L'allenatore nerazzurro contro la stampa: io lavoro, voi vivete parlando di ciò che faccio. Poi chiama un cronista a scrivere la formazione: "Falla tu", secca la risposta: "Solo se mi dà parte dei suoi 9 mln". GUARDA LA VIDEOBIOGRAFIA DELLO SPECIAL ONE
José Mourinho non teme la forza d'urto del Werder Brema, nonostante la formazione tedesca abbiamo messo a segno 5 reti nelle ultime due partite di Bundesliga. "Noi ovviamente sappiamo che il Werder ha fatto dieci reti, ma sappiamo anche che contro l'Anorthosis non è riuscita a segnare - ha ricordato il tecnico dell'Inter - Qual è allora il vero Brema? Penso che non sia né quello che non segna, né quello che ne fa cinque. Il loro allenatore è bravo, hanno la stessa organizzazione di gioco da anni, noi invece siamo insieme solo da 3-4 mesi". Tra i rivali di domani conosce bene l'attaccante peruviano Claudio Pizarro, voluto fortemente al Chelsea in passato: "Sono stato solo 3-4 mesi con lui - ha spiegato Mourinho - Il rapporto è stato buono, lui è stato felice in quel periodo. Ha giocato e segnato, dopo la mia uscita la sua vita è cambiata un po' ed è tornato al Werder. E' un buon giocatore ma che conosco bene. Nella riunione con i miei giocatori ho spiegato ai miei difensori che tipo di calciatore sia". Riguardo alla propria formazione non vuole sbilanciarsi ma assicura che per il 70-80% sarà quella schierata domenica sera nel derby.
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I giornalisti italiani evidentemente non gli piacciono e José Mourinho non perde occasione per darlo a intendere. Alla domanda su come avesse visto la reazione della sua squadra dopo la sconfitta nel derby il tecnico dell'Inter ha risposto alla sua maniera: "La conferenza stampa di Champions League è finita con i giornalisti tedeschi (a cui, per dovere di ospitalità, erano affidate le prime domande, ndr)? Saremo di nuovo qui venerdì prossimo - le parole di Mourinho - e potremo parlare di tutto quello che volete, ma oggi parliamo di Champions. C'è una differenza molto grande tra il nostro lavoro e il vostro".
Da qui parte l'affondo vero e proprio nei confronti della stampa italiana: "Ho un amico giornalista - ha raccontato lo 'Special one' - che iniziava la cronaca della partita mentre la guardava, ma se per caso alla fine cambiava il risultato si arrabbiava perché doveva cambiarla tutta e magari doveva restare un'ora di più allo stadio. Oggi io ai miei giocatori ho parlato di Pizarro e non di Pato, questo è il nostro lavoro. Non c'è tempo per piangere se perdi, né per festeggiare se si vince. La nostra è una vita per chi lavora, non per chi scrive dopo sul lavoro degli altri". L'allenatore nerazzurro si è concesso anche un siparietto indicando un giornalista in sala stampa: "Perché non vieni a scrivere ora la tua formazione sulla lavagna? Prima della partita. Magari lui è un giornalista frustrato, sono sicuro che sarà una bella soddisfazione". "Lo faccio se mi dà parte dei suoi nove milioni di ingaggio..." ha replicato il cronista, subito rettificato da Mourinho: "non sono nove, ma 11 e con gli sponsor arrivo a 14 milioni".
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I giornalisti italiani evidentemente non gli piacciono e José Mourinho non perde occasione per darlo a intendere. Alla domanda su come avesse visto la reazione della sua squadra dopo la sconfitta nel derby il tecnico dell'Inter ha risposto alla sua maniera: "La conferenza stampa di Champions League è finita con i giornalisti tedeschi (a cui, per dovere di ospitalità, erano affidate le prime domande, ndr)? Saremo di nuovo qui venerdì prossimo - le parole di Mourinho - e potremo parlare di tutto quello che volete, ma oggi parliamo di Champions. C'è una differenza molto grande tra il nostro lavoro e il vostro".
Da qui parte l'affondo vero e proprio nei confronti della stampa italiana: "Ho un amico giornalista - ha raccontato lo 'Special one' - che iniziava la cronaca della partita mentre la guardava, ma se per caso alla fine cambiava il risultato si arrabbiava perché doveva cambiarla tutta e magari doveva restare un'ora di più allo stadio. Oggi io ai miei giocatori ho parlato di Pizarro e non di Pato, questo è il nostro lavoro. Non c'è tempo per piangere se perdi, né per festeggiare se si vince. La nostra è una vita per chi lavora, non per chi scrive dopo sul lavoro degli altri". L'allenatore nerazzurro si è concesso anche un siparietto indicando un giornalista in sala stampa: "Perché non vieni a scrivere ora la tua formazione sulla lavagna? Prima della partita. Magari lui è un giornalista frustrato, sono sicuro che sarà una bella soddisfazione". "Lo faccio se mi dà parte dei suoi nove milioni di ingaggio..." ha replicato il cronista, subito rettificato da Mourinho: "non sono nove, ma 11 e con gli sponsor arrivo a 14 milioni".