Ibra apprendista di stregone Samu: ne sa una più del Diavolo

Champions League
Samuel Eto'o e Zlatan Ibrahimovic in occasione del primo Inter-Barcellona (0-0) dopo lo scambio (foto Getty)
etoo_ibra_getty

Il camerunense prevede sempre la prossima mossa: molla il Barça e gli soffia la Champions con l'Inter, poi fugge nell'anno peggiore dei nerazzurri... Lo svedese non riesce invece a trovarsi mai al posto giusto nel momento giusto. Coincidenze?

Lascia il tuo messaggio a Cassano su Facebook o sul forum di Sky.it

VIDEO - Tutti i gol da SkySport - I video effetto stadio

di Alfredo Corallo

"Non per soldi... ma per denaro": non fosse una commedia del 1966, si direbbe che Billy Wilder l'avesse pensata per loro, altro che Walter Matthau e Jack Lemmon. Sarebbe stato un Eto'o da premio Oscar nei panni del cinico avvocato "mostro" di opportunismo e senso per gli affari (vedi alla voce "fuga dalla derelitta Inter per la ridente e prosperosa Russia"); e Zlatan Ibrahimovic avrebbe interpretato alla perfezione la parte dell'antieroe dalla vocazione opposta, almeno per l'intuito (lascia i nerazzurri per il Barcellona nell'anno del top/flop incrociato in Champions, la sua ossessione). Un famelico volpone il primo, uno sconsolato "Paperino" il collega (in realtà più un Paperone...).

SAMUEL LO STREGONE - Il camerunense ha drizzato le antenne come il cane che annusa in anticipo l'arrivo della catastrofe. Certo, i 60 milioni dell'Anzhi saranno pure stati un'offerta che non si poteva rifiutare, ma un po' di riconoscenza per il vecchio, amato padrone? E invece Samu aveva nasato l'andazzo, con l'oscuro presentimento che conveniva darsela a gambe, c'era il rischio concreto di dover trascinare la croce per un lungo Calvario (non si dica oggi che Cska e Lille valgano una resurrezione!). Lo fece ai tempi del Barça - questioni differenti, di "sovraffollamento", quella squadra non si rivelò un Titanic - percependo nell'energia di José Mourinho il fluido magico di una nuova primavera. La stessa sensazione che avvertì la scorsa estate, quando sparì dalla nave un attimo prima che centrasse in pieno un gigantesco iceberg. Stregonerie africane. Che Nostradamus e Houdini in confronto erano dei pischelli.   

TALLONE D'ACHILLE - Ibra se ne va da Milano nel 2009 dopo 3 scudetti ma altrettante, cocenti delusioni in Europa, la sua criptonite. Non lo rimpiange il presidente Moratti (che, anzi, ci guadagna 55 milioni e Eto'o); e non lo piangono i tifosi, ipnotizzati dall'incatesimo di Mou. In cambio lo svedesone cala il poker (Supercoppa europea e di Spagna, Mondiale per Club e Liga) ma non riesce a darsi pace nel vedere al Camp Nou gli ex compagni godere come ricci per aver conquistato la finale e, poco meno di un mese più tardi, alzare al cielo la vera ragione che l'aveva catapultato in Catalogna. Trascinati, beffa delle beffe, dalla gazzella di Nkon (alla quarta Champions, sarà un caso?).

Non contento, complice l'insostenibile convivenza con la premiere dame Pep Guardiola, prepara le valigie e sbarca ancora sui Navigli, sponda rossonera. Solito scudetto, solita eliminazione  - invertendo l'ordine dei colori il prodotto non cambia - ma soprattutto straziante scena di ogni santo fine maggio puntualmente seguita dal divano di casa: stavolta in tv il protagonista è un ragazzone francese di nome Eric, che indossa una maglia blaugrana e solleva per le grandi orecchie la Coppa dei suoi sogni. Gli incubi di Zlatan.

ROULETTE RUSSA
- Come se non bastasse rimane fuori dalla lista dei 50 candidati al Pallone d'Oro (no comment) al contrario di Eto'o che figurerà tra i magnifici 23. E se Messi - che lo rivincerà - infierisce a suon di hattrick in Liga e sui poveri cechi del Viktoria Plzen, lui deve accontentarsi di un golletto nello striminzito pareggio esterno con gli orgogliosi bielorussi del Bate Borisov. L'occasione per vendicarsi c'è, ma è evidente che il 23 novembre al Meazza servirà un altro Milan per evitare la brutta figura con i catalani, che solo al pensiero a Ibra viene già il mal di pancia. Ma non dovrà soffrire troppo: Mino Raiola, il suo premuroso agente, sarà ben lieto di chiamare un bravo medico. Russo, preferibilmente. Magari del Daghestan. Sulejman Kerimov, per esempio. Il boss dell'Anzhi conosce dei rimedi infallibili per una colite. E poi ritroverebbe un vecchio amico, c'è da fidarsi, è capace di farti vincere anche a Mackhalala, l'importante è che non gli facciano mancare aerei privati e rubli come se piovesse, c'est plus facile. O no, diavolaccio di un Samuel?

Chi vincerà la Champions League? Discutine nei nostri forum