Vent'anni dopo. Liverpool non dimentica i suoi 96 morti
Champions LeagueOggi alle 15.06 in punto, a meno di 24 ore dal match di Champions contro il Chelsea, i Reds ricorderanno in silenzio il 20° anniversario di quel tragico 15 aprile 1989. A Sheffield perse la vita anche il cugino di capitan Gerrard. GIOCA A FANTACAMPIONI
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SFIDA ROSSI E VIALLI, GIOCA A FANTACAMPIONI
Per le centinaia di migliaia di tifosi del Liverpool che ogni stagione passano per lo stadio di Anfield Road, il ricordo dei 96 tifosi morti venti anni fa nella più grave tragedia calcistica nella storia d'Inghilterra è sempre presente.
Dalla parte delle Shankly Gates, gli omaggi floreali si susseguono tutto l'anno e una fiamma eterna brucia tra le targhe di marmo rosse che ricordano uomini, donne e bambini morti schiacciati il 15 aprile 1989 durante la semifinale di Fa Cup (Coppa d'Inghilterra) giocata allo stadio Hillsborough di Sheffield. Perciò oggi pomeriggio ad Anfield i sopravvissuti parteciperanno con i tifosi e i giocatori attuali alla cerimonia per il 20esimo anniversario della tragedia. In tutta Liverpool saranno osservati due minuti di silenzio alle 15.06 inglesi (le 16.06 italiane) - l'ora in cui la partita fu sospesa - mentre le campane di cattedrali e chiese rintoccheranno 96 volte.
"Non dimenticare è essenziale", ha sottolineato il difensore del Liverpool Jamie Carragher, nato nella città portuale e tifoso dell'Everton, la rivale cittadina dei reds, "Ha cambiato il volto del calcio, con i tipi di stadio che abbiamo, e il modo in cui la gente oggi guarda il calcio è dovuto alla tragedia, che è triste ma auspicabilmente, per queste ragioni, non accadrà più di nuovo".
Intrecciata al dolore c'è la battaglia, ancora in corso, per tutelare la reputazione delle vittime nella peggior sciagura sportiva della storia inglese. Dietro la Kop, il settore 'caldo' dei tifosi della squadra, è attivo l'Hillsborough Justice Campaign Shop e all'interno le bandiere "Justice for the 96" sono mostrate a ogni partite. Persino ai giocatori che quel giorno non erano ancora nati basta soltanto dare un'occhiata nello spogliatoio e cercare il capitano, la cui carriera è stata ispirata da Hillsborough e dalla tragedia. Il cugino di Steven Gerrard, Jon-Paul Gilhooley, fu infatti la vittima più giovane: aveva appena dieci anni. "Di tempo ne è passato, ma le ferite non si rimargineranno mai", ha spiegato Gerrard.
Gilhooley si unì all'esodo di massa di tifosi di reds che per il secondo anno consecutivo erano diretti nell'est dell'Inghilterra per assistere alla sfida tra Liverpool e Nottingham Forest, in programma nell'impianto dello Sheffield Wednesday. A Liverpool, prima che la copertura televisiva in diretta dei principali incontri diventasse un'abitudine nella rivoluzione del calcio post Hillsborough, Gerrard (che aveva 8 anni all'epoca) si incollò alla radio per sentire il racconto delle gesta dei suoi beniamini Alan Hansen, Ian Rush e John Barnes, a caccia della qualificazione per la finale di Wembley.
Quello che il capitano di oggi dei reds non fu in grado di vedere fu l'atteggiamento della polizia e la comunicazione inadeguata in uno stadio privo di certificazione di sicurezza. Mentre duemila tifosi si riversarono nelle recinzioni centrali nel settore Leppings Lane, la polizia non riuscì a decongestionare l'afflusso bloccando l'accesso o aprendo i cancelli di uscita. "Un errore della massima importanza", accertò il presidente di tribunale Peter Taylor nella sua inchiesta, che portò a impianti con posti tutti a sedere nei principali cambionati d'Inghilterra.
Gli appelli per posticipare l'inizio della partita non furono ascoltati. "Mi farà sempre rabbia che non aspettarono i tifosi", ha ricordato Kenny Dalglish, allenatore dell'epoca del Liverpool, "C'erano tutte queste persone che stavano arrivando in ritardo, impazienti di entrare a Hillsborough per non perdere alcuna fase della partita. Così tanti tifosi che si precipitarono allo stadio provocarono la terribile calca che costò la vita a novantasei poveri tifosi del Liverpool".
