L’Inter risorge. Partita della svolta o solo brodino caldo?
Champions LeagueDopo il Twente. Il disperato tentativo di uno dei rari tifosi interisti toccati da inguaribile ottimismo di resistere al pessimismo cosmico che caratterizza i sostenitori della Beneamata. Il gruppo Benitez è guarito o non ancora? GUARDA I VIDEO E LE FOTO
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Gli episodi salienti delle prime cinque giornate
GUARDA LE PAGELLE
di Alessandro De Virgiliis
Basta una rondine per fare Primavera? Vista la stagione e l’ondata di aria gelida prevista in arrivo sulla nostra Penisola non sembra la domanda più adatta al periodo, ma state certi che è quello che da ieri sera si stanno chiedendo tutti i tifosi nerazzurri.
Come in tutti i fatti della vita ci saranno certamente i due opposti schieramenti, quelli convinti che il peggio sia ormai alle spalle e quelli che al fischio finale del match col Twente già intravedevano neri nuvoloni all’orizzonte, per restare nell’ambito della metafora metereologica. Conoscendo però il profilo più diffuso tra i supporter interisti, non crediamo di sbagliarci pensando che il plotone dei cupi pessimisti sia ancora di gran lunga più numeroso di quello degli ottimisti.
Un semplice esempio? Ecco il dialogo con i miei amici all’uscita da San Siro ieri sera. Io: “Grandi. Qualificati con un turno di anticipo. Nonostante la sfiga e con mezza squadra ancora fuori, è andata!”. Il primo pessimista subito precisa: “Sì, ma restiamo secondi nel girone e a febbraio rischiamo di trovarci contro Chelsea, Barca, Real, Manchester. Il che, con questa Inter, vuol dire andare a casa subito”.
Provo a rilanciare “D’accordo, ma a febbraio saranno rientrati tutti gli infortunati e con qualche possibile innesto a gennaio possiamo giocarcela contro tutti. In fondo i campioni d’Europa siamo noi”. Il secondo pessimista, incredulo, non lascia però spazio a dubbi: “Ma che infortunati?!? Quelli ormai sono cotti. Milito è un fantasma, Maicon sembra che giochi perché glielo ordina il dottore. A Sneijder devono dare il pallone di gomma, altro che pallone d’oro. Pandev non vede la porta neppure se lo lasci solo in area di rigore. E i nuovi sono scarsi. Abbiamo sbagliato tutto da giugno in poi e quest’anno la paghiamo cara”.
Cercando di farmi forza, provo a resistere. “Dai ragazzi, non fate come al solito! Stasera si sono viste cose buone. Wesley sta tornando. In campo c’era la voglia di vincere dello scorso anno. Perfino Biabiany sembrava un buon giocatore. E Castellazzi non ha preso gol”. Il terzo pessimista incalza: “Sai che fatica vincere con ‘sta squadra di pippe che viene da un posto che non è nemmeno segnato sulle cartine e che un normale essere umano non può neanche pronunciare” (ndr, Enschede è la città del Twente).
Esasperato, sono tentato di lasciar perdere, ma faccio un ultimo tentativo: “Pensiamo al presente. Domenica si vince, il Milan perde punti a Genova e siamo di nuovo in gioco anche per lo scudetto”. In coro i tre amici mi rispondono: “Sì sì, sogna. Per come siamo messi, domenica prendiamo due pere in casa dal Parma. Così ti passa l’entusiasmo. Speriamo solo di non tornare all’epoca di Tardelli e di riuscire almeno a entrare tra le prime quattro a fine campionato. E poi cacciamo Benitez. Che porta pure rogna” .
Desisto, sapendo che l'indomani, in ufficio, sarà anche peggio. Primavera? A Milano,sponda nerazzurra, il termometro, almeno per i più, è ancora sotto zero. Occorreva vincere per scacciare via i cattivi pensieri, per trovare un po' di serenità dopo un periodo burrascoso e aumentare un'autostima improvvisamente scemata dopo le ultime opache prestazioni. L'Inter batte il Twente e mette in cassaforte il passaggio agli ottavi di finale. Contro gli olandesi la gara è stata tutt'altro che semplice anche se i nerazzurri, nella ripresa e soprattutto dopo il gol firmato da Cambiasso, hanno dato importanti segnali di ripresa.
Uomini contati per Benitez e allestimento della formazione difficile avendo a disposizione soltanto tre attaccanti (Pandev, Eto'o e Biabiany), tutti schierati contemporaneamente. La squadra di Preud'homme nella prima frazione ha giocato senza scoprirsi più di tanto lasciando il pallino del gioco ai nerazzurri per poi ripartire in rapidi contropiede. La traversa colpita da Sneijder su punizione lasciava presagire cattive sensazioni e solo la bravura di Castellazzi ha consentito all'Inter di non capitolare in un paio di occasioni.
Nella ripresa, la squadra di Benitez ha provato a spingere sull'acceleratore trovando il gol con Cambiasso abile a ribadire in rete la respinta sporca della barriera scaturita su punizione di Sneijder. Da lì in poi l'Inter ha controllato bene correndo pochi rischi. Alla fine, il successo è un toccasana che lenisce le ferite ma che non guarisce del tutto una squadra che ha ancora da risolvere tanti problemi, in primis quello degli infortunati. Se il campionato incombe, tuttavia, le gare di Champions che conteranno (quella di dicembre col Werder varrà per giocarsi il primo posto con il Tottenham) torneranno a febbraio. Allora la squadra di Benitez potrebbe aver superato definitivamente la crisi.
