è nato vicino a Monaco, cresciuto da tifoso del Bayern, ha iniziato a sette anni nelle giovanili… Musiala invece è arrivato al Bayern Campus a sedici anni e non è bavarese ma rappresenta l’esempio perfetto di icona per le nuove generazioni: nato a Stoccarda da madre tedesca e padre anglo nigeriano, quando aveva sette anni si è trasferito con la famiglia a Southampton dove mamma Carolin era andata a prendere un master in sociologia. Poi le giovanili del Chelsea e, appunto, il Bayern che nel 2019 lo riporta in Germania per duecentomila euro. Adesso quei soldi basterebbero giusto per pagargli una settimana di stipendio. "Vedeva" le lasagne In estate durante un backstage di Sky Germania ha raccontato, scherzando, che ha sempre pensato che il testo dell’inno della Champions League alla fine invece di essere “The Champions…” fosse “Lasagna…”. Sì esatto, lasagna. Anche perché pochi mesi prima di entrare nelle giovanili del Bayern si era rotto la mascella e per settimane aveva potuto mangiare solo zuppe e lasagne. La scelta, ovviamente, ricadeva quasi sempre verso la seconda. Solo che ne ha mangiate talmente tante, cucinate da sua mamma, che - come ha detto lui - le vedeva, o sentiva, dovunque. Questa stagione il Bayern ha perso solo due partite, entrambe in Champions contro Aston Villa e Barcellona, guarda un po’ nel periodo in cui Musiala stava recuperando da un infortunio all’anca. Più che per i numeri, al momento sono nove gol e quattro assist in sedici presenze, il 2024/25 di Musiala rischia di essere ricordato per la sua crescita, lo sviluppo incredibile che sta avendo nel colpo di testa, il tiro da fuori, i gol sporchi segnati nel cuore dell’area, la fase difensiva. Che era il cruccio di Miro Klose quando lo allenava nell’Under17 del Bayern perché Jamal non difendeva, voleva solo attaccare. Il fatto che Musiala ringrazi ancora oggi un attaccante super come Klose per avergli insegnato a difendere esemplifica piuttosto bene il mondo sottosopra di questo ragazzo che cinque anni fa arrivava a Monaco da Londra parlando un tedesco tutto suo, che al primo allenamento con i grandi del Bayern è stato subito soprannominato ‘Bambi’ da Sané e che oggi quando lo vedi giocare pensi che alla fine sì, Musiala fa rima con Fußball.