Birre, cori e solidarietà: cronaca della nottata in fila
Champions LeagueA sorpresa, spunta anche Moratti tra i tifosi interisti in coda per aggiudicarsi un biglietto per la finale di Madrid. Foto, cori e una birra in omaggio per il Presidente. Scene di solidarietà: a un sedicenne viene tenuto il posto. GUARDA LE FOTO
L'ALBUM DEL CAMMINO DELL'INTER IN CHAMPIONS
LE FOTO ESCLUSIVE DI MORATTI TRA I TIFOSI
di VANNI SPINELLA
da Via Massaua (Milano)
Sono le 21.14 di venerdì quando il Presidente Moratti si regala un bagno di folla tra i suoi tifosi, in coda da ore per assicurarsi un biglietto per la finale di Champions di Madrid. Arriva guidando la sua auto, con lui il figlio Angelo Mario e l’avvocato dell’Inter. Accosta all’incrocio tra via Caterina da Forlì e via Massaua, proprio di fronte al baracchino di un venditore di sciarpe che non riesce a credere ai propri occhi.
Re della scena fino a un minuto prima, quando raccontava come da generazioni la sua famiglia venda magliette e gadgets di fronte allo stadio, le storie del signor Diego perdono all’improvviso d’interesse quando il Presidente “atterra” nel mondo dei tifosi più veri, quelli disposti a tutto per amore di una maglia.
“Presidente, cosa ci fa qua?”, la domanda spontanea prima che il passaparola attiri decine e decine di tifosi in pochi secondi. “Sono venuto solo a ringraziarli perché se lo meritano. Stanno facendo un gran sacrificio”, la risposta prima che la marea umana ce lo trascini via.
Strette di mano, foto con i cellulari, chiamate ad amici in diretta per raccontare quello che nessuno avrebbe mai osato immaginare. Moratti si concede con la solita signorilità, non rifiuta una mano, non rifiuta una foto. Non rifiuta neanche una lattina di birra, che simpaticamente gli viene messa in mano da un ragazzo della Curva, e che si porterà via come “ricordo” della sua visita.
Il popolo nerazzurro, alla visione di Moratti, è dapprima in delirio. Poi si organizza: partono i classici cori dedicati a Prisco e a Facchetti. Poi l’intramontabile “chi non salta rossonero è…”. Moratti accenna un saltino, accetta la lattina di birra, e immediato scatta il grazie dei tifosi: “Uno di noi, Moratti uno di noi”.
Dopo la visita alla “tendopoli” (come la chiamano gli stessi tifosi accampati da giovedì sera), Moratti riparte. Ci vuole un po’ di tempo perché il livello di adrenalina del popolo nerazzurro torni a valori normali. Ma si respira un’aria diversa. Si sente che la visita del Presidente ha davvero fatto piacere a tutti. “Quando si dice che lui è un signore… quanti altri lo avrebbero fatto?”.
Chi c’era torna al proprio “scaglione” a raccontarlo a chi non c’era. Chi non c’era sogna.
Con un antipasto del genere, si possono anche ordinare le pizze.
La vendita dei biglietti ha dato vita a tanti altri piccoli business collaterali. A partire dalle pizzerie della zona, che già dal pomeriggio hanno iniziato a volantinare distribuendo le proprie brochure e assicurando consegne a “domicilio”. “Quattro margherite di fronte al bancomat” diventano la comanda e l’indirizzo da comunicare, e puntuale arriva il motorino con la cena.
Non potevano mancare i venditori ambulanti di panini, anche se il mercato che più sconvolge i tifosi in coda è un altro: quello dei senzatetto. Ad un tratto, infatti, si sparge la voce che alcune persone abbiano pagato dei senzatetto per tenere loro il posto in coda durante la notte. Escamotage prontamente proibito dai “capogruppo”, ovvero quelli che, lista alla mano, ogni due ore fanno l’appello per assicurarsi che nessuno si sia allontanato troppo.
Se c’è da prendere decisioni importanti sono loro a riunirsi. Dimostrando anche buon senso. “Pare che a un ragazzo di appena 16 anni che si era messo in coda già dal mattino – racconta Enzo – abbiano chiesto nome e cognome, e poi gli abbiano detto di andare pure a casa a dormire. Domani mattina troverà il suo posto dove l’ha lasciato”.
Non è l’unico gesto di solidarietà. Verso sera passano due eccentrici signori, che distribuiscono lattine di birra e pacchetti di patatine. Tutti si chiedono chi siano, nessuno lo sa, ma gli inaspettati doni vengono accettati con entusiasmo.
La notte scorre via tra cori, sfottò (“Non si vende Kakà” è gettonatissimo), partite a carte con i compagni di “scaglione”, discussioni sull’Inter. “Ormai siamo tra le grandi d’Europa, non esiste più l’Inter che si ferma agli ottavi di Champions”, dice qualcuno. “Mourinho è bravo, ma va detto che ha trovato una Ferrari bella pronta”. “Sì, ma Mancini la faceva andare come una Cinquecento”, replica un altro.
Intanto le code crescono. All’ultimo appello prima della buonanotte si registrano 700 persone nella fila degli Inter Club e oltre 2000 in quella degli abbonati. Tra loro anche un bambino. Il piccolo David vive questa esperienza unica con il papà. Incollato alla sua Playstation portatile sta già simulando Inter-Bayern. Finisce 1-0, con gol di Balotelli.