Commenta subito nel forum dell'Inter
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Basta una rondine per fare Primavera? Vista la stagione e l’ondata di aria gelida prevista in arrivo sulla nostra Penisola non sembra la domanda più adatta al periodo, ma state certi che è quello che da ieri sera si stanno chiedendo tutti i tifosi nerazzurri.
Come in tutti i fatti della vita ci saranno certamente i due opposti schieramenti, quelli convinti che il peggio sia ormai alle spalle e quelli che al fischio finale del match col Twente già intravedevano neri nuvoloni all’orizzonte, per restare nell’ambito della metafora metereologica. Conoscendo però il profilo più diffuso tra i supporter interisti, non crediamo di sbagliarci pensando che il plotone dei cupi pessimisti sia ancora di gran lunga più numeroso di quello degli ottimisti.
Un semplice esempio? Ecco il dialogo con i miei amici all’uscita da San Siro ieri sera. Io: “Grandi. Qualificati con un turno di anticipo. Nonostante la sfiga e con mezza squadra ancora fuori, è andata!”. Il primo pessimista subito precisa: “Sì, ma restiamo secondi nel girone e a febbraio rischiamo di trovarci contro Chelsea, Barca, Real, Manchester. Il che, con questa Inter, vuol dire andare a casa subito”.
Provo a rilanciare “D’accordo, ma a febbraio saranno rientrati tutti gli infortunati e con qualche possibile innesto a gennaio possiamo giocarcela contro tutti. In fondo i campioni d’Europa siamo noi”. Il secondo pessimista, incredulo, non lascia però spazio a dubbi: “Ma che infortunati?!? Quelli ormai sono cotti. Milito è un fantasma, Maicon sembra che giochi perché glielo ordina il dottore. A Sneijder devono dare il pallone di gomma, altro che pallone d’oro. Pandev non vede la porta neppure se lo lasci solo in area di rigore. E i nuovi sono scarsi. Abbiamo sbagliato tutto da giugno in poi e quest’anno la paghiamo cara”.
Cercando di farmi forza, provo a resistere. “Dai ragazzi, non fate come al solito! Stasera si sono viste cose buone. Wesley sta tornando. In campo c’era la voglia di vincere dello scorso anno. Perfino Biabiany sembrava un buon giocatore. E Castellazzi non ha preso gol”. Il terzo pessimista incalza: “Sai che fatica vincere con ‘sta squadra di pippe che viene da un posto che non è nemmeno segnato sulle cartine e che un normale essere umano non può neanche pronunciare” (ndr, Enschede è la città del Twente).
Esasperato, sono tentato di lasciar perdere, ma faccio un ultimo tentativo: “Pensiamo al presente. Domenica si vince, il Milan perde punti a Genova e siamo di nuovo in gioco anche per lo scudetto”. In coro i tre amici mi rispondono: “Sì sì, sogna. Per come siamo messi, domenica prendiamo due pere in casa dal Parma. Così ti passa l’entusiasmo. Speriamo solo di non tornare all’epoca di Tardelli e di riuscire almeno a entrare tra le prime quattro a fine campionato. E poi cacciamo Benitez. Che porta pure rogna” .
Desisto, sapendo che l'indomani, in ufficio, sarà anche peggio. Primavera? A Milano,sponda nerazzurra, il termometro, almeno per i più, è ancora sotto zero. Occorreva vincere per scacciare via i cattivi pensieri, per trovare un po' di serenità dopo un periodo burrascoso e aumentare un'autostima improvvisamente scemata dopo le ultime opache prestazioni. L'Inter batte il Twente e mette in cassaforte il passaggio agli ottavi di finale. Contro gli olandesi la gara è stata tutt'altro che semplice anche se i nerazzurri, nella ripresa e soprattutto dopo il gol firmato da Cambiasso, hanno dato importanti segnali di ripresa.
Uomini contati per Benitez e allestimento della formazione difficile avendo a disposizione soltanto tre attaccanti (Pandev, Eto'o e Biabiany), tutti schierati contemporaneamente. La squadra di Preud'homme nella prima frazione ha giocato senza scoprirsi più di tanto lasciando il pallino del gioco ai nerazzurri per poi ripartire in rapidi contropiede. La traversa colpita da Sneijder su punizione lasciava presagire cattive sensazioni e solo la bravura di Castellazzi ha consentito all'Inter di non capitolare in un paio di occasioni.
Nella ripresa, la squadra di Benitez ha provato a spingere sull'acceleratore trovando il gol con Cambiasso abile a ribadire in rete la respinta sporca della barriera scaturita su punizione di Sneijder. Da lì in poi l'Inter ha controllato bene correndo pochi rischi. Alla fine, il successo è un toccasana che lenisce le ferite ma che non guarisce del tutto una squadra che ha ancora da risolvere tanti problemi, in primis quello degli infortunati. Se il campionato incombe, tuttavia, le gare di Champions che conteranno (quella di dicembre col Werder varrà per giocarsi il primo posto con il Tottenham) torneranno a febbraio. Allora la squadra di Benitez potrebbe aver superato definitivamente la crisi.
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