Londra, viaggio a Champions City aspettando il Tottenham
Champions LeagueStasera il Milan, ospite degli Spurs, cercherà la qualificazione ai Quarti, non riuscita ieri all'Arsenal ma alla portata del Chelsea la settimana prossima. Perché la City aveva tre squadre agli Ottavi. Alla scoperta del tifo nei loro quartieri. LE FOTO
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Wembley, Londra alla potenza. Un concentrato di “londonesità”. Wembley, ladies and gentlemen: lo scenario della finale di Champions 2011. Poteva esserci un teatro più indicato? Nossignori. Perché Londra è Champions City. La città con tre squadre agli Ottavi della coppa più ambita, che solo per colpa del Barcellona - che ha eliminato l'Arsenal - non può sognare il record di portarle tutte e tre ai Quarti. Stasera toccherà al Milan, proprio qui, cercare di impedire al Tottenham di passare il turno, alla faccia degli arcirivali dell’Arsenal e prima del Chelsea (in campo la prossima settimana). Stasera, a White Hart Lane, Londra nord, il Diavolo proverà a sprofondare gli Spurs nell’inferno dell’eliminazione.
Spurs, Tottenham, North London. Un soprannome, una squadra, una zona: uno stile di vita, perché il calcio a Londra è questo. Vale la pena, allora iniziare un viaggio quartiere per quartiere. Cominciando proprio dal regno di Bale e compagni, dal quartiere generale di quel Tottenham che, al di là della sua base di tifo, può contare sull'appoggio anche di vip e superstar. "The Jewish club", il Tottenham, il club ebreo: perché ebrei sono tradizionalmente molti tifosi e soci degli Spurs, perché gli stessi tifosi incitano la squadra con un politicamente scorretto "Yids" e non di rado si vedono rispondere con insulti antisemiti. Su White Hart Lane, una volta, sventolò addirittura una svastica: era il 1935, amichevole fra Inghilterra e Germania. Vinse 3-0 l'Inghilterra, nel distretto dello stadio prima dell'incontro vi fu una manifestazione di dissenso. Perché una squadra è il proprio quartiere, lo vive, lo respira; Tottenham nord e Tottenham sud, Seven Sisters: eccola la zona degli Spurs, luogo di operai e immigrati, appena fuori dalla Central London, dove essere Spurs è cosa seria.
E pensare che il Tottenham ha anche rischiato di cambiare quartiere. Da Nord a Est, se l'asta per l'assegnazione dello stadio Olimpico l'avessero vinta gli Spurs e non - come logico, geograficamente parlando - il West Ham. Il Tottenham resterà dunque a nord, e continuerà a disputare i derby con l'Arsenal. I Gunners, già: nacquero a Sud-Est, nella zona di Plumstead, poi poco meno di cent'anni fa si trasferirono ad Highbury. I Gunners, quelli celebrati da Nick Hornby, che da Highbury sono poi passati all'Emirates, poche centinaia di metri di distanza ma un'atmosfera nemmeno paragonabile, in negativo ovviamente. L'Arsenal, i Quarti non è riuscito a raggiungerli: provate ad immaginare la gioia dei tifosi degli Spurs se stasera dovessero eliminare il Milan...
Nel distretto di Islington, fra i più etnici e variegati della capitale, si trova la fermata tube di Arsenal, che pure dalla costruzione dell'Emirates è meno comoda rispetto a Holloway Road per il raggiungimento dello stadio. Sono meno caratterizzati sotto l'aspetto religioso, i Gooners (un gioco di parole utilizzato dai fan dell'Arsenal) rispetto ai rivali, ma hanno una storia di tifo intensa e rumorosa. Tanto che una leggenda vuole che i primi vagiti del movimento hooligan in Inghilterra siano nati proprio nella North Bank di Highbury. Ma si tratta più di leggenda che di realtà.
Poi, last but not least, c'è il Chelsea. Che, settimana prossima, salvo harakiri eliminerà il Copenaghen. E' il Chelsea di Ancelotti, ma è soprattutto il Chelsea di Roman Abramovich, il cui arrivo nel giugno 2003 ha di fatto cambiato la percezione del club e dei suoi supporter. Perché oggi i Blues sono identificati con la nobiltà del calcio londinese, fruiscono di un tifo internazionale, facoltoso e trendy - leggasi: oligarchi e turisti del calcio che a Stamford Bridge ormai sono di casa - che ha poco a che vedere con la base storica dell'era pre-Abramovich, ben più legata alla working class del Sud londinese, tifo non raramente in passato associato a problematiche di stampo hooligan.
Ma ora l'immagine percepita del Chelsea è quella di un club elegante, posh, il club dell'alta borghesia, come confermano del resto i prezzi di biglietti e season ticket. Del resto, il quartiere di Chelsea (ma in realtà la società ha sede a Fulham) è uno dei più upper class di Londra. "Pride of London", si legge nel telo gigante che viene esposto prima di ogni gara casalinga dei Blues. Uno striscione che fa a pugni con la maniera in cui il club di Abramovich è stato ribattezzato dai detrattori: "Chelsky", lo chiamano storpiandone il nome, proprio per evidenziarne la lontananza ormai dalla londinesità più pura. Londra, già: Champions City.
