Alla scoperta delle Cenerentole d'Europa. Le quattro sconosciute di Champions che dalla Transilvania, dalla Danimarca, da Cipro e dalla Bielorussa entrano in punta di piedi nel Gotha del calcio internazionale
di VALERIO SPINELLA
Cluj, Aalborg, Anorthosis, Bate Borisov. “Chiii? E chi è?” verrebbe da dire. Eppure sono quattro delle squadre che parteciperanno alla massima competizione continentale di calcio: la Champions League.
Sembra impensabile che un tifoso del Cluj (vietato chiedere quale sia la pronuncia esatta) quest’anno possa andare allo stadio a godersi la musichetta della Champions, mentre un collega del Milan, “la squadra più titolata del Mondo”, che colleziona i Palloni d’Oro, debba accontentarsi di quella che fino all’altro ieri era la “Coppa del Nonno”.
Ma proviamo a scoprire qualcosa di più su queste realtà che si sono guadagnate l’inaccessibile sorteggio monegasco.
Cominciamo proprio dal Cluj. E’ difficile che anche il più grande appassionato di calcio estero rivendichi la conoscenza di questa squadra che, dopo una prima ricerca, si scopre essere rumena. Per quanto il rumeno sia una lingua romanza, la pronuncia rimane un’enigma. Rivolgersi a Mutu o Chivu per venirne fuori. O al Conte Dracula in persona, visto che la squadra ha sede nel distretto di Cluj, che si trova in Transilvania. A dettare legge nello spogliatoio però è un italiano, il neo-allenatore Maurizio Trombetta, friulano già vice di Galeone e Guidolin. A lui l’augurio di unirsi agli altri personaggi che hanno segnato la storia di questa regione: Ibrahim Muteferrika (primo tipografo turco, di origine ungherese) e Istvan Bockai, principe di Transilvania. A proposito, se questi sono i cognomi locali un pensiero solidale va ai telecronisti che si occuperanno del girone A della Champions.
Dopo questo tuffo nel calcio rumeno, parlare dell’Aalborg sembra quasi facile. I danesini bazzicano l’ambiente dei preliminari di coppa Uefa con una certa regolarità, ma quest’anno, con la Champions, hanno messo a segno il colpaccio. Gli abitanti della regione dello Jutland settentrionale trovano il pretesto per triplicare i festeggiamenti, di norma legati esclusivamente al Carnevale di Aalborg: gli appuntamenti da segnare sul calendario saranno le partite contro i campioni in carica del Manchester Utd, il Villarreal e i Celtic di Glasgow. Prima di esaltarsi troppo, però, sarà bene che i tifosi Aalborghesi pensino alla loro Superligaen: la sconfitta casalinga di sabato con l’Aarhus brucia ancora!
E’ il turno dell’Anorthosis, la corazzata di Cipro che ha spazzato via i più blasonati cugini dell’Olimpiacos, archiviando la pratica già nell’andata del turno preliminare. Difficile capire da dove saltino fuori questi ciprioti, ma a quanto pare i ragazzi sono motivati. Il nome completo, Anorthosis Famagosta, non fa paura a nessuno: a Milano, Famagosta è una fermata della metropolitana e non è escluso che qualche giocatore dell’Inter, alla vigilia della trasferta ellenica, non si rechi in edicola per acquistare un carnet, pensando di dover raggiungere la meta in metrò. Ma prima di giurare che a Cipro abbiano prenotato il ruolo di Cenerentola del girone B bisognerà vedere cosa succederà con il Panathinaikos. Dopo lo scivolone dell’Olimpiacos la tragedia greca potrebbe ripetersi.
Chiudiamo con il Bate Borisov. La squadra milita nel campionato bielorusso, non certo uno dei più rinomati, ma vanta una presenza a S. Siro contro il Milan, in occasione di una partita valida per la Coppa Uefa 2001-02. Allora nel Bate giocava Vitali Kutuzov, che nella gara disputata in Bielorussia venne notato dai dirigenti rossoneri che, come da tradizione, lo acquisteranno. Kutuzov conoscerà poi l’Italia passando per Avellino, Genova (sponda blucerchiata), Parma e Pisa, dove ha trascorso l’ultima stagione in serie B. Il Bate Borisov, Kutuzov o non Kutuzov, è sempre stata una realtà marginale del calcio, ma ora se la vedrà con colossi quali Real Madrid, Juventus e i Supercampioni d'Europa dello Zenit di Sanpietroburgo. Solo i più temerari scommetteranno sui bielorussi in un girone in cui la quarta posizione sembra il loro habitat naturale. La squadra di Borisov si presta comunque a titoli postpartita che non possono che far bene al calcio, come “La Juve bate il Bate”, o in caso di pareggio (molto improbabile) con il Real Madrid, in Spagna potrebbero parlare di “EmBate” anziché “empate”.