Messi avverte lo United: "E' il mio miglior Barcellona"
Champions LeagueSabato a Wembley i catalani inseguono la terza Champions degli ultimi sei anni. In finale se la dovranno vedere contro il Manchester United, ma l'attaccante argentino avverte: "Siamo maturati e Guardiola è uno dei migliori allenatori del mondo"
FOTO - United-Barça, la storia si ripete: nel 2009 finì così
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Come due anni fa, anzi meglio del 2009, più maturo e consapevole: così il Barcellona si presenta a Wembley, ancora una volta coi favori del pronostico. Per evitare contrattempi logistici, come la minaccia della nube di cenere del vulcano islandese, i blaugrana sono volati in Inghilterra già martedì sera, in largo anticipo sui programmi iniziali. Un ultimo allenamento a Barcellona e poi la partenza per Londra, dove i blaugrana alloggiano in un resort (The Grove), abituale ritiro dell'Inghilterra.
Oggi pomeriggio primo allenamento nel centro sportivo dell'Arsenal, vittima del Barca nelle ultime due edizioni di Champions League nonché nella finale del 2006. Sabato a Wembley i catalani inseguono la terza Champions degli ultimi sei anni, la quarta con quella vinta nel 1992 a Wembley contro la Sampdoria, con Pep Guardiola in cabina di regia. Dal campo alla panchina, reduce dalla terza Liga, Guardiola è già entrato nella ristretta cerchia dei sei allenatori capaci di bissare la Champions vinta da giocatori. Un record che gli merita i complimenti del più forte calciatore al mondo.
"Abbiamo il miglior allenatore perché Guardiola è fedele a questi colori - le parole di Lionel Messi, 52 gol in questa stagione -. Agisce sempre per il bene del club, non per il suo tornaconto personale. E' il simbolo di come il Barcellona vuole giocare e comportarsi". Una squadra di campioni dall'imperativo categorico di coniugare vittorie e spettacolo. "E' il miglior Barcellona in cui ho mai giocato - ha aggiunto l'argentino -. Molti giocatori sono gli stessi della finale di due anni fa, ma più maturi e con più esperienza. Anche io sono maturato, e so come gestire meglio certe situazioni in campo. Sto giocando con grandissima fiducia anche se non mi interessa sapere se sono al livello di Maradona o Pelé. Tra 50 anni vorrei solo essere ricordato come un giocatore importante di questo fantastico Barcellona".
Che due anni dopo Roma ritrova in finale il Manchester United, la ex squadra di una delle bandiere dell'attuale Barca, Gerard Piqué. All'Old Trafford dai 17 ai 21 anni, il difendore spagnolo, prodotto della cantera catalana, a 24 anni può già vantare una Champions League e soprattutto la Coppa del Mondo con la Spagna. Successi raggiunti anche grazie ai quattro anni trascorsi in Inghilterra. "Non ho giocato molto con la maglia dello United (12 presenze in prima squadra) ma avevo davanti a me due grandi giocatori (Rio Ferdinand e Nemanja Vidic), eppure è stata un'esperienza importante giocare con gente come Cristiano Ronaldo, Wayne Rooney e Ruud van Nistelrooy. Quando sono tornato al Barcellona ero un giocatore diverso". Cresciuto agli ordini di Sir Alex Ferguson, diventato campione con Guardiola: "Sono due grandi motivatori. Tutti gli allenatori sanno di calcio, più o meno, ma la differenza sono le motivazioni che trasmettono ai loro giocatori. Sono due grandissimi allenatori e hanno tante cose in comune".
Guida Tv: segui la Finale di Champions League su Sky
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Come due anni fa, anzi meglio del 2009, più maturo e consapevole: così il Barcellona si presenta a Wembley, ancora una volta coi favori del pronostico. Per evitare contrattempi logistici, come la minaccia della nube di cenere del vulcano islandese, i blaugrana sono volati in Inghilterra già martedì sera, in largo anticipo sui programmi iniziali. Un ultimo allenamento a Barcellona e poi la partenza per Londra, dove i blaugrana alloggiano in un resort (The Grove), abituale ritiro dell'Inghilterra.
Oggi pomeriggio primo allenamento nel centro sportivo dell'Arsenal, vittima del Barca nelle ultime due edizioni di Champions League nonché nella finale del 2006. Sabato a Wembley i catalani inseguono la terza Champions degli ultimi sei anni, la quarta con quella vinta nel 1992 a Wembley contro la Sampdoria, con Pep Guardiola in cabina di regia. Dal campo alla panchina, reduce dalla terza Liga, Guardiola è già entrato nella ristretta cerchia dei sei allenatori capaci di bissare la Champions vinta da giocatori. Un record che gli merita i complimenti del più forte calciatore al mondo.
"Abbiamo il miglior allenatore perché Guardiola è fedele a questi colori - le parole di Lionel Messi, 52 gol in questa stagione -. Agisce sempre per il bene del club, non per il suo tornaconto personale. E' il simbolo di come il Barcellona vuole giocare e comportarsi". Una squadra di campioni dall'imperativo categorico di coniugare vittorie e spettacolo. "E' il miglior Barcellona in cui ho mai giocato - ha aggiunto l'argentino -. Molti giocatori sono gli stessi della finale di due anni fa, ma più maturi e con più esperienza. Anche io sono maturato, e so come gestire meglio certe situazioni in campo. Sto giocando con grandissima fiducia anche se non mi interessa sapere se sono al livello di Maradona o Pelé. Tra 50 anni vorrei solo essere ricordato come un giocatore importante di questo fantastico Barcellona".
Che due anni dopo Roma ritrova in finale il Manchester United, la ex squadra di una delle bandiere dell'attuale Barca, Gerard Piqué. All'Old Trafford dai 17 ai 21 anni, il difendore spagnolo, prodotto della cantera catalana, a 24 anni può già vantare una Champions League e soprattutto la Coppa del Mondo con la Spagna. Successi raggiunti anche grazie ai quattro anni trascorsi in Inghilterra. "Non ho giocato molto con la maglia dello United (12 presenze in prima squadra) ma avevo davanti a me due grandi giocatori (Rio Ferdinand e Nemanja Vidic), eppure è stata un'esperienza importante giocare con gente come Cristiano Ronaldo, Wayne Rooney e Ruud van Nistelrooy. Quando sono tornato al Barcellona ero un giocatore diverso". Cresciuto agli ordini di Sir Alex Ferguson, diventato campione con Guardiola: "Sono due grandi motivatori. Tutti gli allenatori sanno di calcio, più o meno, ma la differenza sono le motivazioni che trasmettono ai loro giocatori. Sono due grandissimi allenatori e hanno tante cose in comune".
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