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Wembley, Londra alla potenza. Un concentrato di “londonesità”. Wembley, ladies and gentlemen: lo scenario della finale di Champions 2011. Poteva esserci un teatro più indicato? Nossignori. Perché Londra è Champions City. La città con tre squadre agli Ottavi della coppa più ambita, che solo per colpa del Barcellona - che ha eliminato l'Arsenal - non può sognare il record di portarle tutte e tre ai Quarti. Stasera toccherà al Milan, proprio qui, cercare di impedire al Tottenham di passare il turno, alla faccia degli arcirivali dell’Arsenal e prima del Chelsea (in campo la prossima settimana). Stasera, a White Hart Lane, Londra nord, il Diavolo proverà a sprofondare gli Spurs nell’inferno dell’eliminazione.
Spurs, Tottenham, North London. Un soprannome, una squadra, una zona: uno stile di vita, perché il calcio a Londra è questo. Vale la pena, allora iniziare un viaggio quartiere per quartiere. Cominciando proprio dal regno di Bale e compagni, dal quartiere generale di quel Tottenham che, al di là della sua base di tifo, può contare sull'appoggio anche di vip e superstar. "The Jewish club", il Tottenham, il club ebreo: perché ebrei sono tradizionalmente molti tifosi e soci degli Spurs, perché gli stessi tifosi incitano la squadra con un politicamente scorretto "Yids" e non di rado si vedono rispondere con insulti antisemiti. Su White Hart Lane, una volta, sventolò addirittura una svastica: era il 1935, amichevole fra Inghilterra e Germania. Vinse 3-0 l'Inghilterra, nel distretto dello stadio prima dell'incontro vi fu una manifestazione di dissenso. Perché una squadra è il proprio quartiere, lo vive, lo respira; Tottenham nord e Tottenham sud, Seven Sisters: eccola la zona degli Spurs, luogo di operai e immigrati, appena fuori dalla Central London, dove essere Spurs è cosa seria.
E pensare che il Tottenham ha anche rischiato di cambiare quartiere. Da Nord a Est, se l'asta per l'assegnazione dello stadio Olimpico l'avessero vinta gli Spurs e non - come logico, geograficamente parlando - il West Ham. Il Tottenham resterà dunque a nord, e continuerà a disputare i derby con l'Arsenal. I Gunners, già: nacquero a Sud-Est, nella zona di Plumstead, poi poco meno di cent'anni fa si trasferirono ad Highbury. I Gunners, quelli celebrati da Nick Hornby, che da Highbury sono poi passati all'Emirates, poche centinaia di metri di distanza ma un'atmosfera nemmeno paragonabile, in negativo ovviamente. L'Arsenal, i Quarti non è riuscito a raggiungerli: provate ad immaginare la gioia dei tifosi degli Spurs se stasera dovessero eliminare il Milan...
Nel distretto di Islington, fra i più etnici e variegati della capitale, si trova la fermata tube di Arsenal, che pure dalla costruzione dell'Emirates è meno comoda rispetto a Holloway Road per il raggiungimento dello stadio. Sono meno caratterizzati sotto l'aspetto religioso, i Gooners (un gioco di parole utilizzato dai fan dell'Arsenal) rispetto ai rivali, ma hanno una storia di tifo intensa e rumorosa. Tanto che una leggenda vuole che i primi vagiti del movimento hooligan in Inghilterra siano nati proprio nella North Bank di Highbury. Ma si tratta più di leggenda che di realtà.
Poi, last but not least, c'è il Chelsea. Che, settimana prossima, salvo harakiri eliminerà il Copenaghen. E' il Chelsea di Ancelotti, ma è soprattutto il Chelsea di Roman Abramovich, il cui arrivo nel giugno 2003 ha di fatto cambiato la percezione del club e dei suoi supporter. Perché oggi i Blues sono identificati con la nobiltà del calcio londinese, fruiscono di un tifo internazionale, facoltoso e trendy - leggasi: oligarchi e turisti del calcio che a Stamford Bridge ormai sono di casa - che ha poco a che vedere con la base storica dell'era pre-Abramovich, ben più legata alla working class del Sud londinese, tifo non raramente in passato associato a problematiche di stampo hooligan.
Ma ora l'immagine percepita del Chelsea è quella di un club elegante, posh, il club dell'alta borghesia, come confermano del resto i prezzi di biglietti e season ticket. Del resto, il quartiere di Chelsea (ma in realtà la società ha sede a Fulham) è uno dei più upper class di Londra. "Pride of London", si legge nel telo gigante che viene esposto prima di ogni gara casalinga dei Blues. Uno striscione che fa a pugni con la maniera in cui il club di Abramovich è stato ribattezzato dai detrattori: "Chelsky", lo chiamano storpiandone il nome, proprio per evidenziarne la lontananza ormai dalla londinesità più pura. Londra, già: Champions City.
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