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Per le centinaia di migliaia di tifosi del Liverpool che ogni stagione passano per lo stadio di Anfield Road, il ricordo dei 96 tifosi morti venti anni fa nella più grave tragedia calcistica nella storia d'Inghilterra è sempre presente.
Dalla parte delle Shankly Gates, gli omaggi floreali si susseguono tutto l'anno e una fiamma eterna brucia tra le targhe di marmo rosse che ricordano uomini, donne e bambini morti schiacciati il 15 aprile 1989 durante la semifinale di Fa Cup (Coppa d'Inghilterra) giocata allo stadio Hillsborough di Sheffield. Perciò oggi pomeriggio ad Anfield i sopravvissuti parteciperanno con i tifosi e i giocatori attuali alla cerimonia per il 20esimo anniversario della tragedia. In tutta Liverpool saranno osservati due minuti di silenzio alle 15.06 inglesi (le 16.06 italiane) - l'ora in cui la partita fu sospesa - mentre le campane di cattedrali e chiese rintoccheranno 96 volte.
"Non dimenticare è essenziale", ha sottolineato il difensore del Liverpool Jamie Carragher, nato nella città portuale e tifoso dell'Everton, la rivale cittadina dei reds, "Ha cambiato il volto del calcio, con i tipi di stadio che abbiamo, e il modo in cui la gente oggi guarda il calcio è dovuto alla tragedia, che è triste ma auspicabilmente, per queste ragioni, non accadrà più di nuovo".
Intrecciata al dolore c'è la battaglia, ancora in corso, per tutelare la reputazione delle vittime nella peggior sciagura sportiva della storia inglese. Dietro la Kop, il settore 'caldo' dei tifosi della squadra, è attivo l'Hillsborough Justice Campaign Shop e all'interno le bandiere "Justice for the 96" sono mostrate a ogni partite. Persino ai giocatori che quel giorno non erano ancora nati basta soltanto dare un'occhiata nello spogliatoio e cercare il capitano, la cui carriera è stata ispirata da Hillsborough e dalla tragedia. Il cugino di Steven Gerrard, Jon-Paul Gilhooley, fu infatti la vittima più giovane: aveva appena dieci anni. "Di tempo ne è passato, ma le ferite non si rimargineranno mai", ha spiegato Gerrard.
Gilhooley si unì all'esodo di massa di tifosi di reds che per il secondo anno consecutivo erano diretti nell'est dell'Inghilterra per assistere alla sfida tra Liverpool e Nottingham Forest, in programma nell'impianto dello Sheffield Wednesday. A Liverpool, prima che la copertura televisiva in diretta dei principali incontri diventasse un'abitudine nella rivoluzione del calcio post Hillsborough, Gerrard (che aveva 8 anni all'epoca) si incollò alla radio per sentire il racconto delle gesta dei suoi beniamini Alan Hansen, Ian Rush e John Barnes, a caccia della qualificazione per la finale di Wembley.
Quello che il capitano di oggi dei reds non fu in grado di vedere fu l'atteggiamento della polizia e la comunicazione inadeguata in uno stadio privo di certificazione di sicurezza. Mentre duemila tifosi si riversarono nelle recinzioni centrali nel settore Leppings Lane, la polizia non riuscì a decongestionare l'afflusso bloccando l'accesso o aprendo i cancelli di uscita. "Un errore della massima importanza", accertò il presidente di tribunale Peter Taylor nella sua inchiesta, che portò a impianti con posti tutti a sedere nei principali cambionati d'Inghilterra.
Gli appelli per posticipare l'inizio della partita non furono ascoltati. "Mi farà sempre rabbia che non aspettarono i tifosi", ha ricordato Kenny Dalglish, allenatore dell'epoca del Liverpool, "C'erano tutte queste persone che stavano arrivando in ritardo, impazienti di entrare a Hillsborough per non perdere alcuna fase della partita. Così tanti tifosi che si precipitarono allo stadio provocarono la terribile calca che costò la vita a novantasei poveri tifosi del Liverpool".