Inter, la Champions per scacciare la crisi. Si va a Lille
Champions LeagueIl campionato boccia i nerazzurri, sempre più in difficoltà dopo la disfatta a Catania. Dal prossimo impegno in Europa contro i francesi ci si attende finalmente una decisa reazione anche grazie al recupero di Sneijder. In difesa non c'è Samuel
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Il viaggio della speranza non ha Lourdes come naturale destinazione, ma la città di Lille quasi al confine con il Belgio: l'Inter a pezzi approda in terra francese dopo la Waterloo catanese. Una mazzata senza precedenti che - incredibilmente - declassa i campioni e li condanna - stando ai numeri (quattro punti in sei partite) - a stazionare a fondo classifica. Marted 18 ottobre partita della vita per i nerazzurri: ad aspettarli c'è il Lille di Rudi Garcia per la partita di Champions League, valida per la fase a gironi (Gruppo B). Compagine in forma e interessante, con delle ottime personalita' come Hazard, Debuchy, Moussa Sow, Joe Cole. La squadra francese è in festa per aver agguantato la vittoria ieri contro l'Auxerre per 1-3 (dopo essere stata in svantaggio per 70 minuti). Stamane risveglio da incubo per l'Inter di Ranieri. L'allenatore va assolto, non è l'uomo della provvidenza. Provvidenziale è il recupero di Sneijder, ci sarà nel prossimo impegno europeo.
I motivi della crisi - Il crollo dell'Inter, si diceva. Arriva da lontano. Forse, si dovrebbe riandare ai tempi di Madrid dopo la vittoria della Champions. L'addio del Mourinho - invece di essere vissuto come un lutto dall'ambiente - avrebbe potuto accelerare un progetto di ampio respiro. Alcuni sinistri scricchiolii si potevano già ascoltare a Champions ancora calda: basti pensare alle dichiarazione fatte a caldo da Milito che alzò subito il prezzo della sua permanenza in casacca nerazzurra. Non fu l'unico. Personaggi di cui ci si poteva disfare facilmente: freschi di triplete avrebbero infatti trovato un fecondo mercato. Riempite le casse, capitalizzato il valore dei campioni, con pazienza e lucidità, si potevano cercare talenti e un allenatore capace di diventare il 'marchio di fabbrica' dell'Inter.La linea della continuità è per certi aspetti inspiegabile e ostinata. A fiuto, si capisce infatti come la crisi sia strutturale: ne è dimostrazione il periodo di Rafa Benitez. Non ha giovato Leonardo con la sua strana avventura chiusa da un addio da operetta, incomprensibile a molti.
La panchina - Così come resta criptica la scelta di ingaggiare Gian Piero Gasperini, allenatore privo del palmares necessario per sedersi sulla panchina nerazzurra. Una opzione debole ricaduta su un uomo debole e anche caparbio. Esiti disastrosi, licenziamento obbligato. Signori, si cambia ancora: tocca a Ranieri. Gasperini - che ha molti torti - si è trovato una squadra assemblata in modo poco omogeneo. Alvarez, Castaignos, Jonathan: in tre non fanno neanche la meta' di un Eto'o. La scelta di vendere il campione si sta rivelando un boomerang: il Milan di Ibrahimovic ne è la dimostrazione lampante. Il camerunese doveva continuare a essere l'uomo squadra, colui che fa la differenza. Niente da fare: i soldi dell'Anzhi servivano per risanare i conti. Via Eto'o, la risposta è stata il nulla, un vuoto a perdere che nessun Zarate può colmare. Per non parlare del capitolo tragicomico di Diego Forlan. L'uruguaiano - si scopre solo dopo l'affare - non può giocare la Champions.
Scivolata difficile da digerire. La crisi prende corpo: il mercato dell'Inter è fatto di carte (e scartine), mischiate alla rinfusa, gli allenatori sono di passaggio, regna la confusione. Adesso - incredibilmente - si torna a parlare di un ritorno di Eto'o ma part-time proprio come nel ballo di Peppe (Un passo avanti, un passo indietro, poi la mossa si farà, era il testo dei Cugini di Campagna). La società dovrebbe cambiare totalmente rotta. E, nel frattempo, obiettivo minimo: contenere i danni.
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