Si aprono le tende, spuntano sacchi a pelo e materassini. Bisogna resistere ancora poche ore e poi sarà mattina. E poi sarà Madrid.
LE FOTO ESCLUSIVE DI MORATTI TRA I TIFOSI
di VANNI SPINELLA
da Via Massaua (Milano)
Sono le 21.14 di venerdì quando il Presidente Moratti si regala un bagno di folla tra i suoi tifosi, in coda da ore per assicurarsi un biglietto per la finale di Champions di Madrid. Arriva guidando la sua auto, con lui il figlio Angelo Mario e l’avvocato dell’Inter. Accosta all’incrocio tra via Caterina da Forlì e via Massaua, proprio di fronte al baracchino di un venditore di sciarpe che non riesce a credere ai propri occhi.
Re della scena fino a un minuto prima, quando raccontava come da generazioni la sua famiglia venda magliette e gadgets di fronte allo stadio, le storie del signor Diego perdono all’improvviso d’interesse quando il Presidente “atterra” nel mondo dei tifosi più veri, quelli disposti a tutto per amore di una maglia.
“Presidente, cosa ci fa qua?”, la domanda spontanea prima che il passaparola attiri decine e decine di tifosi in pochi secondi. “Sono venuto solo a ringraziarli perché se lo meritano. Stanno facendo un gran sacrificio”, la risposta prima che la marea umana ce lo trascini via.
Strette di mano, foto con i cellulari, chiamate ad amici in diretta per raccontare quello che nessuno avrebbe mai osato immaginare. Moratti si concede con la solita signorilità, non rifiuta una mano, non rifiuta una foto. Non rifiuta neanche una lattina di birra, che simpaticamente gli viene messa in mano da un ragazzo della Curva, e che si porterà via come “ricordo” della sua visita.
Il popolo nerazzurro, alla visione di Moratti, è dapprima in delirio. Poi si organizza: partono i classici cori dedicati a Prisco e a Facchetti. Poi l’intramontabile “chi non salta rossonero è…”. Moratti accenna un saltino, accetta la lattina di birra, e immediato scatta il grazie dei tifosi: “Uno di noi, Moratti uno di noi”.
Dopo la visita alla “tendopoli” (come la chiamano gli stessi tifosi accampati da giovedì sera), Moratti riparte. Ci vuole un po’ di tempo perché il livello di adrenalina del popolo nerazzurro torni a valori normali. Ma si respira un’aria diversa. Si sente che la visita del Presidente ha davvero fatto piacere a tutti. “Quando si dice che lui è un signore… quanti altri lo avrebbero fatto?”.
Chi c’era torna al proprio “scaglione” a raccontarlo a chi non c’era. Chi non c’era sogna.
Con un antipasto del genere, si possono anche ordinare le pizze.
La vendita dei biglietti ha dato vita a tanti altri piccoli business collaterali. A partire dalle pizzerie della zona, che già dal pomeriggio hanno iniziato a volantinare distribuendo le proprie brochure e assicurando consegne a “domicilio”. “Quattro margherite di fronte al bancomat” diventano la comanda e l’indirizzo da comunicare, e puntuale arriva il motorino con la cena.
Non potevano mancare i venditori ambulanti di panini, anche se il mercato che più sconvolge i tifosi in coda è un altro: quello dei senzatetto. Ad un tratto, infatti, si sparge la voce che alcune persone abbiano pagato dei senzatetto per tenere loro il posto in coda durante la notte. Escamotage prontamente proibito dai “capogruppo”, ovvero quelli che, lista alla mano, ogni due ore fanno l’appello per assicurarsi che nessuno si sia allontanato troppo.
Se c’è da prendere decisioni importanti sono loro a riunirsi. Dimostrando anche buon senso. “Pare che a un ragazzo di appena 16 anni che si era messo in coda già dal mattino – racconta Enzo – abbiano chiesto nome e cognome, e poi gli abbiano detto di andare pure a casa a dormire. Domani mattina troverà il suo posto dove l’ha lasciato”.
Non è l’unico gesto di solidarietà. Verso sera passano due eccentrici signori, che distribuiscono lattine di birra e pacchetti di patatine. Tutti si chiedono chi siano, nessuno lo sa, ma gli inaspettati doni vengono accettati con entusiasmo.
La notte scorre via tra cori, sfottò (“Non si vende Kakà” è gettonatissimo), partite a carte con i compagni di “scaglione”, discussioni sull’Inter. “Ormai siamo tra le grandi d’Europa, non esiste più l’Inter che si ferma agli ottavi di Champions”, dice qualcuno. “Mourinho è bravo, ma va detto che ha trovato una Ferrari bella pronta”. “Sì, ma Mancini la faceva andare come una Cinquecento”, replica un altro.
Intanto le code crescono. All’ultimo appello prima della buonanotte si registrano 700 persone nella fila degli Inter Club e oltre 2000 in quella degli abbonati. Tra loro anche un bambino. Il piccolo David vive questa esperienza unica con il papà. Incollato alla sua Playstation portatile sta già simulando Inter-Bayern. Finisce 1-0, con gol di Balotelli.
Si aprono le tende, spuntano sacchi a pelo e materassini. Bisogna resistere ancora poche ore e poi sarà mattina. E poi sarà Madrid.